Nemmeno il commissario è riuscito a chiudere definitivamente la questione della perimetrazione del Parco della Costa teatina. È quanto emerge dagli ultimi provvedimenti adottati dalla Giunta regionale, che di fatto ha rimesso mano al progetto del commissario De Dominicis, recependo le osservazioni dei Comuni, dell’Anci, delle Capitanerie di Porto e dalle organizzazioni di categoria.
Inoltre, la delibera di Giunta che emenda quello che dovrebbe essere considerato “inemendabile”, ovvero quanto prodotto nell’ambito del commissariamento, contiene anche il differimento di 5 anni del termine per l’adozione, e della successiva entrata in vigore, del Piano di gestione dell’area protetta, “al fine di tutelare sia le esigenze di salvaguardia ambientale, sia quelle dello sviluppo economico e infrastrutturale territorio”. Un “risultato”, spiegano gli uffici regionali, “frutto di un lungo lavoro di concertazione con i Comuni, l’Anci e le associazioni, portato avanti dal presidente della Giunta regionale Luciano D’Alfonso, e iniziato la scorsa estate in sede di Conferenza tecnica Stato-Regioni. In quell’occasione D’Alfonso evidenziò alcune imprecisioni presenti nella proposta di perimetrazione del Commissario governativo, chiedendo un ulteriore approfondimento. In questi mesi, partendo e valorizzando proprio il lavoro realizzato dalla figura commissariale, si sono susseguite numerose riunioni, in cui sono state raccolte le osservazioni presentate da tutti gli attori, calate successivamente in un emendamento ampiamente condiviso, soprattutto dalle 8 amministrazioni comunali della costa (Ortona, San Vito, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto, San Salvo) che avevano sollevato le maggiori, insuperabili, perplessità”.
“Dalla perimetrazione emendata, a esempio, – spiegano gli uffici regionali – sono state espunte le aree su cui insistono infrastrutture non indicate originariamente nella cartografia Commissariale, oltre a porzioni di territorio dei Comuni di Villalfonsina e Paglieta, che non avevano attinenza con le finalità del Parco”.
“Il mio obiettivo – ha sottolineato il presidente D’Alfonso – era proprio questo: elaborare una proposta la più ampiamente condivisa e il risultato è stato centrato, visto che anche quei Comuni meno entusiasti per l’istituzione del Parco, hanno partecipato alla concertazione e presentato le proprie istanze. Sono convinto anche dell’efficacia della scelta di differire di 60 mesi la fase transitoria, prorogando di fatto la validità degli strumenti urbanistici attualmente vigenti in quell’area, che permetteranno di portare a termine progetti di sviluppo già avviati. Penso – ha aggiunto il presidente – che non incontreremo difficoltà, vista anche la posizione espressa nei mesi scorsi dal ministro Galletti, che aveva accolto positivamente il nostro metodo di lavoro. Sarà inoltre mio impegno lavorare per garantire, negli organi della futura governance del Parco, la presenza significativa dei rappresentanti dei Comuni coinvolti, così come mi è stato richiesto dai rappresentanti delle comunità locali”.
Insomma, a oltre 15 anni dall’istituzione, i “tira e molla” sul Parco, nonostante l’intervento del commissariamento, sembrano non avere fine. E lo slittamento dei termini di 5 anni per l’adozione del Piano di gestione non va certo nel senso di un’accelerazione, che pure sembrava inevitabile a seguito del commissariamento. Ma è chiaro che se Regione e Governo commissariano il commissario i tempi possono allungarsi in modo imprevedibile.