“Non chiamatela ludopatia, è un termine troppo morbido che non rende l’idea; si chiama gioco d’azzardo patologico“. È a partire dal valore delle parole che ieri mattina, presso l’Aula magna del Palizzi, l’onorevole Maria Amato ha spiegato ai ragazzi presenti il lavoro che la commissione parlamentare Affari sociali e sanità sta facendo contro i rischi del gioco d’azzardo. L’occasione, il convegno dal tema Non giochiamoci il futuro, promosso dal Lions Club Vasto Host e l’Adriatica Vittoria Colonna con la partecipazione di esperti del settore, tra cui Marianna Piccioni, psicologa del progetto Stop the game ed esperti del Ser. D. di Chieti e Lanciano.
Dopo l’indirizzo di saluto del dirigente scolastico dell’istituto, il dottor Gaetano Fuiano, l’onorevole Amato ha spiegato come una legge sul gioco d’azzardo già ci fosse, con il decreto Balduzzi, che però non era stato finanziato: “Finché non si inseriscono i fondi il lavoro delle commissioni e del Parlamento rimane solo sulla carta, così come è successo per il decreto Balduzzi; da qui a qualche mese, però, la nostra nuova proposta, elaborata con tutte le forze rappresentate in Parlamento, troverà concretezza con un finanziamento da 50 milioni. I fondi saranno utilizzati per il malato, che ha bisogno di assistenza di tipo sanitario, ma anche a sostegno della famiglia, che in questi casi ha quasi sempre bisogno di assistenza sociale, in quanto cadere vittime del gioco d’azzardo patologico è come finire in mano agli estorsori, non danneggiamo solo noi stessi, ma anche chi ci sta vicino”.
Capitolo a parte, quello delle pubblicità, dove il successo del lavoro in commissione è risultato relativo: “Abbiamo ottenuto l’attenzione del sottosegretario Baretta, e siamo riusciti ad ottenere dei risultati, anche se noi avremmo voluto una guerra totale alle pubblicità sul gioco d’azzardo che però non abbiamo ottenuto“. Dei passi avanti, però, sono stati fatti: dai cosiddetti dissuasori, sui gratta e vinci, al divieto di rendere comoda la vita nei luoghi deputati al gioco d’azzardo, quindi niente vendita d’alcolici, né di alimenti; con le slot, poi, non si potrà giocare con i gettoni, ma solo con le schede, così da tener monitorate le giocate e accorgersi per tempo quando il gioco sta per diventare patologico; attenzione, inoltre, alle licenze e alla disposizione delle slot nei locali pubblici. L’onorevole Amato ha infine insistito sull’importanza di separare gli introiti del gioco d’azzardo dalle spese per il sociale; l’obiettivo a lungo termine è quello di diminuire sempre più le entrate per lo Stato, in mondo da frenare contestualmente l’interesse dello stesso verso una forma di svago che può portare a vere e proprie malattie, e perfino alla morte.
Rimane comunque aperto il problema di internet, dov’è più difficile regolamentare il gioco ed è più facile per i giovani accedere al un mondo particolarmente insidioso. A parlarne approfonditamente, la dottoressa Marianna Piccioni, del progetto Stop the game, la quale, prima di entrare nel merito della patologia, ha illustrato alcuni dati: “Già dalle scuole medie i ragazzi hanno un’esperienza più o meno diretta con il gioco d’azzardo online; dal 2008 al 2013 è raddoppiata la percentuale dei ragazzi che giocano d’azzardo; tra i 15 e i 19 anni, il 3,2% dei giovani è già alle prese con il gioco d’azzardo patologico, e il 7,2% si trova nella fase immediatamente precedente, quella del gioco rischioso. È stato calcolato che chi gioca abitualmente d’azzardo è portato 4 volte più degli altri a comportamenti nocivi tendenti al suicidio, anche per questo il gioco d’azzardo patologico può essere considerato a tutti gli effetti una malattia potenzialmente mortale”.
La dottoressa Piccioni ha poi illustrato i fattori di incremento che fanno di internet un mercato particolarmente appetibile per i giovani, nell’ambito del gioco d’azzardo: “Su internet abbiamo la sensazione dell’anonimato, quindi al riparo da eventuali giudizi; senza contare il fattore di prossimità: giocare online è sempre possibile, da qualunque posto, pure se siamo a letto in pigiama; abbiamo poi una diversa percezione delle perdite, visto che non giochiamo contanti, e siamo circondati di incentivi al gioco”. Per quanto riguarda invece i rischi, si parla di atteggiamenti asociali e di isolamento, con difficoltà relazionali, fino a fenomeni dissociativi.
La mattinata si è infine conclusa con la proiezione di un video esplicativo.