“Caro Presidente,stavolta non esordirò con un “sicuramente non saprà chi sono” ma con un “sa bene chi sono ma finge di non saperlo”. Perdoni il gioco di parole, ma come affermato da molte menti illustri, il sarcasmo è una delle poche armi che abbiamo contro la malvagità e la inefficienza degli esseri umani. Con questo mio appello, siamo ormai giunti a quota tre appelli; il primo risale al 17 ottobre (4 mesi fa, LEGGI), mentre il secondo al 7 novembre (3 mesi fa, LEGGI).
Sono Caterina, ma forse lei si ricorda di me come “la figlia della crisi” (mio padre è un ex operaio Golden Lady). In questi 4 mesi dubito fortemente che a lei e ai suoi “adepti” non siano arrivate voci in merito al mio duplice tentativo di invitarla a parlare alle decine di operai ai quali lei stesso, non troppo tempo fa, aveva promesso anche l’intera Galassia.
Non cerco un “Sì, garantisco lavoro a tutti gli operai” e neppure un “Vi aiuterò quando sarà possibile”, tutto ciò che cerco/cerchiamo è verità in merito ad una vicenda che ha costretto decine di persone a rinunciare a vivere una vita dignitosa. A lei chiedo una risposta sincera, anche se questa dovesse essere un “No amici miei, non ci sono speranze”, perfino se la stessa risposta dovesse implicare una triste e sofferta consapevolezza. Nessuno qui cerca illusioni di alcun tipo e lei NON ha alcun diritto di giocare con la vita e la dignità delle persone, perché è di questo che si tratta.
Ovvio è che lei non è l’unico colpevole di questa spiacevole vicenda, poiché reputo responsabili tutti coloro che hanno confuso i presìdi e le proteste dei lavoratori per sfilate di alta moda parigine. Già nel 17 giugno del 2014, gli operai accusavano la regione di aver ingannato le loro aspettative riportando le seguenti parole “Prima del voto ci hanno promesso il loro interessamento, ora intervengano”. Sono passati quasi due anni e, ahimè, le cose non sono cambiate anzi oserei dire che sono perfino di gran lunga peggiorate, dato che quasi tutti gli operai hanno dovuto smettere di fare affidamento su mobilità/cassa integrazione. Una delle sue ultime “promesse da marinaio” risale allo scorso settembre quando lei affermava di essere “vicino alle donne della Golden Lady”. Mi chiedo in che modo lei abbia poi concretizzato questa vicinanza, dato che ad oggi nessuna delle donne della Golden Lady ha mai ricevuto reale supporto da parte sua perché è ormai risaputo che verba volant quindi le sue parole non hanno in alcun modo migliorato la situazione dei disoccupati.
Sono state molteplici le richieste di aiuto nei suoi confronti, decine di operai hanno soltanto chiesto che venisse garantito loro un diritto sacrosanto come quello del lavoro. Il lavoro come saprà sicuramente, ancor prima di essere un dovere è un diritto, poiché conferisce dignità agli esseri umani. La Costituzione italiana recita ormai da 70 anni che il nostro Stato e la nostra democrazia sono fondati sul lavoro e sulla sovranità del popolo, ma a quanto pare, ad oggi, non sembra essere più così visto che il lavoro non è più un diritto di nessuno. Sono ormai centinaia, migliaia, le persone costrette a “elemosinare” un diritto così importante.
Uno Stato democratico può permettere tutto questo? Io dico di no e ribadisco anche il mio dissociarmi da chi elemosina un impiego, non perché non sia dignitoso farlo, ma perché I DIRITTI NON SI ELEMOSINANO. Sono fortemente adirata anche a causa di tutti quegli italiani che preferiscono le scazzottate post campionato a proteste decise contro uno Stato che non ci tutela. Preciso anche che non provo astio nei confronti della politica in quanto tale, ma nei riguardi di chi non esegue il proprio lavoro come dovrebbe. Mi consideri pure un’anarchica o una rivoluzionaria, non importa, il mio obiettivo oggi è quello di scuotere la sua coscienza e di tutti coloro che sono venuti meno a quelle che erano promesse rivolte a lavoratori disperati e spaventati dall’idea del futuro.
La mia richiesta è quindi la seguente: UN CONFRONTO PULITO E ONESTO CON GLI EX OPERAI. Il confronto è il mezzo al quale ricorrono le persone democratiche, ripongo quindi in lei questa speranza che se venisse spezzata, rivolterebbe totalmente l’immagine da politico irreprensibile che lei stesso vuole mostrare a tutti noi. Provi almeno stavolta a non ignorare questo appello e tutti quelli che verranno da parte di altre persone, perché il silenzio, spesso, è sinonimo di colpa e omertà. Lei è quindi davvero colpevole? Aspetto ed esigo risposte, perché non posso e non voglio arrendermi, anche a costo di mandare in tilt il suo ufficio stampa.
Cordiali saluti, Caterina”.
Caterina Coppola