Per la quinta puntata di “E il sindaco che fa?” siamo andati a trovare Agostino Chieffo, sindaco di Gissi. Un Comune, questo, tra i più grandi del Vastese (con poco meno di 3mila abitanti) e fino a qualche tempo fa al centro della politica e dell’economia regionale.
Il primo cittadino oltre a raccontarci la propria esperienza traccia le differenze con un’epoca ormai lontana.
Quando è iniziato il tuo interesse per la politica e come hai maturato la scelta di candidarti?
Ho iniziato l’attività politica 17 anni fa quando sono stato eletto la prima volta consigliere all’opposizione, poi mi sono ricandidato con Marisi e per due mandati ho fatto l’assessore.
Sono stato sempre molto legato a Gissi. Quando ho terminato gli studi a Bologna, nel ’95, dopo la pratica forense ho deciso di aprire uno studio qui. Da allora ho deciso di adoperarmi per la collettività in cui vivo con la convinzione che una persona che sta in un posto deve mettere a disposizione di tutti ciò che ha. Ho potuto scegliere dove stabilirmi dopo la laurea, mi piacerebbe che anche i miei figli avessero la stessa opportunità.
Com’è stato il passaggio da assessore a sindaco? È ancora un posto “privilegiato”?
Assolutamente no, è la prima persona a servizio degli altri. A Gissi poi chi fa il sindaco deve raccogliere un’eredità molto pesante. Poco più di 20 anni fa qui c’era un sindaco, Remo Gaspari, dal peso politico nazionale che grazie anche alle condizioni dell’epoca riusciva a risolvere tutti i problemi della gente. Molto spesso le persone vengono in Comune pensando che quei tempi siano ancora attuali, purtroppo non è così.
Il sindaco oggi è un parafulmine per tutti i problemi della collettività e spesso non può risolverli pur volendo.
A proposito di Remo Gaspari, con lui Gissi è stato un salotto politico di riferimento non solo per il territorio. Hai vissuto quell’epoca? Com’è cambiata la situazione oggi?
Innanzitutto è cambiato il panorama politico a livello nazionale. Persone che fanno politica come la faceva Remo Gaspari non ci sono più. Oggi il senso di appartenenza ai partiti è molto più labile: assistiamo quotidianamente a esponenti che con molta disinvoltura passano dal centrodestra al centrosinistra e viceversa, a seconda di chi “comanda”.
Venti anni fa non era così. Io il periodo clou di quella fase non l’ho vissuto direttamente perché ero troppo giovane o ero fuori, all’università. Gissi prima era un punto di riferimento regionale, oggi il sindaco è “solo” il primo cittadino di un comune di circa 3mila abitanti.
Qual è il tuo giudizio politico nei riguardi di Gaspari? Artefice dello sviluppo del territorio o simbolo del clientelismo?
Era un altro modo di fare politica, erano completamente altri tempi. Il giudizio che ho su di lui è assolutamente positivo. L’ho conosciuto in maniera approfondita durante l’ultima parte della sua vita, ha avuto sempre buoni consigli da darmi. Pensava sempre agli interessi della gente e agli interessi dei più bisognosi. Il messaggio che dava era che il politico deve mettersi a disposizione del popolo, sempre. Lui lo ha fatto fino all’ultimo giorno della sua vita, riceveva persone, dava consigli.
Probabilmente ha anche sbagliato; chi fa è sempre soggetto a commettere degli errori.
Hai vissuto e stai vivendo la vicenda della Golden Lady nella doppia veste di sindaco e di legale del sindacato. Che idea ti sei fatto e, soprattutto, oggi la vertenza può considerarsi definitivamente e infelicemente chiusa?
È un’emergenza gravissima per la quale purtroppo il sindaco non ha strumenti diretti. La vicenda della Golden Lady è il problema più grande, non solo di Gissi, ma dell’intero territorio. Avere centinaia di persone a reddito zero, troppo giovani per andare in pensione e troppo grandi per una nuova professione è un dramma che mi preoccupa tantissimo.
La vicenda purtroppo è andata male, la riconversione è fallita. Io sono stato al fianco dei lavoratori dall’inizio, sono stato lì qualche notte durante i presidi e li ho seguiti nelle varie vertenze. Sto cercando nei limiti delle mie possibilità di favorire una nuova riconversione. Oggi credo che la vicenda non è da considerarsi chiusa, per il semplice fatto che abbiamo sul territorio un capannone vuoto e con quel capannone qualche cosa pur bisogna farci.
Ad oggi la situazione è in stallo. Secondo me, ora deve intervenire la politica. Ho apprezzato moltissimo l’assessore Lolli che si è occupato direttamente della vicenda venendo a Gissi e mettendoci la faccia, a differenza dei predecessori. Putroppo, oltre alla presenza fisica, non è successo granché. Oggi io sto sollecitando da più parti l’intervento del presidente D’Alfonso: oggi è l’unico che può riportare al tavolo della vertenza la Golden Lady, che a sua volta è l’unico soggetto che può smuovere le acque. Se vogliamo che quel capannone venga utilizzato, dobbiamo naturalmente parlare con il proprietario e se vogliamo che chi utilizza quel capannone consideri i lavoratori ex Golden è necessario che ci sia l’intervento forte di chi ha la disponibilità della struttura che deve dare qualche cosa per favorire questa condizione.
Non solo Golden Lady, ma anche altre aziende hanno avuto un destino negativo…
Penso alla Valsinello, recentemente ho accompagnato alcuni imprenditori che faranno un offerta per rilevarla ed entrare lì dentro mi ha dato un senso di sconforto unico. È bruttissimo vedere strumenti da lavoro abbandonati come se fossero stati usati fino a ieri in mezzo a ragnatele e polvere. La Valsinello era il fiore all’occhiello della zona industriale con macchinari all’avanguardia a livello nazionale per la meccanica di precisione.
Per fortuna possiamo dire di avere ancora delle belle realtà come la Canali che si è ripresa, la Gir Sud e la Robotec che stanno assumendo. Speriamo sia un segnale di rilancio per tutta la zona industriale.
Le realtà appena citate sono alcuni simboli del depotenziamento che ha subito Gissi negli ultimi anni. Si può citare anche l’ex ospedale. Pensi sia stata una forzatura dell’epoca aprire un ospedale a Gissi o rispondeva a una reale esigenza sanitaria?
Ricordo che all’epoca, negli anni Ottanta, si discusse anche a livello nazionale dell’opportunità di realizzare l’ospedale a Gissi. Era, come detto, un’altra epoca durante la quale si cercava di portare la sanità anche nell’entroterra, quasi a casa dei cittadini. Penso che una volta che una struttura è stata realizzata rispettando tutte le normative debba essere fatta funzionare e non chiusa.
L’ormai ex ospedale di Gissi è stato svuotato di tutte le sue funzioni con delle scelte che non ho nessuna difficoltà a definire scellerate. Qui avevamo un reparto di oculistica centro di eccellenza a livello regionale: si facevano 700 interventi di cataratta l’anno. Con una scelta sconsiderata hanno trasferito questo servizio a Vasto, andiamo a vedere quanti se ne fanno lì, forse qualche decina. Non c’è stato alcun risparmio per la Asl perché questa paga la mobilità passiva dei pazienti che oggi si recano a Larino.
Abbiamo qui una Tac perfettamente funzionante che viene utilizzata 1 o 2 volte alla settimana perché non ci sono i medici per la refertazione, quando sappiamo che chi ne ha bisogno deve attendere 6 mesi prenotando al Cup. Sappiamo anche che scoprire un problema con qualche mese di anticipo da una parte aumenta le possibilità di sopravvivenza e dal’altra genera un risparmio per la Asl.
Abbiamo una popolazione prevalentemente anziana, l’ex ospedale potrebbe essere una struttura a servizio degli anziani come Rsa, centro di riabilitazione ecc., ma ad oggi non è avvenuto.
L’unica decisione della direzione aziendale è stata la soppressione del primo intervento a Gissi che mi ha costretto al ricorso al Tar che riconoscendone l’illegittimità ha concesso la sospensiva; speriamo bene per la sentenza di merito del prossimo 17 dicembre. Il primo intervento qui è fondamentale anche per non saturare il pronto soccorso di Vasto.
Quali sono i problemi di una cittadina di quasi 3mila abitanti? C’è anche qui lo spopolamento?
Anche noi soffriamo lo spopolamento, dovuto più a un fatto fisiologico che al trasferimento verso altri centri. Io ho deciso di restare a Gissi, ho tre figli, confrontandomi con altri colleghi di Vasto e San Salvo posso dire con un pizzico di orgoglio che qui c’è una migliore qualità della vita.
Abbiamo un asilo nido comunale con prezzi molto bassi rispetto alla media di altre strutture, c’è una scuola materna comunale, c’è il trasporto gratuito, per la mensa si pagano gli stessi importi di 15 anni fa, c’è la piscina comunale. Abbiamo inoltre tutti gli ordini di scuola, compreso le Superiori.
Abbiamo adottato anche provvedimenti per le giovani coppie: chi resta in paese ha una serie di agevolazioni sulle imposte comunali e sui servizi. Insomma, c’è una serie di condizioni favorevoli per i genitori che vogliono crescere i propri figli qui.
Lo possiamo fare perché amministriamo un comune virtuoso. Negli anni passati abbiamo fatto solo quello che potevamo fare, non abbiamo esagerato con la contrazione di mutui rispetto ad altri centri simili al nostro dove si pagano anche 800/900mila euro l’anno di ammortamenti.
Gissi nonostante non sia una città, da qualche anno è al centro di diversi fatti di cronaca, essendo entrata in importanti inchieste su organizzazioni criminali. Com’è la situazione attuale?
Questo fino a qualche anno fa era dovuto a infiltrazioni dall’esterno da parte di personaggi fortunatamente assicurati alla giustizia. Oggi la situazione è migliorata sotto questo punto di vista.
Resta preoccupante, invece, la situazione dovuta alle condizioni socio-economiche che la nazione sta vivendo. I problemi sono comuni a quelli dei piccoli centri dove magari non essendo visti si possono perpetrare reati contro il patrimonio, ora stiamo cercando di evitarli ultimando il sistema di videosorveglianza.
Solo un anno e mezzo da primo cittadino, come reputi quest’avventura finora?
Esperienza unica, sicuramente. Insieme agli amici che condividono con me quest’avventura abbiamo deciso di metterci completamente a disposizione della collettività stando con la gente e in mezzo alla gente.
Avere il contatto con le persone ti permette di essere più immediato nella risoluzione dei problemi. Per questo abbiamo deciso di fare incontri pubblici periodici con la cittadinanza: una sorta di amministrazione condivisa.
La scheda di Agostino Chieffo
Nato: 17/06/1970
Stato civile: coniugato
Risiede a: Gissi
Professione: avvocato
Sindaco dal 27/5/2014
Schieramento di elezione: lista civica “Patto per Gissi”
Precedenti incarichi istituzionali: assessore e vicesindaco nei due precedenti mandati
Numero residenti Comune: 2.860
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