“E’ diminuito il numero dei processi, ma è cresciuta la qualità degli stessi”. E’ stato Bruno Giangiacomo, presidente del Tribunale di Vasto, a sintetizzare così l’attività giudiziaria svolta nel 2015 che sta per concludersi.
Reati più gravi – Qualità dei processi significa che i magistrati sono chiamati a decidere su reati più gravi rispetto a quelli che in passato finivano nelle aule di giustizia di via Bachelet. “Stiamo celebrando un processo per associazione a delinquere di stampo camorristico. E’ la prima volta che accade in Abruzzo. E un altro analogo processo avrà inizio il prossimo anno”, ha sottolineato Giangiacomo.
Futuro del Tribunale – La sede giudiziaria di Vasto, come quelle di Lanciano, Avezzano e Sulmona, è rimasta aperta tramite una proroga concessa causa terremoto del 2009 e inadeguatezza dei palazzi di giustizia di Chieti e L’Aquila ad accogliere uffici e personale in via di trasferimento dalle quattro città non capoluogo.
Una proroga inserita nella legge di stabilità dall’allora senatore Giovanni Legnini, che sabato scorso è tornato a Vasto da vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, ma ha preferito non sbilanciasrsi sul futuro dei 4 Tribunali subprovinciali abruzzesi che, in base alla legge Severino, sono finiti nella lista dei palazzi di giustizia destinati a chiudere, molti dei quali già soppressi. L’emendamento di cui è autore Legnini ha consentito, dunque, ai Tribunali di Vasto, Lanciano, Avezzano e Sulmona di rimanere aperti fino al 2018. Ma cosa accadrà fra tre anni? Si spera che la riforma delle circoscrizioni delle Corti d’appello consenta di salvare la sede giudiziaria di Vasto.