“L’Abruzzo fa gola ai traffici della criminalità organizzata ed è per questo che esorto voi giovani ad avere attenzione a ciò che accade nel mondo che ci circonda, ad informarvi, a studiare, a crescere nella cultura. Perché solo con la cultura avrete consapevolezza dei vostri diritti”. Questo il messaggio che il magistrato Italo Radoccia, prossimo presidente facente funzioni del Tribunale di Vasto, ha lasciato agli studenti del Liceo Scientifico Mattioli di Vasto nel corso di un’assemblea d’istituto sul tema della legalità.
Ad organizzare l’appuntamento, iniziato con la visione del film “I 100 passi”, sulla vita di Peppino Impastato, sono stati i rappresentanti d’istituto del Liceo. “Quella della legalità è una tematica molto sentita – spiega Gigio D’Ercole – soprattutto alla luce degli ultimi episodi di cronaca che hanno coinvolto il nostro territorio. Questo è solo il primo di una serie di incontri che ci porteranno alla giornata contro le mafie organizzata per il 22 marzo da Libera”. Tra i ragazzi, quanto accade di negativo è argomento di discussione. “Se ne parla, soprattutto tra noi più grandi, del quarto e del quinto. Come ci ha spiegato il dottor Radoccia, queste sono cose che spesso vengono viste come lontane da noi, ma che ormai fanno parte della quotidianità”.
Il giudice Radoccia, nel parlare agli studenti, è partito dalla sua esperienza in Calabria, a Crotone, descrivendo le caratteristiche della ‘ndrangheta, associazione criminale con una serie di particolarità che la distinguono dalle altre, mafia e camorra. La sua narrazione è stata accompagnata anche dal riferimento a cruenti episodi, come la guerra tra i clan che nel 1999/2000 fece 40 morti nella sola Crotone, o il clima di omertà diffuso dalla popolazione, portata a credere più nella vendetta personale che nello Stato, o nelle 5 tonnellate di cocaina sequestrate nel 2001 al largo di Isola Capo Rizzuto.
“Forse c’è troppo poco Stato nel contrasto alla criminalità organizzata – è stata la dura considerazione di Radoccia -. Ed è questo il loro elemento di forza, perché si presentano come alternativa allo Stato agli occhi della gente. La ‘ndrangheta ha le sue leggi, i suoi apparati di potere, i suoi tribunali, che, a differenza di quelli regolari, hanno la certezza della pena”.
Radoccia ha poi parlato dell’Abruzzo. “I tentacoli della ‘ndrangheta si stanno allungando sull’Abruzzo, che ad oggi è una regione ancora lontana da quanto accade in altre realtà. La nostra regione ha un tessuto sociale sano. In presenza di illeciti la gente è pronta a denunciare, cosa che da altre parti non accade, vista la diffusa omertà”. Poi il messaggio ai giovani. “Dobbiamo restare uomini liberi e voi dovete avere sempre maggiore consapevolezza di vostri diritti”.
Dai ragazzi anche qualche domanda che ha contribuito ad alimentare la discussione con il magistrato. “Come si può eliminare l’indifferenza verso questi fenomeni?”, ha chiesto una studentessa. “Spesso si è portati a pensare: il fenomeno non mi tocca quindi non mi importa. Ma l’indifferenza è pericolosa, l’ignoranza rende schiavi perché impedisce di rendersi conto di ciò che accade intorno. E l’indifferenza deriva dall’ignoranza, quindi vi dico di studiare, leggere, informarvi”.
Altra domanda “tosta” da parte di una studentessa: “Come possiamo avere fiducia nello Stato? Di chi dobbiamo avere fiducia?”. Italo Radoccia non usa giri di parole. “Potrei rispondere retoricamente Lo Stato siete voi. Ma non sono qui per fare retorica a voi ragazzi. La nostra, purtroppo, non è una democrazia compiuta, anche se vi rimboccate le maniche lo Stato non va avanti. Ma non bisogna disperare, perché ci sono delle istituzioni sane. In qualcosa bisogna pure avere fiducia. Vi dico di avere fiducia nell’università, nella magistratura, nelle forze dell’ordine. Dovete avere fiducia nella parte sana della società, nel volontariato, perché ci sono tante associazioni no profit che cercano di riempire il vuoto lasciato dallo Stato. Vi esorto ad essere protagonisti nella società, incontratevi, discutete, non chiudetevi in voi stessi”.
L’ultima domanda è stata sul piano personale. “Quando era in Calabria non ha avuto paura di essere colpito dalla criminalità per il suo lavoro?”. Radoccia ha spiegato: “Non posso dire certamente che uno non ha paura. Ma la mia era una normale paura di subire una ritorsione per il lavoro che fai. Ma il principale obiettivo della ‘ndrangheta è avere soldi e potere, non c’è uno scontro diretto con la magistratura. Quindi dico, paura sì, ma consapevolezza che l’obiettivo principale non ero io”.