Deve abbandonare gli studi universitari perché la famiglia è in difficoltà. Dopo aver imparato l’italiano e preso la licenza da venditore ambulante, lascia il Senegal. A Vasto lavora per mantenere e far studiare i propri figli. Due studentesse universitarie, Fabiana Bolognese e Debora Fioriti, lo hanno intervistato e ora raccontano la sua storia per Zonalocale.it.
La storia di Alaine – Senegal anni Settanta, il giovane Alaine primogenito di una numerosa famiglia, si trova costretto a dover interrompere la sua promettente carriera universitaria in medicina per aiutare i genitori in un momento di difficoltà.
Qui inizia il suo viaggio con un bagaglio carico di sogni e speranze …
Negli anni Ottanta decide di dare una svolta radicale alla sua vita andando a vivere in Italia. Con i suoi amici Alaine decide di intraprendere un corso in lingua italiana che gli avrebbe permesso di ottenere la licenza di venditore ambulante, abituato alle alte temperature africane non riesce a resistere al freddo invernale e decide di rientrare in Senegal, tornato li si rende conto che se vuole assicurare un futuro migliore alla sua famiglia il freddo non può fermarlo, perché il suo paese non gli offre stabilità.
I suoi amici in Italia nel frattempo sono riusciti a superare l’esame e ad ottenere la licenza, Alaine non può essere da meno, si rimbocca le maniche e si mette a studiare. Arrivato il giorno dell’esame Alaine con il cuore a mille entra in una stanza dove ad attenderlo c’è una commissione di esperti pronti ad esaminarlo, lo scritto era stato superato con successo ma era la prova orale a preoccuparlo maggiormente, a tutte le domande Alaine risponde correttamente ricevendo i complimenti di tutta la commissione e fra i suoi ricordi riemerge ancora l’esclamazione di uno dei professori: «non potevamo immaginare che un africano riuscisse a parlare così bene l’italiano!» la licenza è sua, ora può utilizzarla come meglio crede. Questo lavoro lo porta spesso in giro, con il suo furgoncino raggiunge i vari paesi nei giorni di festa portando con sé un po’ della sua Africa, certo rispetto agli inizi la situazione ora è cambiata ma Alaine non demorde perché i suoi sei figli insieme alle due mogli non possono fare a meno di lui. La lontananza è difficile sia per lui che per la sua famiglia ma la possibilità di un futuro migliore per i suoi figli, tre dei quali studiano all’università, cancella ogni fatica e sofferenza. Quando lo sconforto prende il sopravvento a riportargli gioia ci pensa la voce della sua bambina più piccola che quando lo chiama gli riempie il cuore di felicità.
Alaine non ha sempre vissuto in Abruzzo: nel 1985 si trasferisce in Toscana, la sua permanenza lì però dura solo un mese perché non può sopportare la lontananza dalla sua terra d’adozione, l’Abruzzo. Vasto è sempre nel suo cuore perché qui ha trovato tante persone che gli vogliono bene e lo hanno accolto come un fratello, a detta di un signore che lo conosce da anni il merito è solo suo perché sa farsi voler bene. Quando il lavoro lo porta fuori dall’Abruzzo ad ogni persona che gli chiede com’è la roba che vende lui risponde:«è bell’ gne lu Uasht!» In una delle sue trasferte conosce un signore che prende a cuore la sua storia e quella del suo popolo e decide di andarlo a trovare in Africa; con la sua generosità uno dei villaggi più poveri del Senegal vede la luce di un edificio con servizi igienici e una sala tv per grandi e piccini.
Alaine qui si trova bene, non si sente discriminato e anche quando qualcuno non lo rispetta lui non se la prende perché le persone che gli vogliono bene e lo apprezzano sono molte, certo non è sempre semplice far valere i propri diritti perché ci si sente deboli e a volte bisogna abbassare la testa per non crearsi nemici. Il ritorno definitivo in Africa non è molto lontano dopo che i suoi figli termineranno gli studi probabilmente Alaine lascerà l’Italia, questo distacco lo spaventa perché non sarà facile tornare alla sua vecchia vita e soprattutto rinunciare ad un buon cappuccino con il cornetto, uno dei tanti rituali che segnava il suo rientro in Italia dopo qualche mese trascorso in Senegal.
Alaine ci ha insegnato che nella sua cultura la condivisione è tutto, perché “se non condividi quello che hai non sei senegalese!”
di Fabiana Bolognese e Debora Fioriti