San Cesario del Vasto. “È così che dobbiamo iniziare a chiamare da oggi il nostro martire”. Sono le parole di don Domenico Spagnoli, parroco di Santa Maria maggiore, a dare il senso agli studi e alla pubblicazione su San Cesario martire, il cui corpo santo è conservato nella chiesa vastese dal 1695, quando arrivò in città donato dal marchese Cesare Michelangelo d’Avalos. Da allora sulla figura di San Cesario si sono intrecciate fede e leggenda, con una profonda devozione da parte del popolo vastese, che lo elesse suo protettore per i terremoti e per le guerre. A dare impulso all’attività di studio, che ha portato Pasquale Spadaccini e il professor Carlo Marchesani alla stesura del volumetto, sono stati i documenti originali ritrovati all’interno dell’urna di San Cesario, durante i lavori di restauro dell’urna stessa e della cripta. “Dalla lettura di questi preziosi documenti – spiega don Spagnoli – e dalla grande passione della gente per questo santo è arrivata la spinta per fissare tutte queste informazioni in un libro”. Il sacerdote ha ricordato, per averne avuto notizia dai suo parrocchiani, di come durante la guerra ci si appellasse al soldato martire affinchè proteggesse i soldati del Vastese in guerra. Il fascino di San Cesario è sempre stato dato dalla sua postura, seduta, a differenza di tutti gli altri corpi dei Santi. E qui che la fede e la storia si perdono nei ricordi, perchè ci sono segni evidenti che il corpo un tempo fosse disteso, ma non si ha traccia del come e del perchè oggi sia in questa posizione. Lino Spadaccini, uno dei due autori del volume, ha spiegato come “per iniziare questo lavoro ho messo da parte il materiale raccolto fino ad oggi e mi sono chiesto: chi non è San Cesario? Questo è stato il punto di partenza per togliere ogni dubbio sulla sua storia, visto che spesso in passato è stato associato al San Cesario di Terracina. In Italia ci sono circa 15 San Cesario, tra Santi e Martiri, ma quello il cui corpo è conservato a Vasto è unico. Alla luce dei documenti ritrovati oggi possiamo affermare che questo è San Cesario del Vasto. Sappiamo la sua provenienza, dal cimitero di Castulo, cosa molto importante per accertarne l’identità, e che era un soldato”.
Nel suo intervento Spadaccini ha ricordato come nella cripta di Santa Maria siano conservate le reliquie di un altro Santo. “Si tratta di San Fortunato, il cui corpo fu donato dal marchese d’Avalos alla chiesa di Santa Maria in Silvis a Serracapriola, passando però per Vasto, dove restarono queste reliquie”. Chi ha potuto vedere da vicino lo scheletro di San Cesario ne è rimasto molto colpito. “Abbiamo cercato di operare una pulizia rimuovendo polvere e ragnatele. Già con questo sono emersi i colori del vestito, fatto di fili d’oro e d’argento, a testimonianza dell’importanza che questa donazione aveva per i D’Avalos – ha spiegato Don Domenico -. Sulla base di legno si notano anche un avvallamento, che probabilmente accoglieva il cranio dello scheletro quando questo era disteso, ed un chiodo, su cui poteva poggiare il braccio”. Proprio la postura di San Cesario resta il mistero che forse non troverà mai risposta. “Gli anziani dicono che il corpo nel corso degli anni si sia alzato. Ce n’è traccia anche in un documento a firma di Sautto, giornalista nato nel 1880, che afferma di aver visto il Santo alzarsi tra il 1895 e il 1915”. Il volume presentato ieri sera è anche ricco di fotografie, con molti particolari, tra cui l’ampolla con il sangue del martire, normalmente non apprezzabili attraverso il vetro della teca. “È doveroso ringraziare Lino Spadaccini e il professor Carlo Marchesani – ha concluso don Spagnoli – per aver realizzato questa pubblicazione in un mese, con viva passione e tanta competenza”. Il libro sarà in vendita al prezzo di 5 euro, per poter finanziare il completamento del restauro dell’urna e della cripta.