Si è tenuto ieri mattina presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Filippo Palizzi” di Vasto un incontro promosso dal Club Lions Adriatica Vittoria Colonna di Vasto, dall’associazione culturale l’Argonauta e dall’associazione culturale Andrea Di Capua-Duca di Termoli dal titolo “La guerra in casa 70 anni fa”. A settanta anni dalla tragica e storica data dell’ottobre 1943, la mattinata trascorsa ieri è servita ai presenti per conoscere meglio la storia del territorio, poco nota dai non addetti ai lavori ma che ora, grazie anche alle pubblicazioni di Giuseppe Tagliente (Il lungo inverno del ’43) e Antonio Smargiassi (La battaglia di Termoli), potrà essere maggiormente conosciuta e magari rivestire un grado più elevato d’importanza. Ma andiamo con ordine. Ad aprire l’incontro è stato il dirigente scolastico Gaetano Fuiano, il quale ha salutato i presenti e ribadito che “I veri uomini sono quelli che non osano dimenticare il passato” per poi lasciare la parola al presidente del Lions Club Carmine Di Risio. “E’ un anno, quello corrente, che non fa che animare e rendere continuative le iniziative promosse dalla nostra associazione. L’appuntamento di oggi risulta essere importante- ha affermato- in quanto solo apprezzando e conoscendo i fatti storici, possiamo capire il presente e magari anticipare il futuro”. Dalle parole di Di Carmine, si è passati a quelle del generale di divisione dell’Arma dei Carabinieri Luigi Bacceli. Quest’ultimo, durante il suo intervento, ha delineato e descritto la situazione geopolitica mondiale nel 1943 ed elencato gli avvenimenti che resero quell’anno fondamentale in relazione alle dinamiche del secondo conflitto mondiale. La fine del regime fascista, il ritiro delle armate italiane dalla Russia, la tragedia dell’8 settembre, le prime azioni della resistenza… questi e altri i fattori che furono caratterizzanti per gli anni che anticiparono le sorti finali della guerra. Successivamente lo stesso Baccelli decide di fare un passo indietro ulteriore e di tornare all’autunno del 1942, introducendo quella che era la situazione nel territorio europeo in quel periodo: “ Nell’autunno del ’42 vari fattori risultarono importanti dal punto di vista storico e politico: la svolta decisiva della campagna del nord Africa, il ritiro dalla Libia, l’operazione Torch con la successiva conquista dell’Africa Settentrionale… a questi avvenimenti seguì poi nel ’43 la Conferenza di Casablanca in Marocco, in cui il presidente americano Roosevelt e quello inglese Churchill decisero di intraprendere la strategia dello sbarco in Sicilia. Perché la Sicilia? Nel Nord Europa era già stato attivato lo sbarco in Normandia con il piano Husky e quindi risultò fondamentale per le truppe anglo-americane attivarne un altro per limitare e sconfiggere la potenza tedesca, denominato Overlow”. Dal resoconto geopolitico del prof. Bacceli, è stato poi il prof. Antonio Smargiassi a continuare l’excursus storico, ponendo maggiore attenzione al tema dell’incontro: “A dividere i tedeschi dai nemici anglo-americani vi erano tre importanti linee di confine proprio in questo territorio: la linea Victor, compresa dal Biferno al Volturno; la linea Barbara, dal Trigno ai Colli al Volturno ed infine la linea Gustav, quella compresa dal fiume Sangro al Garigliano. La Battaglia di Termoli del 1943 non fu un fatto casuale, ma rientrò in una specifica azione militare studiata dal Generale Montgomery dell’ottava armata britannica. Britannica e non solo inglese in quanto contava sulla presenza anche di scozzesi, canadesi e irlandesi. I tedeschi, da quanto riportato sulle cronache, conoscevano il pericolo di un attacco imminente, ma se ne aspettavano uno per via marittima e non terrestre. Infatti, precedentemente, le truppe tedesche avevano distrutto tutti i ponti e le strade vicino Termoli, oltre che a presidiare il fiume Biferno. Alle 22:00 del 3 ottobre 1943 i britannici partirono da Manfredonia con l’obiettivo di circondare la periferia termolese. I tedeschi erano ancora dormienti quando alle 3:00 si videro attaccare e gli scontri avvennero proprio in prossimità del centro cittadino. Il 4 ottobre fu un giorno davvero duro per la città di Termoli, presa d’assalto e con i ponti e le strade distrutte. Intanto arrivarono le truppe canadesi e i carro-armati britannici, seguiti dalla fanteria. Intorno alle ore 15:00 ci fu un grande scontro corpo a corpo e a distanza, con i bombardamenti che causarono non poche morti civili- circa seicento per parte nei primi due giorni. Furono proprio i numeri delle vittime a far riflettere le due forze e alla fine i tedeschi ripiegarono, consci che le forse avversarie erano nettamente superiori. Nel 6 Ottobre Termoli fu liberata”.
La parola è poi passata a Giuseppe Tagliente, ultimo ad intervenire: “La Guerra è crudeltà, è sofferenza, è morte– ha premesso- ma non va esorcizzata con il silenzio, arma ancora più pericolosa. Va bensì ascritta alle caratteristiche della natura umana e, come tale, deve essere conosciuta nelle sue cause e nei suoi effetti. In fin dei conti è lo stesso Platone a ricordarcelo: Solo i morti hanno visto la fine della guerra. Quindi il vero esorcismo per la guerra risulta essere lo studio e la conoscenza e non la menzogna. Forse anche con la buona politica, intesa come quell’elemento che evita cortocircuiti e difende gli interessi di ogni stato al fine di difendere gli interessi comuni. Queste premesse sono le stesse con le quali ho scelto di scrivere questo libro, a settanta anni da quegli avvenimenti. Il lungo Inverno del ’43. Vasto la guerra in casa descrive e racconta i fatti da un punto di vista diverso rispetto forse ad altri libri storici: l’occhio con il quale ho voluto riportare alla luce i fatti è quello del cittadino, della vittima, del contadino, dell’umile che ha subìto ed è stato attore e spettatore di quelle violenze. Grazie al contributo fotografico che mi è stato concesso dal British Museum di Londra, ho potuto riportare su carta le immagini di quegli anni. Poi, attraverso testimonianze inedite di contadini e gente del popolo, sono riuscito a far venir fuori racconti che forse meglio fanno capire le emozioni vissute dai vastesi in quegli anni. Le sensazioni provate dai cittadini della nostra città quando le truppe inglesi arrivarono per cacciare via i tedeschi e al tempo stesso rinominare strade e monumenti a proprio modo (da Histonio, Vasto si chiamò Garrison Town; piazza Rossetti fu chiamata Piccadilly Circus; il Politeama Ruzzi prese il nome di Garisson Theatre ecc…). Oltre a ripercorrere i fatti storici, quindi, ho avuto la possibilità di raccontare una storia forse nota solo ai più anziani”.