La prima volta che sono entrato nel suo studio è stato come mettere piede in un luogo d’altri tempi. Ed è proprio così, perchè l’edificio lungo corso de Parma è proprio nel cuore della città, di quella Vasto che tanto ama. “Questa è casa vostra”, ci dice con un grande sorriso dietro la barba bianca, e i suoi gesti sono quelli di una persona pronta ad accogliere chiunque passi da lì. Vittorio Emanuele Russo, avvocato dopo tanti anni trascorsi tra la vita militare e il lavoro come funzionario nel ministero. Nella grande stanza dalla cui finestra si ammirano i tetti e l’imponenza del campanile di Santa Maria, l’attenzione è rapita da ciò che è appeso alle pareti. “Qui c’è tutta la mia vita”, mi dice lasciandomi guardare attorno. Sulla scrivania c’è una pianta di orchidea, con un bel fiocco rosso. Il caso ha voluto che il nostro incontro avvenisse nel giorno del suo compleanno. “Sono nato 77 anni anni fa”, dice orgogliosamente. E i suoi sono 77 anni di amore per Vasto, luogo in cui le radici sono ben ancorate e in cui il cuore batte più forte. La vastesità è la parte più importante dell’anima di Vittorio Russo, lo esprime con le parole e lo testimonia con i gesti. Un’impronta lasciata dalla sua famiglia. “Il luogo dove ci troviamo era la casa di mia madre, una Anelli. In casa mia si è sempre respirata l’aria delle tradizioni vastesi, con un certo Luigi Anelli, fratello di mio nonno, di cui non devo certo ricordare io la storia”. Nel suo percorso di vita Vittorio Russo è passato attraverso l’esperienza della formazione militare. “Mio padre era ufficiale di Marina ma purtroppo ci ha lasciato troppo presto. Fu ferito in guerra e le conseguenze ce lo strapparono via. Così, quando dovevo affrontare gli studi del liceo classico, andati alla Nunziatella a Napoli”. Da lì il passaggio nell’aeronautica, sua grande amore, tanto che ancora oggi porta la spilla orgogliosamente appuntata sulla giacca.
I ricordi di quei tempi emergono dalle foto, una pronto al decollo vicino ad un aereo militare, un’altra, in alta uniforme, davanti alla base di Amendola. “Ci sono tornato qualche settimana fa, dopo cinquant’anni, con l’Associazione Arma Aeronautica di Vasto, che negli ultimi tempi ha ripreso vigore. Trovo sia molto importante vivere queste realtà associative e spero che tanti giovani possano avvicinarsi alla vita militare. Per me è stata un’esperienza altamente formativa che mi ha permesso di avere quella disciplina utile anche nella vita quotidiana”. Dopo l’aeronautica passò al Ministero dei Lavori pubblici, per concludere poi come vice direttore alle opere pubbliche del Molise. Sempre, però, con Vasto nel cuore. “Già quando ero alla Nunziatella ogni fine settimana dovevo tornare a casa. E, quando non era possibile, andavo dove partivano gli autobus per Vasto e mi fermavo a guardarli. Io non riesco a stare lontano da questa città. Anche quando mi trovavo all’estero, dall’aeroporto cercavo sempre un aereo che volasse verso l’Italia pensando a Vasto”. Dichiarazione d’amore più bella per la propria terra natale non potrebbe esserci. “Per me il legame con Vasto si rafforza ogni giorno, con la passeggiata quotidiana su via Adriatica, guardando il mare e, quando ci si sveglia presto, avendo la possibilità di ammirare il sole che sorge”. Dal suo studio Vittorio Russo ha un punto di osservazione privilegiato sulla città, su un centro storico che si svuota sempre più. “La cosa più triste è vedere i negozi chiusi. Anche di gente che passa ce n’è poca, spesso solo qualche pensionato. Prima la piazza era il vero spazio di aggregazione, oggi non più e non so se esistono altri punti”. Un’aggregazione che per lui, da ragazzo, era rappresentata “dalla parrocchia, l’azione cattolica, don Felice, giocare con gli amici”. Non riesce a nascondere una sorta di amarezza quando riconosce che “la mia generazione ha fatto diversi errori, anche perchè non è stata in grado di dare a voi le stesse opportunità che noi abbiamo avuto”. Una vita segnata dal lavoro, ancora oggi che potrebbe restare beatamente a casa. “Il lavoro è il modo per prevenire le malattie. Essere sempre impegnato mantiene attivo. Ieri sono stato in un’udienza che è finita alle 17, è stato faticoso ma alla fine è anche una soddisfazione. In questo studio siamo sempre impegnati nell’aggiornamento costante, per essere sempre preparati, studiando e facendoci aiutare dalle nuove tecnologie”. Per una persona di 77 anni non è così scontato avere un ottimo rapporto con pc e internet. “Un po’ c’è mio figlio ingegnere che mi aiuta a tenermi aggiornato, ma poi io sono molto curioso nell’apprendere per non restare indietro”. Un lavoro, quello dell’avvocato, “che mi porta a confrontarmi con tante situazioni difficili della realtà di oggi. Alcol, droga, situazioni di povertà. Il mio impegno è anche quello di prestare la mia opera gratuitamente in diverse situazioni. Non lo faccio per essere ma perchè per me sopra di tutto c’è Lui”, dice indicando il crocifisso alle sue spalle.
Una forte fede cattolica che lo porta ormai da tantissimi anni ad essere priore della confraternita del Pio Monte dei Morti. “Ma l’esperienza della confraternita dovrebbe coinvolgere di più i giovani, trasmettendo dei valori importanti di impegno e di solidarietà”. Il giorno del compleanno diventa un’occasione per chiacchierare su quella che considera una sua “eredità” da tramandare alle nuove generazioni. “Oggi purtroppo si stanno perdendo i valori della vastesità. Quando passo per punti come corso Palizzi, via Anelli, ho molta tristezza. La cosa che maggiormente mi mortifica è la perdita dei valori storici che possono rappresentare la propria infanzia. Non esiste un istituto che possa nel tempo tramandare punto per punto la cultura vastese. Ci deve essere qualcuno che dia l’input ai giovani di ricordare cosa è la vastesità. Si sono perse occasioni di far conoscere le tradizioni. Io da ragazzo andavo a scuola da don Vincenzo Marchesani, il musicista che insegnava gratuitamente il saper suonare, per avere la possibilità poi di riunirsi assieme. Io vorrei trasmettere ai giovani l’attaccamento al proprio paese, l’attaccamento all’istituzione inteso come punto di riferimento nella vita. Non dobbiamo perdere le nostre tradizioni, non perdere San Michele, la processione del Venerdì Santo, la Santa Spina. E poi dobbiamo far conoscere quello che è un gioiello, la nostra spiaggia. Dobbiamo far conoscere Vasto perchè in un momento di crisi come questo i giovani potrebbero avviare attività legate al turismo. Non penso che Rimini, Riccione o Cesenatico abbiano delle chance superiori. Vasto è un paradiso e in quanto tale nel tempo deve rifiorire. Io ho molto fiducia nei giovani”. In una vita felice e serena, ha la fortuna di avere accanto una moglie che “per quarant’anni ha insegnato inglese e anche nel giorno del mio compleanno ha voluto donarmi un pranzo legato alla tradizione. Sa che sono un amante dei sapori genuini e quindi ha preparato a base di pesce”.
Il rammarico è quello di essere lontano dai figli e in particolare dai quattro nipoti, “due sono a Roma, gli altri due all’estero”. Tra i tanti oggetti presenti nello studio due attirano la mia attenzione. Il primo è una statuetta con due carabinieri, donatagli dall’equipaggio della motovedetta di Vasto. Quella motovedetta che il suo impegno quando era al ministero contribuì a far arrivare a Punta Penna. E poi c’è un oggetto, l’unico sulla scrivania oltre a tutto ciò che serve per lavorare. È una clessidra. “Il simbolo dell’importanza del tempo, per ricordarci del suo valore. Una clessidra che però deve rimanere ferma, non serve ad indicare che chi arriva avrà solo quel tempo per essere ascoltato. Nel lavoro trascorriamo tanto tempo in studio, spesso la sera ci riuniamo per preparare il lavoro, un buon processo richiede una buona preparazione, ci vuole riflessione. E poi ci vuole anche quella profonda onestà che quando quella causa non è da fare bisogna avere il coraggio di dire al cliente: non butti i soldi”. Qualcosa di certamente difficile da applicare al giorno d’oggi. “Ma grazie al cielo a quest’età posso fare così. E poi devo essere io ringraziare la professione e non viceversa. Il solo fatto di stare a contatto con i giovani, con una vita attiva, mi fa sentire giovane”. Un forte attaccamento alla propria terra, un impegno che è politico nel senso più nobile del termine. Anche se dalla politica, intesa come quella della “competizione”, si è sempre tenuto lontano. “Quando c’è stato bisogno di me, ad esempio per le biomasse, con i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, io ho prestato gratis la mia opera. Ma per la politica ci vuole quello spirito in più, per essere politici bisogna avere qualcosa di diverso. Io presto la mia opera quando serve gratis et amore Dei“. Entusiasmo per la vita, espressa con i sorrisi di Vittorio Russo e con le sue parole. “La vita mi ha dato tanto, mi ha dato dei figli stupendi, una compagna di vita straordinaria”. E poi un lavoro che ancora oggi, superati ormai i 77 anni, lo appassiona. Tutto questo a Vasto, la città che ama e per cui vive ogni giorno.
Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di Costanzo D’Angelo