Il direttore di Poste impresa di Vasto, un carabiniere e un dipendente delle Poste. Sono i primi tre tesatimoni nell’ambito del processo all’impiegato delle Poste centrali di Vasto accusato di aver sottratto 15mila euro dal caveau dell’ufficio di via Giulio Cesare.
E’ stata la seconda udienza del giudizio che vede imputato P.R., 53 anni, posto ai domiciliari quasi due anni fa fa dai carabinieri della Compagnia di piazza Dalla Chiesa al termine delle indagini coordinate dalla procura di Vasto, rappresentata nel processo dal pubblico ministero Enrica Medori. Difeso dagli avvocati Giovanni e Antonino Cerella, l’accusato si è sempre dichiarato innocente. Oggi l’imputato non è comparso dinanzi al Tribunale collegiale: ha, infatti, presentato per la terza volta un certificato medico: era assente dall’aula perché doveva sostenere le analisi del sangue.
Il collegio giudicante, presieduto da Italo Radoccia, ha aggiornato l’udienza al 20 gennaio 2015. Da qualche mese, P.R. è stato reintegrato al lavoro, ma trasferito in un ufficio postale di Chieti.
La vicenda – Finito agli arresti domiciliari l’11 ottobre 2012, nel corso di un’inchiesta iniziata a fine agosto, l’uomo è tornato libero il 22 dicembre, ma deve difendersi dall’accusa di peculato. Dinanzi ai magistrati ha sostenuto di non essere lui il responsabile del furto all’ufficio Poste impresa dove, il 31 agosto del 2012, qualcuno ha prelevato i contanti dalla cassaforte. Un’azione registrata dalle telecamere della videosorveglianza. Al termine degli accertamenti, su richiesta della Procura, il giudice per le indagini preliminari aveva emesso il provvedimento restrittivo.
Il 23 febbraio 2013, il giudice per le indagini preliminari ha decretato che l’uomo deve essere giudicato con rito immediato, ossia senza passare attraverso l’udienza preliminare. A maggio si era tenuta la prima udienza.