E’ l’estate del 1995 quando il presidente della Vastese, l’imprenditore romano Armando Scopelliti, al comando da una stagione e consigliere comunale, manda la Vastese, reduce dal settimo posto in C2, in ritiro a Gubbio. L’allenatore Pino Petrelli è andato via, al suo posto Carmelo Bagnato, il presidente rassicura i tifosi, ma lo fa solo a parole, poi non iscrive la squadra al torneo 1995/96, si dice per non firmare un fideiussione di 400 milioni di lire.
Il magazziniere Michele Sasso, ultimo rimasto, viene trattenuto in albergo, quasi sequestrato insieme agli attrezzi e alle divise di allenamento dal titolare dell’Hotel ai Cappuccini di Gubbio perchè nessuno ha pagato le spese della struttura. La notizia esce sui principali quotidiani sportivi italiani. Il 1 agosto la Vastese sparisce per la seconda volta nella sua storia dopo il fallimento del 1981, al suo posto è ripescata la Ternana.
A rappresentare il calcio cittadino sarà il Vasto Marina, neopromosso in Promozione, che dal San Tommaso passa a giocare all’Aragona. La stagione seguente qualcosa si inizia a muovere, Antonio Prospero, Nicola Natale e Giovanni Bolognese danno una mano insieme a nuovi e vecchi dirigenti, il 5 novembre del 1996 la presidenza della società passa da Paolo Rapino al sindaco Giuseppe Tagliente. A fine stagione i tifosi per scuotere l’ambiente e smuovere l’indifferenza generale organizzato la partita virtuale, è il 18 giugno del 1997, in campo non c’è nessun giocatore, nemmeno il pallone, solo la terna arbitrale, ma la curva è gremita, oltre mille persone, il tifo è incessante. Se ne parlerà anche a livello nazionale.
L’appello alla città dei tifosi funziona, dopo qualche giorno il Vasto Marina cambia denominazione, nasce la Pro Vasto, presidente Tagliente, allenatore Donato Anzivino, viene allestita dal direttore sportivo Natale una squadra che domina la Promozione 1997/98. Stessa storia in Eccellenza, dove alcuni record di quella formazione restano imbattuti ancora oggi. Il sindaco passa la mano il 21 giugno del 2000 a Camillo Litterio, che nell’estate del 2005, dopo essere stato affiancato nell’ultima stagione dall’ex presidente del Teramo, Romano Malavolta, si fa da parte. La società va a Domenico Crisci, Lucio Moscato e Nicola Natale. Anche in quel caso è necessario l’intervento del primo cittadino, Filippo Pietrocola.
La Pro Vasto tornerà in C, farà i play off per la C1, vincerà uno Scudetto dilettanti, avrà in rosa calciatori come Biagianti e Cazzola che arriveranno in A e altri stabilmente tra i professionisti come Giuliano, Fiore, Della Penna, Miglietta, Ruscitti, Marconato, Morante, Innocenti, fino al terzo fallimento della sua storia, quello dell’estate del 2010 e la ripartenza nel 2012, due anni in chiaroscuro, senza appeal sulla città. Il resto è storia di oggi, con la consegna del titolo sportivo al sindaco Lapenna.
All’ex sindaco Tagliente, che si è trovato nella stessa situazione, abbiamo chiesto come venne gestita dall’amministrazione dell’epoca la questione. “Scopelliti, oggi noto per essere il papà della cantante Noemi, sparì, si ripresentò per un consiglio comunale e lo salvai dal tentativo di linciaggio della folla inferocita. In quel periodo avviammo immediatamente delle trattative con gli imprenditori locali, diedi loro tutte le rassicurazioni e con la massima collaborazione da parte di tutti fu possibile cambiare nome al Vasto Marina. I dirigenti, in primis Pino Travaglini, furono molto disponibili, il tutto avvenne in perfetta armonia. Poi fu allestita la squadra che i tifosi ricordano e che perse pochissime partite. Fino a quando, tre anni dopo, chiamammo Litterio e gli proponemmo la presidenza che lui accettò. Per me non era una situazione più sostenibile”.
Come può vivere un sindaco una situazione del genere? “Non siamo tutti uguali, quindi dipende anche dalla propria formazione e dalle proprie emozioni. Pur non essendo un grande appassionato di pallone ho cercato di risolvere immediatamente la questione, è tra i compiti di un sindaco. La squadra di calcio è un patrimonio storico della città, Vasto ha una tradizione importante e non può certo sparire, ci sono tanti tifosi ed è giusto che possano nutrire ancora la loro passione. Un’amministrazione comunale dovrebbe sempre farsi carico delle esigenze di tutti gli sport. E’ vero che i tempi rispetto a prima sono cambiati, i soldi sono meno, ma abbiamo a due passi l’esempio della Virtus Lanciano, meno storia e tradizione di noi, eppure sono arrivati in Serie B con un progetto”.
Anche in città, secondo l’ex primo cittadino, ci sono casi da prendere come esempio: “Da sempre sono favorevole alla privatizzazione degli impianti sportivi, è una strada che abbiamo percorso con la mia amministrazione, ma poi non so per quale motivo non è stata più seguita. Abbiamo dato in gestione i campi di tennis, campi sportivi e palestre, è un modo per non pesare sulle casse del Comune, che non ci rimette e per le società di incassare qualche soldo. Il palazzetto dello sport è un altro esempio in positivo, così come lo è l’Istituto San Gabriele. L’assurdità è invece dare un milione e mezzo di euro ai Salesiani, fondi difficili da trovare, per poi lasciare la gestione ai Salesiani. A che pro? Non è certo un’operazione a favore della città, soprattutto in un momento come questo. Qualora venissero trovati quei soldi, una parte potrebbe essere impiegata anche per la squadra cittadina”.
Un consiglio a Lapenna da chi ha già vissuto una situazione simile? “Il tempo strige, sicuramente sarà già stato fatto, bisogna chiamare a raccolta tutti gli imprenditori per dare una mano, anche di fuori, il Comune deve fare la propria parte, la squadra va salvata”.