Le contestazioni principali del fronte del no – rispetto al cambio di destinazione d’uso del Molino Village, in discussione al prossimo Consiglio comunale – riguardano una certa insofferenza nei riguardi di un atto che viene considerato come una “sanatoria”, di stampo di centrodestra, a favore della “cementificazione”, contro cui il centrosinistra e l’amministrazione Lapenna si sono sempre espressi e su cui hanno basato parte qualificante di due campagne elettorali.
Non la pensa così il consigliere comunale Pd, renziano della prima ora, Domenico Molino, che spiega: “Questo atto non è certo una sanatoria, ma l’applicazione di una legge regionale, la n°62 del 2012, che di sanatorie non ne prevede; prevede piuttosto premialità e cambi di destinazione d’uso. Questa legge dà ai comuni la possibilità di aumentare su determinate aree le cubature rispetto a quelle del piano regolatore vigente; a Vasto abbiamo deciso di non applicare questa legge sulla base delle premialità, però non si può certamente limitare la possibilità di richiesta dei 32 proprietari di immobili e della ditta per quanto riguarda i cambi di destinazione d’uso; la richiesta è legittima e non si tratta di sanatoria”.
Sono certamente passaggi legittimi, sia la richiesta che l’eventuale decisione del Consiglio comunale in merito, ma il fronte del no non ne sente la necessità. Perché, invece, si dovrebbe cogliere la possibilità data dalla legge regionale?
“Avrei potuto essere d’accordo sulla scelta di non applicare la legge regionale, qualora l’istruttoria da parte degli uffici tecnici fosse risultata negativa; ma una volta che gli uffici hanno dato parere favorevole rispetto all’oggettiva necessità di portare a compimento non tanto la prerogativa del costruttore, quanto quella dei cittadini che hanno acquistato quegli immobili, che già esistono e diversamente rimarrebbero delle cattedrali nel deserto, ritengo che per portarmi su una posizione di voto contrario ci vorrebbero delle argomentazioni che smontassero tecnicamente, non politicamente, le motivazioni di congruità date dagli uffici tecnici. D’altra parte è un provvedimento che non fa male alla città, perché – come detto – si è deciso di non aumentare le cubature, anche se la legge regionale lo avrebbe permesso; si tratta semplicemente di un provvedimento di natura amministrativa. Oggi, affrontando questo problema, ci troviamo a pagare errori fatti nel passato”.
Quali sono stati questi errori?
“Già nel 2006 su questa partita ci furono problemi; io non votai in Aula per approvare il definitivo piano volumetrico, perché ero assessore; si arrivò a una mediazione politica su una destinazione ‘turistico-residenziale’; sono quarant’anni che sono nel settore del Turismo, ma non ho ancora capito che significa quell’espressione. Oggi paghiamo quell’ambiguità di fondo“.
A parte le posizioni contrarie ben note, ci potrebbero essere altre posizioni ‘non allineate’ che potrebbero mettere in crisi la maggioranza?
“È inutile negarlo, all’interno della maggioranza ci sono delle sensibilità diverse e tutte legittime, ma non è su questo punto che si può misurare la sua tenuta, perché questo è un provvedimento di natura amministrativa, non politica. Mi auguro, però, che anche con le diversità di vedute che ci possono essere a riguardo, riusciamo a dare una risposta – che sia positiva o negativa – nel rispetto della normativa, del piano regolatore, e in linea con le scelte dell’amministrazione che fino ad oggi, in materia urbanistica, ha già mostrato la sua linea politica. Non è su questo punto che l’amministrazione dovrà scoprirsi palazzinara o meno. L’amministrazione Lapenna è quella che ha cercato di rimettere a posto un settore che era stato abbandonato a se stesso, i dati sono sotto gli occhi di tutti; non può essere un provvedimento tecnico a cambiare la linea politica”.
Se la tenuta della maggioranza non si misura in questo passaggio, in sostanza vuol dire che se non trovate una sintesi all’interno della stessa siete disposti a far passare la delibera anche con i voti eventualmente determinanti dell’opposizione?
“Il Consiglio comunale è sempre sovrano in ogni sua scelta ed è chiaro che per qualsiasi atto che arriva alla sua attenzione la maggioranza cerca sempre un’apertura che possa portare alla maggior condivisione possibile. In Aula quindi, qualora si vada al voto, vederemo quale sarà l’indicazione che arriverà dal Consiglio. Ma se dovesse emergere la necessità di un maggiore approfondimento, l’Aula ha tutto il diritto e il dovere di chiederlo. Io però penso che le risposte, in un senso o nell’altro, debbano essere date“.