Gli attentati della scorsa notte a Parigi hanno un bilancio drammatico: 128 morti, oltre 300 feriti e immagini che hanno scosso tutto il mondo. In queste ore abbiamo raccolto la testimonianza di Caterina Marino, 26enne vastese, che da due mesi vive nella capitale francese dove sta svolgendo il dottorato di ricerca in neuroscienze, percorso che la vedrà risiedere in Francia per i prossimi tre anni. “Non c’è stato nessun tipo di sentore o presentimento nei giorni scorsi, nessuna notizia o avvisaglia di un potenziale pericolo – racconta Caterina Marino – . Per tutte le persone che vivono qui credo sia stato un colpo enorme e inaspettato”. Ieri sera, come migliaia di altre persone, era in giro per le strade di Parigi quando si è scatenata la furia dei terroristi. “Stavo andando vicino place de la Rèpublique e, mentre ero in metropolitana, un mio amico italiano ci ha avvisato su un gruppo di whatsapp con le prime notizie che aveva ricevuto. Ci ha scritto di tornare indietro perchè in strada aveva appena visto delle persone piangere e urlare di scappare via.
Inizialmente le notizie sono state abbastanza confuse, nessuno di noi poteva essere a conoscenza dell’entità e della gravità della situazione, quindi non ci siamo allarmati troppo”. Al rientro in casa, “senza troppi problemi, perchè sono stata avvisata subito di allontanarmi dal centro”, è iniziato il tam tam delle notizie con la situazione in costante e drammatica evoluzione. “Paradossalmente ho mandato un messaggio ai miei genitori chiedendo se loro fossero a conoscenza di qualche notizia particolare su ciò che accadeva a Parigi”.
Oggi, nel giorno del dolore della Francia e del mondo intero, “descrivere cosa provo non è semplice. Senza voler fare della filosofia spicciola, credo sia stato colpito il cuore di Parigi, una parte pulsante dove i giovani e tantissime persone sono solite andare durante il fine settimana. Io vivo nell’XI arrondissement e conosco molto bene i posti che sono stati colpiti. La sensazione comune, oggi, è che potenzialmente chiunque potesse essere lì ieri sera e che da oggi potrebbe essere difficile sedersi serenamente a bere un bicchiere di vino negli adorabili locali di questa città”. La ricercatrice vastese cerca però di tirare fuori un pensiero di speranza e di positività da quanto sta accadendo. “D’altra parte – prosegue – credo sia anche impossibile vivere così, in una perenne situazione di paura, altrimenti chi vive qui non vive più. Sotto casa mia ci sono i soliti bambini che giocano dentro il cortile e questo nonostante tutto lo fa sembrare un sabato come gli altri (anche se sicuramente non lo è). Forse l’allarmismo viene più dalle persone lontane che giustamente ci consigliano di stare a casa, almeno per oggi, e credo che potenzialmente lo farò. Ma non credo per molto. Parigi è una città incantevole e viva, credo che oggi, come non mai, debba essere in grado di dimostrare la sua magia”.