Se le Asl fanno eccessivo ricorso ai contratti a tempo determinato, devono essere condannate a risarcire il danno nei confronti dei lavoratori precari.
Lo ha stabilito la Sezione lavoro della Corte d’Appello de L’Aquila, accogliendo l’appello proposto da C.F. avverso la sentenza di primo grado che aveva rigettato il suo ricorso.
Ora l’azienda sanitaria provinciale dovrà pagare la cifra corrispondente a 20 stipendi.
La vicenda – “La lavoratrice, in particolare, aveva denunciato l’uso improprio ed indiscriminato dei contratti a tempo determinato da parte della Asl”, racconta il suo avvocato, Carmine Di Risio.
La sentenza – La Corte “accoglie l’appello e, in riforma della sentenza impugnata, condanna la Azienda Unità Sanitaria Locale numero 2 di Chieti-Lanciano-Vasto al risarcimento del danno (in base all’articolo 36, quinto comma, del decreto legislativo numero 165 del 30 marzo 2011) in favore di C.F., nella misura di venti mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, oltre interessi legali dalla data di cessazione del rapporto sino al soddisfo”. Questo il dispositivo della sentenza, emessa al termine dell’udienza del 19 settembre scorso.
“Con la pronunzia in esame – commenta Di Risio – la Corte ha stabilito un importante principio: il datore di lavoro pubblico, al pari di quello privato, deve rispettare le regole. Non possono essere tollerate e favorite le fattispecie che determinano situazioni d’instabilità nel lavoro le quali, spesso, perdurano anche per diversi anni”.