Andare alla ricerca “di una codificazione di diritti che possano essere garantiti a persone che vivono in unioni omosessuali. È un discorso – credo – di civiltà e di rispetto della dignità delle persone”. Sono le parole pronunciate ieri da monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, durante l’incontro con la stampa in cui, visto il suo ruolo da segretario speciale del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, ha commentato il lavori svolti dall’assemblea.
Il Sinodo, voluto fortemente da Papa Francesco, sta affrontando tante tematiche attuali. Tra quelle che suscitano maggiore attenzione da parte dei mass media e dell’opinione pubblica, ci sono la posizione nella Chiesa rispetto ai divorziati e alle coppie omosessuali. Dalle prime relazioni emergono segnali di apertura e riflessione da parte dei vescovi. Dopo questa prima fase di incontri tra i vescovi, ne seguirà una di riflessione, per arrivare, poi ai lavori sinodali dell’ottobre 2015.
“La logica vincente non è mai quella del tutto o niente, ma è quella della pazienza del divenire, dell’attenzione alle nuances, alle sfumature, alle diversità, alle complessità delle situazioni – ha detto monsignor Forte-. Perché chi non usa questa logica rischia di giudicare le persone e non di capirle, di accompagnarle, di accoglierle. Mi sembra che uno dei dati più belli di questo Sinodo, che la Relatio post disceptationem ha recepito, è questo spirito di compagnia, di accompagnamento e di progressività, di maturazione sul quale naturalmente c’è ancora da fare tanto. Quindi quello di oggi è solo un momento, una tappa. Il lavoro che ci aspetta, soprattutto il contributo dei gruppi, sarà importantissimo per integrare, precisare e sviluppare gli elementi che sono venuti fuori”.
Monsignor Forte ha parlato di uno temi affrontato all’assemblea, l’accesso al Sacramento dell’Eucaristia per i divorziati risposati e la via penitenziale proposta. “Un riconoscimento eventuale di colpe che possono esserci state, perché ogni fallimento di un’alleanza nuziale avviene certamente per la responsabilità di entrambi: non è mai giusto scaricare tutto su una sola persona. Quindi è giusto che ognuno prenda coscienza eventualmente dei propri limiti, delle proprie insufficienze e sia disposta a mettersi in ascolto di Dio, per una conversione del cuore”.
Altro tema cruciale è quello degli omosessuali. I vescovi hanno riflettuto su “doti e qualità” che esse possono offrire alla comunità cristiana. Sui matrimoni tra perssone dello stesso sesso, l’arcivescovo Forte ha spiegato che “la Chiesa non condivide che la stessa terminologia famiglia possa essere indifferentemente applicata all’unione fra un uomo e una donna, aperta alla procreazione, e all’unione omosessuale. Detto questo, mi sembra evidente che le persone umane coinvolte nelle diverse esperienze hanno dei diritti che devono essere tutelati. Dunque il problema è anzitutto non la equiparazione tout court, anche terminologica, ma naturalmente questo non vuole affatto dire che bisogna allora escludere la ricerca anche di una codificazione di diritti che possano essere garantiti a persone che vivono in unioni omosessuali. È un discorso – credo – di civiltà e di rispetto della dignità delle persone”.