Si andrà in aula il 26 gennaio. Sei giorni per trovare un accordo in extremis nel centrosinistra di Vasto, altrimenti in Consiglio comunale, sulla vicenda Molino Village, andrà in scena la spaccatura tra i partiti e, probabilmente, anche dentro i partiti.
Due forze politiche hanno già annunciato il voto contrario, ma potrebbero salire a tre, per complessivi cinque voti in meno: Sel e Rifondazione comunista, tre consiglieri comunali in tutto, più i socialisti, che sono due e che non hanno ancora annunciato come si orienteranno. E non sono escluse altre defezioni. Ad esempio, nel Partito democratico, il cui segretario, Antonio Del Casale, sceglie la prudenza, limitandosi a dire che “il gruppo consiliare valuterà nei prossimi giorni e stiamo valutando le diverse ipotesi”.
La vicenda del Molino Village di Vasto Marina rischia di rivelarsi una buccia di banana per la coalizione che sostiene l’amministrazione Lapenna. L’impresa costruttrice ha notificato al Comune di Vasto due diffide, nella seconda delle quali sollecita il Consiglio comunale a prendere una decisione sulla sanatoria contenuta nella legge regionale numero 49 del 2012, approvata dalla maggioranza di centrodestra che appoggiava l’allora Governo regionale presieduto da Gianni Chiodi: è la normativa che permette di sanare le irregolarità nel settore edilizio, consentendo ai Comuni di autorizzare il cambio di destinazione d’uso degli edifici. Proprio su questo dovrà esprimersi il Consiglio comunale il 26 gennaio, decidendo se avvalersi della legge regionale e autorizzare il cambio di destinazione d’uso (da turistico ad abitativo) del complesso edilizio che si trova tra la statale 16 e la pista ciclabile di Vasto Marina, nella parte meridionale della riviera, finito nel 2013 in un’inchiesta della Procura di Vasto.
L’ala sinistra dell’alleanza che amministra la città da nove anni annuncia battaglia: “Il mio voto – mette in chiaro Paola Cianci (Rifondazione comunista) – sarà conforme alla politica urbanistica di quest’amministrazione; una politica, approvata dai cittadini vastesi, che ci ha consentito di vincere due elezioni e di voltare pagina rispetto alle scelte scellerate della precedente coalizione di centrodestra. Il mio voto sarà, di conseguenza, un voto contrario”.
Sul fronte del no si schiera anche Sinistra ecologia e libertà: “La nostra è una posizione critica. Se non verrà deciso il ritiro del punto all’ordine del giorno, voteremo contro. C’è in ballo un giudizio della magistratura, in questo momento il Consiglio comunale non deve esprimersi”, avverte Alessandro Cianci, coordinatore provinciale di Sel, che auspica “un segnale di serietà nei confronti della città. Se, invece, il Consiglio comunale dovrà esprimersi per forza, il nostro parere sarà negativo”.
“All’interno della maggioranza stiamo ragionando sulla questione. Cerchiamo una sintesi unitaria”, frena Gabriele Barisano, capogruppo del Psi, che non si sbilancia. Ma prudenza non vuol dire aver superato del tutto le perplessità.
E non è escluso che, nell’aula Vennitti, al momento del voto possa sfilarsi anche qualche rappresentante del Pd.
Il primo Consiglio del 2015 non sarà una passeggiata per la maggioranza. A meno che l’amministrazione non voglia ricorrere ai voti dell’opposizione, o di parte di essa, per far passare il provvedimento anche in presenza di una spaccatura nel centrosinistra.