Niente vendita e operai verso la mobilità. È il triste scenario che caratterizza la vicenda Sider Vasto. L’offerta presentata dalla Rapullino, 5 milioni subito e altri 3 dopo la vendita di quattro macchinari presenti nello stabilimento di Punta Penna, non è stata ritenuta sufficiente dal patron della Sider, Franco Testi e dalla curatela della società. La cifra sembrava destinata a convincere il giudice del Tribunale di Vasto, Elio Bongrazio, visto che il tetto del concordato è fissato a 7,7 milioni di euro.
La situazione, però, non è andata nel verso sperato dai 50 lavoratori dello stabilimento vastese e, al termine dei dieci giorni stabiliti dal Prefetto di Chieti, Antonio Corona, che si è interessato dello spinoso caso, la lettera d’intenti del possibile e, al momento, unico acquirente, non ha sortito l’effetto sperato. Al centro del mancato accordo c’è sempre lo slitter, macchinario di precisione che taglia le lamiere, che la Sidervasto ha però già venduto per una somma, a quanto sembra, di poco superiore ai due milioni di euro. Nei mesi scorsi e ancora qualche giorno fa gli operai hanno presidiato i cancelli della fabbrica per evitarne l’uscita.
Le maestranze dell’azienda nella zona industriale di Punta Penna sono entrati in solidarietà nel 2010 e poi in cassa integrazione. Con il fallimento della trattiva restano appesi ad un filo di speranza affinchè qualcosa accada entro la fine dell’anno, altrimenti per loro scatterà la mobilità, da uno a tre anni, a seconda dell’anzianità di servizio. Michele Villamagna, delegato Cgil di fabbrica, commenta con amarezza: “Ringraziamo il vice presidente della giunta regionale, Giovanni Lolli e il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, che si sono spesi fino all’ultimo. Nessun grazie, invece, alla legge, che non ha creduto nel piano d’acquisto e di rilancio della fabbrica, mandandoci, di fatto, a casa”.