“Noi infermieri siamo in prima linea nell’assistere i malati e non possiamo accettare di essere colpevolizzati del propagarsi dell’epidemia e dopo una prima rapida analisi dei dati pervenuti dalle varie realtà locali e dalle informazioni di stampa prendiamo atto che i primi casi di contagio nei paesi occidentali hanno riguardato personale infermieristico preposto all’assistenza di pazienti infetti; che il personale interessato all’assistenza si è infettato nonostante la presenza di appositi protocolli operativi; che la situazione sul territorio nazionale non è omogenea e va dall’adozione di nessun protocollo e mancata presenza di appositi DPI a situazioni dove sono presenti i presidi ma manca la formazione o pratica con simulazioni e che un contingente di soldati americani con base in Italia è attualmente in Liberia in missione anti-Ebola (con compiti logistici) e ne è previsto il rientro alla fine ottobre o i primi giorni di novembre 2014″. Lo dichiara Enrico Del Villano segretario provinciale del Nursind, sindacato infermieristico italiano.
“Formazione, organizzazione e sistemi di protezione – prosegue Del Villano – sono elementi indispensabili per la difesa della salute dei cittadini e spesso sono limitati ed espongono gli infermieri al rischio. Abbiamo chiesto all’azienda l’attivazione di protocolli specifici secondo le più aggiornate linee guida internazionali; informazione, formazione e simulazioni per il personale infermieristico sulla malattia, sulle modalità di contagio, sull’uso degli appositi dispositivi di sicurezza, sull’individuazione degli appositi spazi e corretta gestione delle procedure; attestazione che si sia messo in atto quanto indicato dalle indicazioni ministeriali; posizionamento in ogni postazione di triage di pronto soccorso di un vetro per separare l’utenza dagli operatori; tutto il materiale necessario e adatto ad affrontare il rischio infettivo”
“Più volte il Nursind – prosegue il segretario – ha ribadito davanti al taglio delle risorse umane ed economiche che gli infermieri erogano salute a discapito della propria salute. I contagi del virus Ebola sono una ennesima dimostrazione dei rischi che corriamo quotidianamente e del valore della nostra professione. Rischi e valore non riconosciuti. Riteniamo che ci siano almeno tre punti essenziali da affrontare in brevissimo tempo: il primo e più importante è quello relativo alla formazione del personale. Ma nella nostra ASL, corsi di formazione specifici da effettuare nelle sedi principali di Chieti, Lanciano e Vasto, nessuna notizia. E poi c’è da dire anche che la formazione una tantum non è adeguata a dare la sicurezza nel ripetere più e più volte la procedura di vestizione e vestizione, ne sono una dimostrazione i casi di contagio delle colleghe americana e spagnola. Il secondo punto dolente sono i percorsi esterni di competenza del 118 e quelli delle ambulanze interne, non attivati. Terzo punto: siamo certi che nella nostra azienda, benchè sia presente un reparto di malattie infettive, ci siano a disposizione gli spazi idonei e sufficienti per la quarantena del personale che dovesse essere entrato in contatto con i vari casi?
“Spiace ribadire – conclude Del Villano . che gli infermieri sono i professionisti più a diretto contatto con i potenziali rischi e che spesso sono mandati ad affrontare i primi interventi senza una adeguata protezione e formazione e senza un riconoscimento del rischio”.