Dopo aver seguito la presentazione che si è svolta sabato 23 Novembre alla libreria Mondadori di Vasto e letto entrambi i volumi di Altre storie brevi e senza pietà, mi viene da pensare che la sinergia venutasi a creare tra le sorprendenti storie di Marco Taddei e lo stile di Simone Angelini sia uno dei fattori che maggiormente contribuisce alla resa del loro progetto. E’ come se quelle storie, quei protagonisti che vivono un mondo sospeso oltre il limite del paradosso, fossero state scritte per essere rappresentate esattamente in quel modo, con quel tratto e con quelle caratteristiche.
Altre storie brevi e senza pietà sono “altre” otto storie che seguono e si sviluppano sulla linea tracciata già un anno fa dal primo volume Storie brevi e senza pietà, edito anch’esso da Bel-Ami Edizioni; sono “brevi” perché si tratta di piccoli racconti capaci di condensare il senso della narrazione in poche pagine, il cui l’immancabile “effetto sorpresa” non ne risente minimamente; e infine sono “senza pietà” perché i personaggi non hanno scampo né via d’uscita dall’assurdità che veicola le loro vicende, né tantomeno ne ha il lettore, piacevolmente sconcertato in ogni storia. Ma la follia in questi volumi è solo apparente. Dietro la patina grottesca ideata abilmente dai due autori, si nasconde un senso generale sempre più ampio sotto uno spesso manto di ironia, come nella “Storia di Mario all’inferno” o nella “Storia della riunione”, che seziona i nostri tempi e le loro manifestazioni irrazionali e “senza pietà”.
Il volume è stato presente in svariate fiere di settore, come il Romix a Roma o nel consueto appuntamento pescarese con la letteratura, il Festival delle Letterature dell’Adriatico, nella speciale sezione dedicata al fumetto indipendente, PICS (Pescara Intergalattic Comic Show). All’appello non poteva mancare Vasto, base operativa di Marco Taddei, in cui i due autori hanno presentato la loro seconda fatica fumettistica spalleggiati da una brillante Federica D’Amato.
Rimanendo costantemente in un clima gioviale e divertente, abbiamo rivolto qualche domanda a Marco e a Simone.
Nell’introduzione del libro dite di non essere “amici”, ma diciamo ciò che vi lega è più una stima artistica reciproca, che vi ha portato a questa valida collaborazione. Come è iniziato il vostro percorso verso Storie brevi e senza pietà?
Marco Taddei: Io e Simone ci siamo conosciuti circa cinque anni fa, in occasione di un esperimento editoriale a Pescara. Una fanzine gratuita, non più edita ormai, chiamata Carta Straccia, che raccoglieva storie, disegni, poesie e illustrazioni di ogni genere. Io e Simone ci siamo incontrati in questo contesto e non mi ricordo bene come ma abbiamo provato a fare un esperimento di scrittura e illustrazione. Quando Carta Straccia è venuta meno noi avevamo già all’attivo alcune esperienze di questo genere e abbiamo continuato autonomamente buttando giù delle storie…
Simone Angelini: Si, anche se l’idea iniziale era quella di fare un’autoproduzione, ma così sono nate alcune storie che sono parte del primo volume. Andando avanti e valutando l’evoluzione di questo progetto abbiamo deciso di bussare alla porta di qualche casa editrice e così abbiamo incontrato questo editore (Bel-Ami Edizioni, ndr) interessato al nostro lavoro per iniziare la pubblicazione di una collana di fumetti che contiene le nostre due pubblicazioni ma continuerà ad arrichirsi di nuovi autori.
Quindi, tornando alle nostre storie, in che modo vengono ideate?
MT: Io scrivo le storie in cameretta e le mando a Simone che gli da uno sguardo. In base alla sua reazione si decide se tenerle o no. Una volta che la storia ha superato il “test Angelini”, Simone fa una serie di schizzi che rappresentano un po’ la struttura primordiale della storia ed io valuto se corrisponde più o meno alla mia idea, segnalandogli eventuali elementi da modificare o correggere. La reciproca correzione da parte di entrambi fa di questa prima fase “nebulosa”, la fase più creativa. Le storie si arricchiscono di spunti sia dall’una che dall’altra parte.
SA: Si, questa è anche la fase in cui montiamo le sequenze per raccontare le storia. E’ una sorta di regia, come se fosse un film. Il mio primo lavoro è quello di trasformare il testo in immagini e qui inizia la seconda fase, ovvero lo sviluppo vero e proprio delle vignette con carta e matita. E poi si passa alla terza fase in cui si riconsidera il lavoro finito e si effettuano le ultime modifiche, aggiunte o eliminazioni.
Parliamo un po’ delle tematiche. Anche se le vicende sono diverse tra loro per trame e personaggi c’è qualcosa che si aggira un po’ in tutte le storie, come una strana presenza. Quali sono i temi salienti di Altre storie brevi e senza pietà?
MT: Nell’ultima storia si parla di questo giornalista che incontra la morte per intervistarla ed è in quest’ultima storia che viene fuori tutto quanto il nervo della raccolta di storie. Abbiamo parlato anche durante la presentazione della morte, il silenzio legato alla mortalità, a questo momento che un po’ ci accomuna tutti, il grande finale misterioso, e il filo rosso in tutte le storie è proprio questa coscienza della perdita, perdita dei rapporti, della socialità, della sanità mentale, dell’umanità e ovviamente anche la perdita della vita. Significativo anche come il celebrante totale del fumetto, la Morte, sia presente sulla copertina dove siede al centro del tavolo reggendo una specie di coppa. Però voglio sottolineare che noi sbeffeggiamo la morte in quanto vivi.
Tra le storie qual è la vostra preferita?
SA: La mia storia preferita è “Storia di una mosca”. Perchè come ho detto prima c’è questo personaggio che muore che è un architetto e io sono stato uno studente di architettura, così in questa storia ho potuto dare sfogo a tutte le mie sfrustrazioni universitarie.
MT: In realtà non c’è una storia che preferisco. Voglio bene a tutte. Diciamo che quella che mi ha più divertito è “Storia con la Morte” in cui un giornalista intervista la morte per il suo giornale cercando uno scoop, ma incappa nel più bieco e noioso degli interlocutori.
Qual è il vistro personaggio preferito o quale vorreste essere? Ce n’è, invece, uno che detestate?
SA: Il personaggio che vorrei essere è un diavolo dell’inferno nella “Storia di Mario all’inferno”. Precisamente quello con la tuta da Star Wars che porta i dannati nelle fauci di Satana. Quello che disprezzo forse il personaggio finale della “Storia della riunione”. Non so perchè.
MT: Io vorrei essere un personaggio di quelli che non si vede, che sta sullo sfondo, che gode l’azione non coinvolto. Mentre detesto tutti i miei personaggi perché io li progetto in una maniera e poi quelli si mettono a fare quello che vogliono, sono dei maledetti discolacci!
Da chi o da cosa traete maggiormente ispirazione? Chi sono i vostri maestri?
SA: A me piacciono tutti autori morti. Uno che ultimamente mi sta piacendo molto è Charles Addams, l’illustratore creatore della famiglia Addams, che non ha fatto solo questo ma altre vignette e illustrazioni e personalmente mi ci ritrovo molto.
MT: Io lo dico da decenni, e tra tanti è uno solo l’autore he m’ispira maggiormente: Giorgio Manganelli. Lui è il totem ma c’è una “schiuma” di autori non indifferente il cui elenco sarebbe lungo e noioso.
Eventuali progetti per il futuro?
MT: Per il futuro abbiamo già dei progetti in ballo uno dei quali vede la collaborazione con una rivista lettone chiamata Kus, che ha indetto un bando di concorso per delle storie che hanno come tema “Il villaggio”. E noi abbiamo siamo deciso ad iniziare quest’esperienza all’estero. Quindi vedremo con cosa succederà. Inoltre stiamo attrezzando un graphic novel, un vero romanzo visivo, che speriamo veda presto la luce. Ci lavoriamo da un po’, ma con calma.
SA: Sempre rivolti all’estero stiamo provvedendo alla traduzione dei volumi in inglese per provare a tastare il territorio fuori dall’Italia. Mandando il volume a editori esteri anche per provare a vedere un po’ che tipo di risonanza riescono ad avere i nostri fumetti.
La prossima tappa del minitour di presentazione sarà alla libreria Scripta Manent di Roma il 7 Dicembre.
“E alla fine scoprirai che la vera storia Breve e Senza Pietà è quella della tua vita” cit. dalla copertina di Altre storie brevi e senza pietà.
Fabiola Lavecchia