“Manifestiamo la nostra rabbia ormai dall’inizio di questa estate attraverso diverse forme di protesta e attualmente siamo, con un presidio permanente, d’avanti a Palazzo Montecitorio a Roma dove fanno la passerella molti politici esprimendo la loro solidarietà alle nostre rivendicazioni”.
Esprimono tutto il loro disappunto i rappresentanti provinciali della Consulta Sicurezza del Sap Polizia di Stato, Giancarlo Manes, del Sappe Polizia Penitenziaria Mario Tuzi, del Sapaf Forestale, Danilo Aceto, e del Conapo Vigili del Fuoco, Giuseppe Giampaglione.
Motivo della protesta è “lo sblocco degli stipendi e del tetto salariale, imposto per arginare la crisi economica era fissato per un triennio 2011-2013, poi prorogato anche a tutto il 2014. All’intenzione di prorogarlo di un ulteriore anno abbiamo detto basta”, spiega Manes, che avverte: “Siamo allo stremo delle forze. Se non si troveranno risorse, oltre che per lo sblocco economico, anche per i
capitoli di spesa per automezzi, carburanti e vestiario, potremmo non riuscire a garantire la totale sicurezza dei cittadini. Riusciamo a farlo ancora grazie al nostro spirito di abnegazione”.
“Chiediamo al Governo – tuona Tuzi – di scoprire le carte, perché non tolleriamo essere nuovamente traditi da promesse non mantenute. I tagli lineari imposti alla pubblica amministrazione non possono essere attuati indistintamente. Il nostro è un lavoro particolare in cui la soglia di attenzione deve essere altissima e, con questi tagli, si espone il nostro personale a maggiori rischi”.
Aceto lancia l’allarme: “Per noi pende una spada di Damocle sulla testa di tutti i circa 7500 forestali d’Italia e cioè quella del riordino della pubblica amministrazione, unito all’ormai noto accorpamento dei Corpi di polizia. Il Governo non ha ancora le idee chiare sul da farsi. Tra le possibili soluzioni, presentato come un taglio delle spese, c’è quello della soppressione del Corpo Forestale dello Stato
senza la chiara indicazione di quale altro organo dello Stato assolverebbe alle funzioni di polizia ambientale e agroalimentare, peculiarità genetiche e proprie del Cfs. Funzioni da sempre svolte con la consapevolezza e responsabilità di un Corpo di polizia dello Stato”.
“Noi della Consulta sicurezza – ricorda Giampaglione – non abbiamo semplicemente chiesto lo sblocco degli stipendi e del tetto salariale, fermi a 5 anni fa, ma abbiamo dato anche le linee di indirizzo per il reperimento delle risorse economiche attraverso l’accorpamento delle polizie regionali e provinciali l’unificazione dei Dipartimenti di pubblica sicurezza e soccorso pubblico sotto il Ministero dell’Interno e l’unificazione dei numeri di emergenza, cosa che farebbe risparmiare circa 2 miliardi di euro all’anno. Per noi vigili del fuoco, il solo sblocco del tetto retributivo porta nelle nostre tasche meno di 20 euro al mese e, dunque, chiediamo a forte voce anche lo sblocco stipendiale”.
I rappresentanti sindacali della pubblica sicurezza e del soccorso pubblico non si fidano delle semplici promesse riguardo allo sblocco dell’aumento salariale e chiedono provvedimenti concreti, messi nero su bianco. Per questo, i quattro sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale di tre ore per il 23 settembre, mentre il giorno dopo manifesteranno a Roma, in piazza Santi Apostoli: “Sino a fine mese – annuncia la Consulta – continueranno il presidio a Montecitorio e l’operazione Piazzapermanente sino a fine anno, con un camper che girerà l’Italia per raccogliere firme e riformare la sicurezza”.