Il fatto non sussiste. Con questa formula piena, la Corte d’appello dell’Aquila ha assolto dall’accusa di abuso in atti d’ufficio Alfonso Mercogliano, dirigente del Comune di Vasto, in merito a una vicenda risalente al periodo in cui ha diretto il settore Urbanistica del municipio.
La questione ruota attorno a una pratica relativa a un terreno di 3mila metri quadri su cui il proprietario, un privato cittadino, inoltrò al Comune la richiesta di permesso a costruire una rimessa agricola. Una volta realizzato il manufatto, i vicini presentarono un ricorso al Tar di Pescara, accolto dai giudici amministrativi, che annullarono la concessione per difetto d’istruttoria, accertando che il manufatto era realizzato con finestre, riscaldamento e tinteggiatua.
La vicenda giudiziaria – Mercogliano, in ossequio alla sentenza del Tribunale amministrativo regionale, emanò una circolare in cui disponeva che gli uffici dell’Urbanistica dovessero conformarsi ai requisiti stabiliti dai magistrati nella sentenza, applicando la quale Mercogliano ordinò l’abbattimento della rimessa, il cui titolare presentò prima una richiesta di concessione per civile abitazione, respinta dal dirigente dell’Urbanistica, poi una domanda di sanatoria. Allora Mercogliano inoltrò al titolare di terreno e manufatto una serie di prescrizioni tratte dalla sentenza del Tar, ma il proprietario intentò un’azione legale con l’ipotesi di abuso in atti d’ufficio.
Il Tribunale collegiale di Vasto condannò in primo grado Mercogliano a 8 mesi di reclusione, pena sospesa, e il dirigente subito si dimise dall’incarico prima che scattasse la sospensione di 16 mesi prevista dalla legge Severino. Difeso dall’avvocato Nicola Mastrovincenzo, ricorse alla Corte d’appello dell’Aquila.
L’assoluzione – I magistrati del capoluogo hanno sentenziato nei giorni scorsi che il fatto non sussiste e assolto, dunque, con formula piena Mercogliano, accogliendo la tesi prospettata da Mastrovincenzo, che ha sostenuto il principio dell’efficacia conformativa delle sentenze del Tar, cui funzionari e impiegati della pubblica amministrazione devono uniformarsi nello svolgimento del loro lavoro.
“C’è stato – afferma l’avvocato Mastrovincenzo – un equivoco di fondo: la sentenza di primo grado è frutto di un’interpretazione estremanente rigorosa, che però non tiene conto dell’evoluzione giurisprudenziale. Essendoci una richiesta di sanatoria, il dirigente prima deve esaminarla e poi eventualmente disporre l’abbattimento. Non deve esprorre il Comune all’azione risarcitoria del privato. Mercogliano ha tutelato l’interesse pubblico, non quello privato”.
Il dirigente municipale, invece, preferisce non commentare: “Sono concentrato sul mio lavoro”.