In uno dei tanti cartelli nei presidi della ex Golden Lady si leggeva “Val Sinello una Valle di lacrime“. Una zona insutriale che negli scorsi decenni ha conosciuto una grande espansione ma che ora si sta lentamente spegnendo. Tante le aziende colpite dalla crisi, con la conseguente drammatica emergenza-lavoro.
Le organizzazioni sindacali continuano a seguire le vicende di chiusure, licenziamenti e riconversioni. L’attualità vede al centro la situazione della ex Golden Lady e il pantalonificio Canali, alle prese con la necessità di riconversione. Passaggi che non possono prescindere da interventi strutturali se si vuole davvero dare un futuro a questa zona insutriale. Per questo le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil, si sono riunite per “discutere della grave situazione venutasi a creare nell’area della Val Sinello”.
Due i temi affrontati: le vertenze portate avanti a seguito di chiusura e fallimento di società nell’area e gli interventi da mettere in campo per meglio infrastrutturare l’area. “L’emergenza occupazionale venutasi a creare a seguito della decisione della proprietà di Golden Lady di delocalizzare la propria attività – spiegano Germano Di Laudo, Leo Malandra e Antonio Cardo – , e, con la conseguente messa in mobilità di tutto il personale, ha prodotto un impoverimento del comprensorio già in enorme difficoltà per le condizioni oggettive del territorio.
La partecipazione convinta e costante di tutti i lavoratori e dell’intero territorio alle iniziative sindacali sviluppatesi nel corso dei mesi passati, ha portato in sede di Ministero dello Sviluppo economico ad un accordo tra società Wollo (incaricata da Golden Lady di trovare imprenditori disposti ad effettuare investimenti nel sito produttivo), organizzazioni sindacali, Istituzioni e due imprenditori disposti ad intervenire con nuove iniziative al fine di rioccupare i lavoratori.
I fatti succedutisi nel corso di quest’ultimo anno hanno decretato il fallimento di questo progetto di riconversione, con gravi responsabilità di natura penale e politica. Le responsabilità penali saranno accertate dall’Autorità Giudiziaria, attivata a seguito dell’esposto presentato dalle OO.SS. di categoria, con i tempi e i modi che la stessa riterrà opportuno mettere in campo. La responsabilità politica è invece da addebitare ad insufficienti azioni di verifica e di reale sostegno al progetto messe in atto sia dal Ministero dello Sviluppo Economico che dalla stessa Regione Abruzzo”.
Dai sindacati, che attraverso i loro rappresentanti sul territorio hanno seguito ogni passo della vicenda, c’è la sempre viva volontà a perseguire, in tutte le sedi, la “individuazione di imprenditori disposti ad intervenire in questa realtà con un progetto e un piano industriale serio, credibile e verificabile che preveda il reimpiego di tutti i lavoratori interessati.
Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile il coinvolgimento, la partecipazione e un ruolo fattivo di tutte le Istituzioni del territorio e della stessa Regione Abruzzo che non può limitarsi ad una semplice funzione notarile, ma che assuma con decisione la gestione di queste vertenze, a partire dal rispettare ed attuare quanto già previsto nel Piano di Sviluppo redatto d’intesa con le OO.SS. per l’area di crisi Val Sinello”.
Per questo, Cgil, Cisl e Uil chiedono azioni concrete di sostegno per il riconoscimento area di crisi con l’inserimento dell’area Industriale Punta Penna e San Salvo, un rapido intervento nel porto di Vasto, la riattivazione dei raccordi ferroviari porto di Vasto, il cablaggio dell’intera area, la Produzione-Costo dell’energia- Ricadute di favore sul territorio e sul sistema produttivo, il miglioramento infrastrutture viarie e una fiscalità di vantaggio.