“Ho paura che resterà così, un cimitero di alberi bruciati”. La speranza è l’ultima a morire, ma dopo un anno il sindaco di Liscia, Donato Di Giacomo, inizia ad avere qualche dubbio sul futuro della pineta distrutta dall’incendio del 17 settembre 2015.
L’INCENDIO – Un anno fa le fiamme partirono intorno all’1 di notte da contrada Defenza a ridosso della fondovalle Treste [LEGGI]. Probabilmente doveva essere un piccolo rogo appiccato per ripulire alcune macchie di vegetazione nelle quali trovavano rifugio i cinghiali (come se ne appiccano tanti confidando nell’impunità), ma il vento di quella notte lo trasformò rapidamente nel più grave degli ultimi anni per tutto il Vastese.
Nel giro di poche ore le fiamme arrivarono alla pineta di colle San Giovanni incenerendola. Il fumo raggiunse addirittura Vasto e San Salvo di prima mattina. Notevole il dispiegamento di forze: numerose squadre di vigili del fuoco e protezione civile, 4 canadair e un elicottero che facevano rifornimento al lago di Bomba. Dopo un primo miglioramento della situazione, l’emergenza tornò ad aggravarsi ulteriormente nel pomeriggio quando il fuoco distrusse una parte del ristorante “I 5 tigli” avvicinandosi alle abitazioni; il sindaco contattò la prefettura per una eventuale evacuazione. Gli sforzi dei canadair furono concentrati sul versante più a rischio e solo in serata il peggio fu scongiurato. Per il patrimonio boschivo, però, il colpo fu durissimo: circa 150 ettari in fumo.
UN ANNO DOPO – Oggi le ferite del 17 settembre 2015 sono ben visibili appena si arriva nel centro abitato: alcuni tratti di staccionata sono ancora carbonizzati. Sono solo un anticipo della desolazione che regna nella pineta. Il contrasto tra il nero del carbone e il verde della piccola vegetazione spontanea potrebbe ingannare. Addendrandosi si toccano con mano le parole del sindaco: un cimitero di alberi bruciati.
Il Comune sta ancora aspettando di risolvere, con l’aiuto di un agronomo, la questione del taglio delle piante carbonizzate; manca ancora il via libera dalla Forestale. “Un progetto per ricominciare c’è – dice il primo cittadino – ma siamo in attesa che la burocrazia faccia il suo corso. Questa era l’unica attrazione che aveva Liscia“. L’associazione Araba Fenice, grazie a una lotteria, ha raccolto dei fondi che saranno probabilmente destinati al nuovo arredo delle aree attrezzate.
Piccoli segni di ripartenza non mancano, ma si perdono nella vastità del nero della pineta. Nel novembre 2015 i piccoli alunni dell’Omnicomprensivo “Spataro” hanno piantato alberelli come segno di nuova vita [LEGGI], saranno il simbolo della pineta che verrà. Il ristorante “I 5 tigli” ha riaperto non aspettando gli aiuti promessi dalla Regione il giorno dopo l’incendio, ma l’attività ruotava soprattutto intorno ai visitatori del bosco.
Il nodo resta quello del taglio degli alberi, prima di poter ripiantare qualsiasi pianta. Un nodo che diventerà presto anche un rischio: gli alberi ormai morti iniziano a cadere e c’è timore per quelli che potrebbero collassare sulla strada, soprattutto con l’inverno alle porte.
In attesa che si sblocchi la situazione, intanto, la nota pineta di Liscia resterà ancora per molto tempo l’emblema dell’incuria umana.
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