Sabato mattina. C’è un luogo della città che si anima molto prima degli altri. Mentre tutto il centro storico è illuminato dai lampioni che donano quell’atmosfera rossatra, a cui in questo periodo si aggiungono i colori delle luci natalizie, in piazza Santa Chiara si inizia già a lavorare. Questa settimana, per raccontare la nostra Storia della Domenica, abbiamo scelto un luogo, con l’idea che un luogo vive quando è animato da persone. E quindi siamo certi di incontrare tanti protagonisti della vita di questa città. Arrivo in centro che è ancora notte e trovo Costanzo che sta già fotografando, di certo più abituato di me a queste levatacce. Uno sguardo alla piazza deserta e poi via verso quella che in casa ho sempre sentito chiamare “la piazza della verdura”. Il mercato coperto di piazza Santa Chiara, un luogo caro ai vastesi, da anni all’attenzione dell’opinione pubblica per quella che sarà la sua sorte. Uno dei punti nodali del centro storico, lasciato andare in decadenza, al contrario di tante città (in particolare del centro-nord) dove i mercati coperti sono ancora vivi e di forte interesse per i cittadini ed i turisti, penso ai “mercati delle erbe” che ho visitato in Emilia Romagna. Sono ancora le 6 del mattino ma qui il fermento è tanto. Tutti si muovono con cassette di frutta e verdura, intenti a terminare l’allestimento del proprio banco, ci sono già i primi clienti (!!!) e il vociare cresce in maniera esponenziale con il passare dei minuti.
La vista della macchina fotografica incuriosisce molti, e noi iniziamo il nostro viaggio. Il primo da cui ci fermiamo è il macellaio, uno dei due venditori che ha il banco fisso ed è aperto tutti i giorni. Fernando Reale, ha ereditato l’attività da suo padre, portandola avanti con passione fino ad oggi. “Il solito, maestro”, gli dice un simpatico vecchietto, cliente storico. Lui annuisce ed inizia a preparare la carne macinata. “Qui le persone vengono presto la mattina”, dice osservando il mio sguardo un po’ stupito nell’osservare il mercato che si anima. “Mio padre è stato tra i primi ad entrare. Io ho iniziato ad aiutarlo e nel ’77 ho preso in mano l’attività, anche se lui mi aveva detto di studiare”. Al mattino Fernando arriva alle 4.30, un’oretta per preparare il banco e poi si dedica ai clienti. Eccezion fatta per una pausa di 2-3 anni, lui è sempre stato qui. C’è attesa per la risistemazione del mercato. “Sono 20 anni che se ne parla, speriamo sia la volta buona. Questo è stato il primo centro commerciale della città, l’auspicio è che possa essere risistemato come si deve, anche io ho intenzione di migliorare la mia attività”.
A due passi da Fernando c’è un ragazzo, forse il più giovane venditore del mercato. Alessandro Scampoli ha 21 anni e da due è una presenza fissa a Santa Chiara. “Ho iniziato a venire qui insieme a mio nonno. E, quando ho finito la scuola, ho iniziato a lavorare nell’agricoltura”. Idee chiare e tanta voglia di fare. “Io credo molto nell’agricoltura, anche se oggi sono in pochi a dedicarcisi. Questo lavoro mi piace, è una soddisfazione riuscire a produrre dei prodotti sani e genuini. In questi due anni mi sono reso conto che se si offre la qualità non ci sono problemi”. Lavoro nei campi faticoso, “anche se meno di prima, visto che ci aiutano i mezzi meccanici”, e poi il rapporto con i clienti. “Sono in questo mercato, in quello della San Paolo e il venerdì a Cupello”. In tanti erano clienti del nonno e oggi si fidano di quello che vende Alessandro. “Ogni tanto si vede anche un po’ di gelosia tra venditori, ma io vado avanti per la mia strada. Il bello di questo posto è che viene ancora la gente di una volta, che sa apprezzare i prodotti genuini”. In questo mercato si trovano frutta e verdura di stagione, bandite le stranezze. In questo sabato dicembrino Alessandro punta su una verdura di stagione. “Produciamo un po’ di tutto, ma devo dire che in questo periodo le rape sono veramente speciali”.
Nell’ala est del mercato ci sono i banchi dei salumi e formaggi. Ad uno di questi troviamo Stefania Piccirilli intenta a sistemare nel banco frigorifero quanto appena prodotto da un caseificio locale, che ha diversi punti vendita in città. Viene qui da 8 anni, è tra le presenze più giovani del mercato. “Ci troviamo molto bene – spiega Stefania -. Abbiamo vari clienti, di ogni genere. In tanti vengono qui tutte le settimane e quindi si crea un rapporto particolare”. Durante la settimana Stefania, a bordo del furgone, si ferma in 16 diversi paesi, tra mercati fissi e tappe intermedie. “Qui a Vasto vengono molte persone la mattina presto, prima che aprano i negozi, quindi si riesce a lavorare bene. Sono anche titolare di una Yogurteriaa Roccaspinalveti”. Una vendita differente, rispetto ai negozi tradizionali, che va avanti dall’alba fino alle 10. “Poi quasi si ferma tutto”. E proprio mentre stiamo chiacchierando arriva uno dei compratori che, dopo aver scambiato saluti e battute con Stefania, comprato la sua ricotta fresca di giornata, ci dice: “Se dovete parlare del mercato non potete fare a meno di andare da Pitrucce, è il venditore più anziano”.
Non possiamo chiedere di meglio e ci facciamo indicare Pietro D’Adamo, 80 anni, un’istituzione del mercato di Santa Chiara. Sorridente e molto disponibile al racconto, ci spiega: “Sono qui da 50 anni, prima c’era mio padre. Ho iniziato a portare frutta e verdura al mercato quando avevo 10 anni. Non eravamo qui, ma in piazza Barbacani, vicino al Comune”. Un’immagine vista in qualche foto d’epoca ma lontana nella mente delle nuove generazioni. Nonostante non sia più un giovanotto il signor Pietro continua a lavorare la terra e il sabato viene qui. “Mi vengono a prendere con la lambretta alle 4, quindi mi alzo almeno mezz’ora prima. Prima venivo due giorni a settimana, ora solo il sabato. Ma non va più tanto bene, ho 80 anni!” In campagna lo aiuta la moglie “E finchè regge la salute andiamo avanti”. Da ortolano vastese doc Pietro D’Adamo è legato ai prodotti tipici del territorio. Quando gli chiedo quali siano i prodotti che vengono meglio è fiero nel dirmi: “La mia specialità sono i pomodori mezzitempi, sono il maestro. Dò anche i semi a chi deve fare gli innesti”. Pietro è al centro del mercato e tutti quelli che passano lo salutano, perchè ormai è un volto amico. “Lui è l’ultimo dei Mohicani”, gli dice scherzosamente un signore. Anche lui, che ne ha viste passare di tutti i colori in questo luogo, è convinto che sia necessario rimettere a nuovo il mercato. “Qui bisogna rinnovare qualcosa. Venti anni fa eravamo decine e decine di venditori, crescevamo sempre di più. Da me la gente viene perchè mi conosce e sa cosa può comprare. Però hanno creato altri mercati e qui la gente non viene più se non si sistema tutto”. Anche perchè poi d’estate questo è un luogo frequentato anche dai turisti. “Ci sono tanti turisti di Milano che quando vengono d’estate passano a trovarmi e poi prendono fichi, pomodori e così via”.
Da più parti si vedono coppie, marito e moglie, intenti a lavorare insieme. Ci avviciniamo all’ingresso laterale e ci fermiamo da Ersilia D’Alterio e Rocco Flocco. Loro vengono da Torino di Sangro e da più di qualche anno sono una presenza fissa a Vasto. Sono molto cordiali e appena spiego il perchè della nostra presenza la signora Ersilia, che sprizza energia, mi mostra subito il pane e i dolci a lato del banco. “Abbiamo iniziato da poco. E’ sempre stata una mia passione e ora siamo riusciti ad installare un forno a legna e così vediamo come va questa nuova produzione”. Lei è sempre stata legata al lavoro dei campi, suoi marito, che ha fatto altri lavori (anche alla Magneti Marelli di San Salvo) alla fine ha seguito la sua strada. Dedicarsi alla panificazione, oltre che una scelta è stata una necessità. “I nostri terreni sono nei pressi della Lecceta di Torino di Sangro ed abbiamo tantissimi problemi con i cinghiali. Non sappiamo più come fare. Di giorno noi lavoriamo, la notte i cinghiali distruggono tutto. Abbiamo cercato di proteggere le coltivazioni con dei recinti, ma pensare di poter chiudere tutto è impossibile”. La loro settimana, così come quella di tanti altri legati al lavoro dei campi, è scandita dai ritmi del sole, della terra. “La mattina ci alziamo molto presto. Poi dal giovedì iniziamo a preparare qualcosa per il mercato, altrimenti il venerdì non riusciremmo a fare tutto”, spiega Rocco. “E invece io il venerdì cambio attività e mi dedico al forno”, ci dice Ersilia, molto felice nel raccontarci di questa sua nuova attività. Salutiamo anche loro, lasciandoli ai clienti che, ormai è arrivato il giorno, iniziano ad arrivare in gran numero.
Dirigendoci verso l’ingresso ci fermiamo da due giovani ragazze. Sono Simona e Stefania Antenucci che, insieme al loro papà Rocco, ormai da qualche anno lavorano nell’attività di famiglia. Rocco è veterano del mercato. “Vengo qui da una vita, anche perchè sono vastese. Poi, una ventina di anni fa, ci siamo trasferiti a Cupello. Diciamo che siamo più vastesi che cupellesi”. Le due figlie sin da piccole si sono interessate alla vita dei campi. “Ci piace questo lavoro. Per fortuna aumentano i giovani che si avvicinano a questa attività”. Per il “capozienda”, come lo chiamano le figlie, questo è senz’altro un bene. “Meno male che le mie figlie, così come altri ragazzi, scelgano questa strada, altrimenti saremmo nei guai”. Simona e Stefania non sono per nulla preoccupata della vita dura. “Non è poi così pesante alzarsi la mattina presto per il lavoro. Anzi, ti dico che al mattino si sta meglio, si respira aria pulita”. La loro produzione d’eccellenza è legata ai carciofi, prodotto tipico di Cupello, ma poi si lavora a seconda della stagionalità, “così da poter essere presenti nei mercati”.
E’ ora di andare via. Ma, nella strada verso la macchina, ci fermiamo un istante dai venditori che sono fisicamente fuori dal mercato coperto, ma che idealmente ne fanno parte. Tra questi ci sono un’altra moglie e marito, Nicola e Luisa Cinquina. Stanno ultimando l’allestimento del loro banco mentre ormai il movimento di persone si fa importante. Nicola alle prese con stoccafisso e baccalà, la signora Luisa con formaggi e salumi. Si avvicina il Natale con la sua abbondanza di pranzi e cene. Per loro, venditori di tanti prodotti tipici, è semplice avere il polso della situazione. “Devo dire che questo mercato regge bene – spiega la signora Luisa -. Non è che ci siano chissà quali incrementi nelle vendite, ma neanche crolli esagerati. Noi proponiamo solo prodotti di qualità e questo ci viene riconosciuto dai clienti. Continuiamo sulla stessa strada portata avanti in 40 anni di mercati in tutto il territorio”. Messaggio chiaro e diretto.
Abbiamo incontrato vastesi doc e vastesi acquisiti, giovani, anziani, coppie sposate. Tutti protagonisti del piccolo mondo del Mercato coperto di Santa Chiara. Un luogo che ogni sabato si accende di odori, colori, suoni, e che cerca di capire quale sarà il suo futuro. Una cosa è certa. Questo è un patrimonio, materiale e umano, della città e in quanto tale va protetto e rilanciato come uno dei “luoghi del cuore”, caro a residenti e non, a chi viene qui tutti i sabati all’alba o chi magari ci è passato solo per caso una volta nella sua vita.
Testo di Giuseppe Ritucci
Foto di Costanzo D’Angelo
Foto – I venditori del Mercato di Santa Chiara
Foto di Costanzo D’Angelo