Un lento e inesorabile stillicidio. L’emorragia di residenti dei comuni del Vastese non si arresta e i freddi numeri dell’Istat dipingono una realtà ben diversa da qualche anno fa: quei centri abitati di Medio e Alto Vastese una volta punto di riferimento nell’entroterra non esistono più.
A inizio 2015 (dati al primo gennaio) altri due comuni hanno abbandonato per la prima volta nella loro storia più recente la quota di 1.000 residenti. Sono San Buono e Fresagrandinaria.
Nel primo la rilevazione Istat della popolazione residente nell’anno precedente era di 1.006, nel 2015 si è scesi a 991 con un saldo negativo di 15 unità. Il confronto è ancora più impietoso se si considera l’ultimo dato provvisorio disponibile, quello del mese di giugno 2015: 978 (-28).
Il saldo negativo si fa più evidente a Fresagrandinaria che è scesa a 982 residenti: nel 2013 i residenti erano 1.034, passati a 1.013 nel 2014. 31 residenti in meno in un anno e situazione, anche in questo caso, peggiore se si considera la rilevazione provvisoria del mese di giugno: 960 (-53). E i problemi non tardano a farsi sentire: quest’anno la locale scuola media ha rischiato di non riformare la prima classe con solo 8 alunni. Si è poi trovata una soluzione in extremis per salvarla (accorpare alcuni insegnamenti con le classi superiori).
Che sia la valle del Treste, del Trigno o del Sinello poco cambia. San Buono e Fresagrandinaria non sono tra i centri abitati più lontani dalla costa; soprattutto il secondo comune è a soli 15 km da San Salvo.
Se si guarda l’andamento storico della popolazione residente, il declino è fin troppo chiaro. San Buono nel 1861 (anno del quale si conservano i primissimi dati) contava 2.918 residenti; la situazione, tra alti e bassi, è rimasta stabile fino ai primi anni ’50 (2.532), poi la rapida discesa.
Fresagrandinaria conobbe uno sviluppo che la portò dai 1.934 abitanti del 1861 ai 2.388 del 1951. In 64 anni, poi, un intero paese se n’è andato facendo perdere al centro abitato ben 1.397 residenti.
Dati negativi, questi, comuni ai vari paesi del circondario che si accentuano nei primi anni ’60, quando iniziò il processo di forte industrializzazione di San Salvo.
GLI ALTRI – Le proiezioni in base ai dati Istat oggi dicono che a fine anno anche Furci scenderà sotto i mille: il dato provvisorio di giugno è 1.003. Negli ultimi cinque anni è già successo a Casalanguida (951), Celenza sul Trigno (918), Montazzoli (981) e Palmoli (954).
Nel 2015, nuovi picchi “al ribasso” sono stati toccati a Lentella (per la prima volta sotto 700, 698), Gissi (2.860) e Schiavi d’Abruzzo che scende sotto i 900 attestandosi a 884 unità.
Il saldo negativo dell’ultimo anno non risparmia nessuno (a parte Dogliola ferma da 2 anni a 367), neanche quei centri che negli ultimi anni avevano fatto registrare il segno più come Cupello, Monteodorisio e Casalbordino.
DOVE VANNO? – Viabilità disastrata, continui tagli dallo Stato centrale che si ripercuotono sui servizi essenziali, scuole e poste chiuse, sanità ridotta all’osso: chi sceglie di restare compie un atto di coraggio.
Chi si trasferisce spesso opta per l’estero [LEGGI], ma è ancora forte il “magnetismo” di Vasto e San Salvo: sono questi gli unici due comuni in saldo attivo (nonostante anche per loro si sia fatta più forte la spinta verso i paesi esteri): al primo gennaio 2015 si sono registrati 199 abitanti in più per Vasto (40.856), 142 per San Salvo (19.950).
Sopra “quota mille” nell’Alto Vastese restano solo Castiglione Messer Marino (1.819) e Roccaspinalveti (1.372). Vere politiche per le aree interne tardano ad arrivare, nel frattempo i piccoli comuni stanno scomparendo. Un esempio è il dato impressionante di San Giovanni Lipioni: a giugno 2015 i residenti sono solo 192.