Il papà, che era invalido al 100%, ormai è morto. L.B. aveva 85 anni e risiedeva a Vasto. E’ scomparso di recente. Ma i familiari vogliono raccontare ugualmente la loro storia e chiedere che si dia una mano alle famiglie delle persone non autosufficienti.
E’ il figlio del defunto a contattare Zonalocale.it per rendere pubblica la propria vicenda riguardante il mancato riconoscimento dell’indennità di accompagnamento.
Nel 2015 l’uomo si è visto respingere la relativa domanda e, per questo, ha deciso di rivolgersi all’avvocato Felice Raimondi per intraprendere la via giudiziaria, che si è conclusa quest’anno.
“Abbiamo presentato ricorso al giudice del lavoro che ha nominato un consulente tecnico d’ufficio affinché esaminasse il caso e redigesse una relazione sui requisiti medico-legali”, racconta Raimondi. “Il padre del mio cliente era invalido al 100%, ma la relazione peritale ha purtroppo escluso la presenza dei requisiti per la concessione dell’indennità di accompagnamento. Sulla base di queste conclusioni, il giudice ha respinto l’istanza. Abbiamo quindi espresso dissenso rispetto alle valutazioni del consulente tecnico d’ufficio e presentato ricorso in opposizione, come previsto dalla legge, allegando una nostra perizia, eseguita da un altro medico, che giungeva a conclusioni differenti. Per questo, abbiamo chiesto di rinnovare, anche sulla base di nostre osservazioni contenenti i motivi della contestazione, l’incarico al ctu per eseguire una nuova perizia. Il giudice ha ritenuto di non dover rinnovare la consulenza tecnica d’ufficio, respingendo la nostra istanza che, per espressa previsione del codice di procedura civile, è divenuta inappellabile”.
Il padre del ricorrente, che era malato da tempo, nel frattempo è morto.
E i suoi familiari continuano a chiedersi se le normative vigenti siano davvero in grado di supportare le persone nel momento del bisogno, come quello in c’è la necessità di dedicarsi ai propri familiari in precario stato di salute.