Le mani segnate dal lavoro di una vita impastano con energia acqua e farina. Nella ciotola di terracotta finiscono anche gli altri ingredienti, per preparare la pasta che poi viene lasciata riposare. Inizia così la storia di questa domenica che precede il Natale. Non può esserci Natale senza i dolci della tradizione, senza quei piccoli gesti, tramandati di generazione in generazione, che accendono ogni casa che si appresta a vivere giorni. E’ la signora Rosa Bruno ad aprirci le porte della sua casa per raccontarci il Natale della sua famiglia, quello della sua gioventù. E, per una vastese doc, non possono esserci feste natalizie senza i dolci della tradizione, i “caggionetti” e le “scrippelle”. Ancora oggi, a 86 anni, è lei a preparare i dolci per tutta la famiglia e gli amici. Nel giorno in cui la incontriamo prepara una piccola parte di impasto, “ma domani ho da fare 7 chili e mezzo di farina!” ci dice mostrando il suo sorriso spontaneo. Siamo venuti a trovarla, accompagnati dalla figlia Maria, per ascoltare racconti di una Vasto che non c’è più, di giorni di Natale vissuti in tempo di guerra. Il suo racconto è sempre col sorriso sulle labbra, con una grande energia che accompagna le parole e il lavoro delle mani per preparare i suoi dolci, che diventano una sorta di sottofondo al flusso dei ricordi di una vita.
Ripensando alla sua gioventù ci spiega come “non c’erano mica i regali. Eravamo 7 fratelli e sorelle in casa. Scrivevamo la letterina di Natale e la mettevamo sotto al piatto di papà. I nostri genitori al massimo ci compravano delle arance, e noi giocavamo con quelle ed eravamo contenti”. La signora Rosa abitava a San Lorenzo, che negli anni 30 era come lontana anni luce dal centro della città. Ma nella contrada c’era una forte unione. “Durante il periodo delle feste si girava per le case, ogni sera ospiti di una famiglia diversa. Chi riceveva in casa preparava l’accoglienza per tutti quelli che andavano. Gli uomini giocavano a carte, mentre le donne, dopo aver sistemato tutto, stavano lì a parlare. E poi si cantava tutti insieme, accompagnati dal suono della fisarmonica”.
A San Lorenzo la Messa di Natale era quella della mattina e chi voleva andare a quella di mezzanotte “doveva arrivare fino a Vasto a piedi”. Rosa Bruno è nata nel 1927 e ha nitidi i ricordi degli anni della guerra. “Nell’uliveto vicino casa avevano posizionato tre cannoni, che ogni tanto sparavano in direzione di Monteodorisio. Fortunatamente, vivendo in campagna avevamo di che mangiare, tra orto e animali. Però soldi non ce n’erano, quindi si cercava di scambiare le materie prime”. Nel periodo dell’occupazione tedesca, però, era necessario difendere la proprietà. “I soldati passavano di casa in casa a requisire gli animali. Noi avevamo un maiale e riuscii a salvarlo. Da casa lo portai lungo la valle, camminando per qualche chilometro. Arrivata nei pressi di un torrente lo legai per bene ad un albero, in un un punto dove non l’avrebbero trovato e poi tornai indietro. Quando passarono da casa nostra non trovarono niente da requisire e poi andai a recuperare il maiale. Avevamo salvato un prezioso capitale per sfamare la famiglia!”.
Mentre ci racconta queste storie l’impasto per i dolci, lavorato con pazienza qualche ora prima, è pronto per dare forma e sapore a delle squisitezze. Arriva anche la figlia, Maria, ed è lei ad occuparsi di mettere l’olio sul fuoco. Poi chiama in aiuto la mamma perchè “le scrippelle non stanno venendo bene”. E la signora Rosa chiede: “Ma l’hai fatto scaldare a sufficienza? L’olio deve arrivare”, cioè deve essere alla temperatura giusta. Ma per una donna di casa non c’è mica bisogno di termometri o altri aggeggi per sapere quando il tegame può ospitare la frittura delle scrippelle. Le mani segnate da decenni di lavoro nei campi, in casa, dall’accudire la sua famiglia, dopo aver creato l’impasto si preparano per calare la pasta nell’olio bollente. E’ in queste situazioni che ti rendi conto come le donne di un tempo abbiano una resistenza fuori dal comune, muovendosi con maestria senza timore alcuno dell’olio che frigge e schizza fuori dal tegame. La osserviamo cercando di rubare i suoi movimenti segreti e poi, mentre passa lo scettro della cucina alla figlia, ascoltiamo attenti i suoi ricordi sul Natale.
“Alla Vigilia non si mangia la carne e tavola vanno servite 13 portate. Durante queste feste ce ne sono tre di vigilie: quella di Natale, quella di capodanno e poi quella della Pasquetta (l’Epifania). In questi giorni non si mangia carne”. Un ricordo particolare è quello dei primi Natali vissuti con la nuova famiglia. “Dopo sposata da San Lorenzo andammo ad abitare a Montevecchio. Da lì, la notte di Natale, si andava a piedi a Santa Maria Maggiore per la messa, con i bambini in braccio”. Vedendo gli sguardi mio e di Costanzo abbastanza stupiti ci dice. “Non era mica faticoso! Un tempo si andava sempre a piedi, non come oggi che si prende la macchina per tutto”. Regali, pochi, giusto qualcosa per i bambini. “Una bambola, un carrarmato, bastava poco per far felici i figli. Era importante che ci fosse il simbolo del regalo”. L’importante era stare tutti insieme. “Quello era il bello, poter stare tutti insieme, giocare a tombola, cantare, ballare insieme”. Immancabile, tra i giochi del Natale, era l’asinuccio. “Mio marito vinceva sempre all’asinuccio!”. E parte un’altra risata spontanea, di una donna che racconta con piacere a me e Costanzo, attenti a carpire ogni sua emozione, le esperienze della sua vita.
La tenacia con cui ancora oggi prepara i dolci per tutta la famiglia e per gli amici è l’emblema di tante nonne e mamme che in questi giorni si mettono ai fornelli per dare gusto e calore al Natale. Ma anche lo spirito di chi, dopo una vita trascorsa sempre nel segno del lavoro per il bene della famiglia, si ferma con malinconia, ma mai con tristezza, a ricordare i tempi andati. Nel tegame con l’olio bollente finiscono prima le scrippelle. Poi tocca ai “caggionetti” ripieni di mostarda. “Quelli veramente tipici sono con i ceci, ma oggi non piacciono a tutti, quindi non li faccio”. Dolci del Natale vastese, che tanti in questi giorni prepareranno o acquisteranno nel segno della tradizione. Le ricette di caggionetti e scrippelle? Non abbiamo neanche osato chiederle, ma del resto ogni brava massaia ha i suoi segreti che custodisce e tramanda di madre in figlia.
Testo di Giuseppe Ritucci
Foto di Costanzo D’Angelo
Foto – Rosa Bruno e i ricordi del Natale
Foto di Costanzo D’Angelo – Occhio Magico