C’è anche un ex calciatore della Pro Vasto tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta Dirty soccer, la nuova bufera giudiziaria che si è abbattuta sul calcio italiano: è Savino Daleno, 40 anni, ex difensore della formazione biancorossa nella stagione 2003-2004, quando collezionò 28 presenze (realizzando anche un gol) nella squadra allora allenata dal compianto Vincenzo Cosco, in serie D. Una stagione che si concluse con la vittoria nei play-off e il ritorno in serie C (oggi Lega Pro). Attualmente Daleno era consulente del Brindisi. La notizia del suo coinvolgimento dell’inchiesta sta facendo rapidamente il giro degli ambienti sportivi vastesi.
L’inchiesta (Ansa) – Il business della ‘Ndrangheta su combine e promozioni. Una nuova violenta bufera scuote l’Italia del pallone stavolta in Lega Pro e Serie D con sospetti sulla Serie B. E c’è odore di mafia. La Polizia ha eseguito decine di fermi in tutta Italia nell’ambito dell’inchiesta denominata ‘Dirty Soccer’: coinvolti calciatori, dirigenti e presidenti di club. L’inchiesta è coordinata dalla Dda di Catanzaro e e dallo Sco di Roma. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Sono 50 i fermi, oltre 70 gli indagati. Oltre 30 le squadre coinvolte. I poliziotti del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Catanzaro stanno operando nelle province di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, L’Aquila, Ascoli, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova e Savona. I poliziotti del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Catanzaro hanno operato nelle province di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, L’Aquila, Ascoli, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova e Savona.
“Due gruppi criminali organizzati, tra loro distinti, ma aventi un trait d’union soggettivo, dediti ad architettare frodi sportive, ‘combinando’ incontri di calcio del campionato dilettantistico e dei tornei professionistici”. E’ quanto ha portato alla luce l’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta da squadra mobile e Sco secondo quanto scrive il pm titolare delle indagini, Elio Romano, nel decreto di fermo eseguito oggi nei confronti di 50 persone. Un’organizzazione, prosegue il pm, “alimentata anche dal denaro che proviene dai ‘signori’ delle scommesse e cioè personaggi, di cui alcuni ancora non identificati, che vivono in Asia (Kazakistan), nell’est d’Europa (Serbia e Slovenia) ed in Russia e che, comunque, in Italia hanno la loro longa manus nel gruppo criminale. Attraverso la mediazione di dirigenti sportivi disonesti e avventurieri in cerca di facili profitti, i finanziatori stranieri irrorano le casse delle organizzazioni criminali oggetto d’indagine fornendo denaro ai criminali ‘nostrani’, che lo usano in primis per ‘corrompere’ i calciatori in modo da avere partite combinate su cui scommettere e realizzare ingenti guadagni, sempre senza l’alea propria della scommessa (fatti salvi i casi in cui – per una sorta di perfida nemesi del Dio del Calcio – la combine ‘salta’, con tutte le conseguenze del caso, generando poi ulteriore attività criminale – a base violenta stavolta – come emerge dai capi di imputazione dedicati alle estorsioni e al sequestro di persona a scopo di estorsione)”. L’inchiesta, scrive ancora il pm, ha permesso di far emergere “la parte marcia del mondo del ‘pallone’ della LND e della Lega PRO, che è poi quello più visceralmente legato alla ‘provincia’ italiana”.