È una fumata nera quella dell’incontro in Regione tra parti sociali e rappresentanti del Pantalonificio Canali di Gissi prossimo alla chiusura. Ieri i sindacati hanno riferito alle lavoratrici, nella sede Cgil di Vasto, l’esito dell’incontro.
“La seduta si è aperta con la proposta da parte del management della Canali della cessazione dell’attività come unica unica condizione positiva per accedere alla mobilità: per noi un fatto inaccettabile“, ha detto Giuseppe Rucci (Filctem Cgil). Come già si era intuito nel precedente incontro, l’azienda è stata riluttante di fronte alle proposte dei sindacati come la mobilità volontaria incentivata per la quale non ci sarebbero i presupposti normativi.
La situazione è compromessa irrimediabilmente, in quel capannone dopo oltre 20 anni non si produrranno più pantaloni [LEGGI] e forse nient’altro. L’intenzione dei sindacati è quella di trovare una copertura per le 100 maestranze che da gennaio non lavorano più, una missione difficile anche a causa dell’inasprimento delle condizioni per ottenere gli ammortizzatori sociali.
“Per questo abbiamo chiesto – ha continuato Rucci – di spostare la vertenza al ministero del Lavoro. Ci diranno lì se le valutazioni della proprietà sono giuste e se i percorsi da noi indicati non sono percorribili”. La convocazione dovrebbe arrivare nei primi 10 giorni di maggio.
Canali, stando alle parole di Rucci, Claudio Musacchio (Uil) e Massimiliano Recinella (Cisl), non sta vivendo un buon momento neanche negli altri siti del gruppo: impossibile, quindi, spostare produzioni a Gissi dagli altri stabilimenti. Se per il l’immediato futuro bisognerà attendere notizie da Roma, resta un’incognita su cosa accadrà nei prossimi mesi. Anche se la parola non evoca bei ricordi, oggi l’unica via sembra essere quella di una riconversione. “Speriamo – ha detto Musacchio – che il ministero si senta in debito verso questa zona colpita già troppe volte e cerchi qualcuno di serio che voglia investire nelle professionalità presenti”.
Oggi i sindacati riferiranno nel reparto adiacente (circa 200 lavoratori) riferiranno la situazione della giacche; qui per il quarto anno si applicherà la cassa integrazione. Inevitabili gli interrogativi: “Cosa accadrà la prossima stagione? Quando inizierà la ripresa del gruppo?”.
IL RUOLO DI CONFINDUSTRIA – Un ultimo passaggio, infine, è stato dedicato dai sindacati al ruolo di Confindustria: “Venti anni fa era la prima a cercare soluzioni per non far andare via gli imprenditori, oggi si limita a suggerire la via più breve per chiudere.