“La Fondazione forse dimentica che da più di un anno i lavoratori subiscono notevoli ritardi dei pagamenti, vedendosi costretti a rinegoziare mutui e prestiti, con ulteriori costi aggiuntivi, e ancora, devono rivolgersi a parenti o genitori, per sopravvivere e continuare a prestare la propria attività lavorativa”. I sindacati rimangono sul piede di guerra. Il botta e risposta di questi giorni è il termometro deella tensione che sale nei rapporti tra la dirigenza e i rappresentanti dei circa 250 lavoratori della Fondazione Padre Alberto Mileno Onlus di Vasto Marina.
Daniele Leone, Venanzio Tilli (Fp Cgil), Donato Tricase (Cisl Fp) , Domenico Fecondo e Camillo Di Felice (Uil Fpl) firmano un comunicato stampa congiunto.
Il comunicato – “Gli organi direttivi della Fondazione – si legge nella nota – hanno manifestato sorpresa nel ricevere la nostra lettera con la quale rivendichiamo legittimamente, con la condivisione della stragrande maggioranza dei lavoratori, il pagamento degli stipendi che probabilmente per qualcuno è diventata regola (il fatto di non pagare gli stipendi) che al contrario invece dovrebbe essere eccezione.
La Fondazione forse dimentica che da più di un anno i lavoratori subiscono notevoli ritardi dei pagamenti, vedendosi costretti a rinegoziare mutui e prestiti, con ulteriori costi aggiuntivi, e ancora, devono rivolgersi a parenti o genitori per sopravvivere e continuare a prestare la propria attività lavorativa.
La Fondazione, nella persona del suo direttore pro tempore, pensa di aver chiarito il tutto con l’affissione di uno scarno comunicato di quattro righe oppure di aver chiarito la propria condizione con inutili incontri, sottraendosi puntualmente a precise richieste fatte anche presso la Prefettura dell’Aquila e ciononostante continuiamo, noi dipendenti a lavorare a ‘pagherò’.
È bene ricordare che l’amministrazione in un incontro istituzionale presso l’assessorato alla sanità si era impegnata a corrispondere tre mensilità nell’ipotesi le Asl avessero liquidato almeno tre milioni di euro, purtroppo dobbiamo registrare che, nonostante abbia ricevuto, nel giro degli ultimi tre mesi, la somma di circa cinque milioni di euro abbia pagato solo due mensilità.
C’è da dire che non avendo riscontro delle uscite per mancanza di documentazione verificabile, è indubbio che la grave situazione determinatasi, poco chiara, certamente non per colpa dei lavoratori, che perdura da più di un anno, è segnale inequivocabile di uno stato di crisi, anticipatore di un futuro incerto e pieno di incognite.
Va sottolineato che un’amministrazione inadempiente perlomeno dovrebbe assumere un atteggiamento più corretto e costruttivo tirando fuori i bilanci e, inoltre, non si dovrebbe opporre alla richiesta della busta paga, avvalendosi di leggi antiquate, costringendo il lavoratore richiedente a ricorrere alle ingiunzioni per farsela consegnare.
Probabilmente all’attuale amministrazione sfugge il fatto che tante famiglie stanno vivendo ore tribolate e che pur vantando crediti di diversi mesi nei confronti della Fondazione, non possono accedere a prestiti bancari, non riescono più a sostenere affitti, mutui e spese di prima necessità, addirittura potrebbero perdere quanto fatto con anni di rinunce e sacrifici.
Alla luce di questo drammatico scenario, chiediamo l’intervento in tempi brevi del vescovo e del padre provinciale dei Cappuccini per porre fine a questo incomprensibile comportamento di chiusura dell’attuale direzione, che non riesce a stabilire un piano di rientro graduale con i lavoratori, di conseguenza le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl si vedranno costrette ad adottare misure più aggressive per ottenere il riconoscimento di diritti oggetto di tutela contrattuale e di legge.
Ci si meraviglia del fatto che insistiamo nel richiedere le spettanze dovute, ma è doveroso segnalare che ci siamo recati presso le banche, negozi, distributori di carburanti, energia elettrica, luce, gas eccetera con lo scarno comunicato del direttore della Fondazione, sperando che anch’essi fossero disposti ad aspettare; sfortunatamente, caro direttore, così non è stato: non si sono accontentati, ma hanno preteso il dovuto nell’immediato”.