Neanche il tempo di poter tracciare un bilancio di questa stagione che, tre giorni dopo l’ultima giornata di campionato, la dirigenza della Vastese Calcio 1902 dirama un comunicato stampa nel quale veicola un messaggio chiaro e diretto: che si facciano avanti gli altri, noi non ce la facciamo (leggi l’articolo). A due settimane dalla notizia, le speranze di veder risolta una ‘tiritera’ che dura ormai dalla scorsa estate diminuiscono e lo sconforto unito al pessimismo regnano sovrani in una piazza che adesso è stufa di sentire e mangiare ‘la solita minestra’. In questo anno in cui ‘peggio non si poteva fare’, la Vastese Calcio partita con tutte le buone intenzioni- ma in ritardo – ha totalizzato a fine stagione 40 punti, il doppio di quelli con i quali aveva chiuso il girone di andata.
Troppo pochi per una società che comunque ha speso tanto rispetto agli obiettivi raggiunti. Dunque, tracciare un bilancio di quest’annata è pressochè facile visto che le cose non sono andate bene. Con il cambio in panchina e l’arrivo di Vecchiotti qualcosa è cambiato, forse non troppo in termini di punti ma il tecnico vastese ha dato quella forza d’animo a questo gruppo e le motivazioni che forse, anzi sicuramente, sarebbero mancate in sua assenza. Ed ora? Non resta che aspettare mentre arrivano da destra e da sinistra presunte proposte affidate alla commercialista di via Platone, la Dott.ssa Patrizia Di Pietro. Proprio domani sera quest’ultima incontrerà la dirigenza vastese per iniziare a valutare le offerte arrivate in questi giorni. Il termine ultimo per valutare eventuali cessioni è fissato al 31 maggio. Mentre si aspetta, con il passare dei giorni, i malumori aumentano e c’è il rischio che la tifoseria vastese si arrenda al proprio destino. In mezzo a tutto questo pessimismo, che in realtà risulta essere puro realismo, abbiamo cercato di parlare del presente e del futuro con il capitano dei biancorossi Giuseppe Soria che senza mezzi termini ha risposto alle nostre domande.
È il 95’ minuto dell’ultima giornata di campionato e Bisegna dal limite dell’area fa partire una punizione che s’infila sotto l’incrocio dei pali. L’Avezzano vince e va in serie D, festeggiando all’Aragona di Vasto. Non ci sarebbe stato peggiore cosa che terminare la stagione con una sconfitta contro un avversario storico. Eppure quella partita voi l’avete giocate ‘alla morte’. Quanto volevate vincere per regalare una gioia ai tifosi vastesi che quest’anno hanno potuto esultare davvero poco?
Far perdere il campionato all’Avezzano sarebbe stato come vincerlo noi. Avremmo potuto regalare una minima soddisfazione ai nostri tifosi che la meritavano tutta. Certamente se avessimo giocato tutte le partite della stagione come quella contro l’Avezzano, avremmo raccolto molto di più.
Facciamo un passo indietro sino al cambio in panchina con l’arrivo di Vecchiotti. Con lui qualcosa è cambiato, anche se in termini di punti in classifica ben poco. Se Vecchiotti fosse arrivato magari con qualche giornata di anticipo, quest’anno avreste avuto la possibilità di partecipare ai playoff?
Io penso che poteva arrivare pure Ancelotti (con tutto il rispetto per Vecchiotti) ma avrebbe fatto fatica pure lui.
Torniamo indietro ancora ad agosto. Con i dubbi ‘Vastese sì, Vastese no’ alla fine la squadra si è iscritta al campionato e la preparazione atletica – con molto ritardo – ha avuto inizio. Guardando ai nomi di questa rosa tutti si aspettavo un altro tipo di stagione. Perché così non è stato? T
rovare una risposta è quasi impossibile, però posso dirti che i nomi non fanno sempre vincere i campionati.
Lungi dal cercare scusanti a vostra difesa, ma forse anche e soprattutto la gestione dei campi, la mancanza di strutture, ha inciso sul vostro rendimento. Quest’anno vi siete dovuti allenare molte volte a metà campo nell’impianto dell’Incoronata dividendo il campo con i pulcini di altre società. Ti era mai successo prima d’ora?
Questo dei campi è un tasto davvero dolente per non dire allucinante. Abbiamo quasi rischiato di impazzire. Ogni giorno ci siamo allenati in campi diversi, addirittura anche nella villa comunale con le oche che ci guardavano.
Soprattutto nella seconda parte del campionato, nell’ultimo mese e mezzo, è come se foste stati lasciati allo sbaraglio: della dirigenza nessuna traccia sino alla sfida con l’Avezzano. Questo come vi ha fatto sentire?
Sono due anni che a fine campionato veniamo lasciati soli o quasi. Purtroppo è una brutta abitudine che spesso fa riflettere sul valore umano che per me è più importante di qualsiasi altra cosa. Poi quando c’è l’Avezzano è molto facile ritornare a farsi vivi e stare in campo con la squadra.
Tu hai visto e vissuto tante fasi del calcio vastese. In tutti questi anni di gioie, sorrisi e anche molti dispiaceri, avevi mai affrontato una stagione così difficile?
Penso che questa sia la peggiore che io abbia toccato con mano a Vasto nei miei trascorsi. Dove si poteva e si doveva, bisognava fare molto di più.
Cambiamo per un attimo argomento e parliamo della tua esperienza e crescita da allenatore. Come sta andando?
Sto seguendo un corso da allenatore che mi farà entrare in un mondo che prima non mi affascinava, ma con l’età che avanza vedi tutto in maniera diversa. Il mio futuro però non lo vedo in panchina. Forse come dirigente sarei più portato, o meglio, così dicono gli addetti ai lavori di squadre importanti.
Con l’arrivo dell’estate forse una delle parole più usate dagli amanti del calcio è ‘Beach Soccer’. Anche quest’anno sarai impegnato in giro per l’Italia sulla sabbia?
Quest’anno il beach soccer sarà una questione molto complicata che potrò capire solo alla fine del corso. Ho fatto la scelta di iniziare questo corso da allenatore con la consapevolezza che avrei dovuto dare meno spazio ad altre attività. Per le squadre sono tranquillo: mi aspettano tutti fino alla fine lasciandomi un posto nelle rosa.
Torniamo alla Vastese e all’ennesima ‘tiritera’: anche quest’anno la società ha messo in vendita il titolo in attesa di sapere se qualcuno sarà interessato. Pensi che accadrà quello che abbiamo già avuto modo di vedere, ovvero che la palla passerà al sindaco e poi ritornerà per effetto boomerang alla società attuale?
Quello che succederà spero si sappia subito e non ad agosto. Non si può più vivere alla giornata se fai parte e gestisci una società come la Vastese. Già siamo scesi nel ridicolo in questi due anni. Nessun tifoso merita un altro anno così. Oltre questo, un aspetto è davvero importante e va sottolineato: ci vogliono persone che conoscono il calcio ma non come quelli che si siedono al bar e parlano, non gente che ha sempre gestito società amatoriali. Ci vogliono persone adatte ed esperte che hanno masticato e masticano continuamente ciò che ruota intorno ad un certo tipo di calcio. Senza questo requisito, la vedo davvero dura.
Qualche volta hai detto che a Vasto i tifosi non ti hanno mai apprezzato come volevi: lo confermi?
Sai, per i giocatori del posto farsi valere, essere apprezzati fino in fondo è sempre difficile. Io ho fatto molta fatica in questo senso, ma spero di aver fatto capire in campo che potevo essere utile alla mia Vastese. Poi, penso che dopo l’anno della vittoria del campionato di serie D e poi quello di Seconda Divisione io abbia ottenuto maggiore riconoscimenti dalla tifoseria.
Quanto ti manca vedere la curva d’Avalos piena e sentire i cori di una tifoseria calda come quella di Vasto?
La vera curva d’Avalos mi manca da morire. Uno dei ricordi più belli che porto dentro il cuore è quando i tifosi, dopo la sfida con l’Angolana nella penultima di campionato, mi chiamarono sotto la curva per festeggiare e ringraziarmi. Quella fu davvero una sensazione inimmaginabile.
Pensi che nei prossimi anni si potrà tornare ai bei tempi di una volta?
Penso che per vedere di nuovo la Vastese a buoni livelli bisogna avere una programmazione e non mettersi fretta, altrimenti si potrà anche vincere un campionato mai poi l’anno successivo si rischia di ritrovarsi punto e da capo.
Giuseppe Soria ed il calcio: quanti anni pensi di voler continuare a giocare?
Vorrei giocare ancora un po’. Il giorno che durante uno scatto non dovessi saltare l’uomo per due volte consecutive sarebbe un’avvisaglia per smettere. Non voglio trascinarmi sul campo come un vecchietto. Quello che però mi riesce meglio è giocare.
Le soddisfazioni più belle che porti dentro di te in ambito calcistico quali sono?
Sicuramente ho un bellissimo ricordo della vittoria del campionato con la Pro Vasto in serie D seguito dallo scudetto. Quell’anno fui uno dei protagonisti e se questo è accaduto è grazie a mister Di Meo e Bellandrini, il primo per aver creduto in me ed il secondo perché ha vinto una scommessa nei confronti di chi non mi avrebbe voluto in rosa.
Oltre ad essere un veterano del calcio, sei padre da diversi anni: quale delle due cose ti riesce meglio?
Beh, questo dovreste chiederlo ai miei figli Nicholas e Vanessa.
Infine ti chiedo di fare uno sforzo d’immaginazione e di catapultarti tra dieci anni: vorresti essere alla guida di una ‘Vastese tutta vastese’?
La vedo dura. Immaginare una squadra fatta di soli vastesi significa, alla realtà dei fatti, sognare.