“Quando mi sono insediato, nel 2011, i dipendenti comunali mi hanno regalato questa pianta, che all’epoca era piccola. Dissi loro: vediamo cosa succede, se si secca sarà un segno che le cose vanno male, se cresce starà andando bene. Ecco, ora in ufficio non entra più e dovremo spostarla in qualche aiuola comunale”. Inizia con un sorriso l’incontro con Remo Bello, sindaco di Casalbordino, protagonista dell’appuntamento settimanale in cui incontriamo i sindaci del territorio.
Dove nasce la tua voglia di dedicarti all’attività politica decidendo di impegnarti in prima persona come sindaco?
La spinta a fare questa scelta è un qualcosa di innato. Quando si vive in una comunità si cerca sempre di migliorare qualcosa. Ma, nel guardare al miglioramento, di solito si tende a scaricare su qualcun altro l’onere di fare qualcosa in più o indirizzare le cose in un certo modo. Ma, per chi ha la passione della politica, nel senso di mettersi al servizio degli altri, significa metterci la faccia dicendo: voglio impegnarmi per fare, a nome della mia comunità, qualcosa di diverso. Nel momento in cui ci si candida, però,è necessario avere una squadra. la prima cosa che ti viene in mente è di poter creare con gli amici di sempre una squadra capace di poter gestire la cosa pubblica e servire la comunità come meglio si crede. Ma tutti la devono pensare allo stesso modo. Questa, oggi, è la più grande difficoltà di un amministratore locale: trovare una giusta squadra. Con il venir meno dei partiti classici o, quanto meno, la militanza in un partito fatto in un certo modo, con una sorta di educazione ai procedimenti amministrativi, diventa tutto molto difficile. Per questo, quando decidi di candidarti, devi trovare una squadra che deve essere coesa, in cui tutti pensano ad un’obiettivo comune. E poi, se la gente crede in quel determinato gruppo, si entra nel vivo dell’azione partendo dal controllo su ciò che è stato fatto, sulle risorse monetarie a disposizione. Quando inizi ad amministrare, dopo essere stato votato, devi fare i conti con la capacità burocratica del Comune, quindi un’ulteriore squadra. E, devo dire la verità, quando sono entrato non ho trovato una squadra coesa. L’efficienza del Comune non era tale perchè c’erano delle capacità ma erano capacità singole. Quindi, la prima cosa da fare è mettere a sistema tutte qualità che ci sono in Comune, iniziando un discorso con i dipendenti, con il dirigente, cercando di creare una squadra. Nel passato non c’è stato questo concetto di pubblica amministrazione come squadra efficiente, ora è fondamentale.
A pochi mesi dalla chiusura del mandato da sindaco sei soddisfatto del lavoro svolto?
Chiudo le casse del Comune in positivo e con la capacità di fare ulteriori mutui. Avrei potuto benissimo impiegare quei fondi per delle azioni da campagna elettorale, come si suole fare, spendendo denaro pubblico per i “soliti” asfalti da un centimetro che poi si sgretolano il giorno dopo le elezioni o per altre opere di facciata che creano consenso. Ma avrei bloccato per 5 anni la prossima amministrazione perchè noi, sempre più, dobbiamo intercettare finanziamenti europei. Se c’è un finanziamento per un determinato aspetto l’amministrazione lo deve co-finanziare e deve essere in grado di fare progetti qualitativamente validi. Ma se quel denaro necessario è stato già speso come si fa? Quindi, a fronte di una cifra spesa dall’amministrazione per opere pre-elettorali, si toglierebbe la possibilità di accedere a fondi di co-finanziamento. Tutto questo viene capito dai cittadini? Io dico che viene capito se chi lo dice è credibile, con una credibilità data non solo da ciò che ha fatto in politica ma anche nella sua vita privata.
Con un ruolo come quello del sindaco c’è da togliere del tempo alla famiglia, al proprio lavoro. I tuoi amici raccontano che se ti si cerca di notte ti si trova in uffico alle prese con il lavoro da commercialista.
Per questo devo ringraziare mia moglie e mio figlio. Chi sicuramente non usufruirà dei servizi dati dall’amministratore sono i familiari. È solo grazie a loro che io posso riuscire a fare quello che faccio, mettendo il mio tempo a disposizione della comunità. Il lavoro che fai per te stesso e per la famiglia cerchi di concentrarlo nelle ore fuori dall’impegno amministrativo. Generalmente questo tempo è dal dopo cena fino a quando serve. Ma tutte le notti non mi fermo con il lavoro mai prima dell’una.
In questi anni da primo cittadino hai mai avuto ripensamenti, pensando “ma chi me lo fa fare?”.
Mai. Quando uno ci tiene e crede in un servizio non dice mai “chi me l’ha fatto fare”. Innanzitutto perchè tu vuoi che ci sia un risultato. Ma attenzione, non un risultato che sia la riconoscenza da parte di qualcuno, quanto il vedere realizzato quello che tu hai sperato ci fosse quando non eri amministratore e che magari speravi facessero gli altri. Non bisogna mai aspettarsi la gratitudine, perchè se tu lavori per avere la gratitudine comunque hai un qualche tipo di interesse, in questo caso la gratitudine stessa. E allora togli ogni possibile forma di ricompensa e dici: io lo faccio, punto e basta. Lo faccio per il bene della mia comunità, perchè è giusto che ci sia qualcuno che prende le redini e lavora.
Casalbordino ha un territorio di una certa complessità, si estende dal mare alla collina. Tante “anime” che presentano tante esigenze. Come si fa a soddisfare tutti?
Lo si fa avendo una squadra coesa in cui ogni assessore è delegato per una propria competenza. Quando c’è questa condivisione si riesce ad avere sotto controllo le criticità e capire quelle che dovrebbero essere le priorità. Poi, nell’ambito delle priorità c’è sempre e comunque una scelta discrezionale perchè ognuno la vede in un certo modo, alcuni interventi potrebbero essere per qualcuno prioritari, per altri secondari. Ogni amministratore ha un’idea di sviluppo del territorio che deve avere due direttrici: prima di tutto quella culturale e poi quella economica. Se un popolo culturalmente è elevato e nel contempo ha la dignità del posto di lavoro significa che abbiamo fatto il massimo possibile. Dopodichè questa popolazione è giusto che viva in un contesto qualitativamente buono, con la massima attenzione all’ambiente e a tutto ciò che descrive la qualità della vita di una comunità. È difficile, perchè noi siamo in un momento in cui siamo diventati più esattori dello Stato che non amministratori di un territorio. Bisogna onorare i debiti ereditati e c’è lo Stato che non da più niente ai Comuni, anzi, sono questi ultimi che devono dare allo Stato. Così diventa molto difficile far capire ai cittadini dove finiscono i soldi che pagano in tasse, far capire che non sempre quello che versa lo riceve in servizi. Mi dispiace l’atteggiamento che ha lo Stato nei confronti degli enti locali. Nel momento in cui si decide di non aumentare le tasse a livello centrale, indirettamente si toglie il trasferimento agli enti locali costringendoli ad aumentare le tasse. Ma l’ente locale, a fronte di servizi per 100, se prima 50 li chiedeva al cittadino e 50 li prendeva dallo Stato, ora deve chiederne 80 al cittadino. Così si crea un danno alla capacità di ognuno di poter diventare amministratore. Il cittadino che ha la capacità, la qualità, l’onestà per poter diventare amministratore di una comunità, si tira indietro perchè avrebbe difficoltà nel far capire il suo lavoro e allora dice “io non sono fatto per la politica”. E finisce che fa politica solo chi ha propri interessi da seguire, suscitando la rabbia dei cittadini. Ma chi lo ha deciso? Probabilmente anche una politica nazionale che non premia, purtroppo, i buoni amministratori.
Nella vita amministrativa di questi cinque anni com’è stato il rapporto con le forze di opposizione?
Non ho avuto una buona opposizione, nel senso che sono stati quasi totalmente assenti. L’opposizione invece ci deve essere, spesso si dice che deve essere costruttiva. Io non credo mai che l’opposizione possa essere costruttiva perchè, se l’amministrazione governasse bene anche grazie all’opposizione, non andrebbe mai via. Ma, anche nel caso di un’opposizione decisa non ci si può certamente opporre a tutto perchè vorrebbe dire che si ragiona non realisticamente ma per partito preso. In questi anni non c’è mai stata un’opposizione capace di dare un indirizzo diverso e far capire al cittadino qual era, per loro, l’indirizzo diverso da prendere. C’è semplicemente la critica dove si dice “non si è fatto questo” ma non si dice “questa cosa si potrebbe fare diversamente”. Quindi, se da un lato siamo andati avanti tranquilli, dall’altro dico che così per me è negativo perchè quando l’opposizione è viva anche l’amministrazione è maggiormente stimolata.
Questo territorio ha molte potenzialità da poter esprimere. Cosa dovrà fare chi siederà sulla tua poltrona tra qualche mese?
Abbiamo fatto molto in questi anni, sicuramente non tutto ciò che era necessario ma ciò che era possibile con le risorse a disposizione. Bisogna crescere culturalmente con la “cultura del fare” perchè molto spesso alcune azioni vengono frenate da critiche pretestuose che creano soltanto ritardi. Prendiamo la spiaggia: fermare il mare è una questione abbastanza complessa e ci sono gli organi preposti a cui noi abbiamo sempre chiesto di fare certi tipi di intervento. Attualmente si stanno facendo ulteriori pennelli che in buona parte stanno funzionando anche se ci sarebbe necessità di un pennello molto più lungo alla foce del Sinello così da poter sistemare i pescherecci, che ora sono sulla spiaggia, da ri-allungare la passeggiata. Ma sono interventi di cospicue somme che necessitano di finanziamenti pubblici. E, tornando indietro, bisogna avere progetti capaci di avere finanziamenti. La prossima amministrazione dovrà concentrarsi nel qualificare ulteriormente il personale perchè possa predisporre progetti meritevoli di accoglimento per i finanziamenti. Senza i progetti non si riesce a fare nulla. Inoltre, secondo me, la Regione dovrebbe creare un gruppo qualificato a cui i Comuni possono fare riferimento per la realizzazione dei progetti. Il Comune detta l’indirizzo e loro fanno il progetto. Un organismo interno, senza ulteriori costi.
In questi anni sei stato interessato da procedimenti giudiziari, che ora si sono conclusi. Com’è stato affrontare questo “percorso”?
C’è stato un controllo che era sfociato in un avviso di garanzia nei miei confronti e, alla fine, è arrivata la piena assoluzione. Da un lato queste vicende ti scoraggiano. Pensi: “Mi impegno al massimo, tolgo risorse alla mia famiglia, tolgo risorse alla mia professione e devo vedere un pezzo dello Stato che mi viene contro”. Nella reale collaborazione tra gli Enti, prima di andare a colpire un sindaco, le cose dovrebbero essere viste con una certa attenzione. Colpendo un sindaco gli si toglie credibilità in quello che fa perchè c’è sempre chi è lì ad additarlo gettando un’ombra sul suo operato. D’altro canto, e forse mi permetto di dire questo perchè è andata bene, l’essere stato colpito direttamente significa aver appreso che modo opera la giustizia e cosa nella giustizia funziona e cosa va rivisto. Diciamo che la vedo come un’esperienza in più per meglio stare a servizio della comunità. Perchè se un domani uno dovesse rivestire altri incarichi, aver vissuto sulla propria pelle un’esperienza giudiziaria aiuta a capire meglio dove poter intervenire. La giustizia deve esserci, sempre distinta e indipendente ma, in alcuni procedimenti fatti nei confronti degli enti locali, anche per questioni minime, nell’ambito della collaborazione tra gli Enti dovrebbe valutare meglio come intervenire.
Qual è stata l’emergenza più difficile da affrontare?
Non è propriamente un’emergenza ma la cosa più difficile di questi anni è stata la riorganizzazione degli uffici. La gestione del personale è veramente complessa, ci sono riuscito in parte ma c’è ancora da lavorare. Bisogna risolvere alcune situazioni perchè è vero che le incombenze sono molte ma, a volte, il personale non viene adeguatamente gestito. Il sindaco fa atti di controllo e indirizzo, poi serve una migliore organizzazione, occorre capire gli obiettivi. Un sindaco che ha un gruppo di lavoro altamente qualificato, a parità di condizioni e finanze pubbliche, farà di più e in minor tempo. Ritengo di esserci riuscito al 90%.
Non potrai ricandidarti come sindaco. Sarai in lista o pensi di tentare l’esperienza in altri incarichi?
Non mi candiderò alle comunali. Per chi ha fatto un percorso e ha svolto il ruolo di sindaco, essere in lista ed eventualmente essere eletto entrando in consiglio o diventare assessore sarebbe negativo per il nuovo primo cittadino. Ogni cittadino deve guardare al sindaco e non fare paragoni con altri. Il confronto diretto con un sindaco che c’è già stato non è giusto. Resterò a disposizione del mio gruppo per ogni tipo di consiglio e aiuto possibile. Per altre situazioni sono disponibile a qualsiasi incarico, poi sarà il partito a fare le sue valutazioni e le sue scelte.
La scheda di Remo Bello
Nato: 16/11/1965
Stato civile: sposato, un figlio
Risiede a: Casalbordino
Professione: commercialista
Sindaco dal maggio 2011
Schieramento di elezione: Guardiamo avanti
Precedenti incarichi: consigliere comunale dal 2003, sindaco dal 2007 al 2010.
Numero residenti Comune: 6209
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