Caro Nicola,
i tuoi giorni al servizio della Famiglia, della Amministrazione e della Gente di Vasto, sono andati velocemente a finire.
E si chiudono su di noi come la ninfea si chiude sul proprio domani.
Addio, con tanti rimpianti, a quei giorni ed alla giovinezza che abbiamo trascorso, speranzosa e felice, insieme a te.
E’ appena ieri che ci incontrammo , ed a volte mi sembra un sogno.
Ma il nostro sonno è volato via prematuramente ed il sogno è finito;
Non è più l’alba.
Ora è pomeriggio inoltrato su di noi, ed il nostro dormiveglia si è mutato nel giorno più pieno ,e noi dobbiamo separarci, inevitabilmente e come tutte le cose della nostra vita che hanno un inizio, una predeterminata durata ed una fine.
Se nel crepuscolo della memoria, dovessimo ancora incontrarci, parleremo insieme e di nuovo delle tante cose che ci hanno unito per tutti questi anni e che ci hanno consentito di guardare sempre avanti, con la testa alta di chi ha cercato di prestare , con i dubbi e le indecisioni che afferiscono ad una giurisdizione complessa e spesso lontana dalla gente o ad una amministrazione mai del tutto adeguata alle esigenze del popolo , il proprio servizio o il proprio mandato, in modo sereno e nella convinzione di operare sempre nell’interesse e nel bene comune.
Tu sei appartenuto ad una generazione di professionisti e di uomini delle istituzioni, antica e forte nella fede, che si è formata in altri tempi, molto diversi da quelli di oggi, ma probabilmente migliori; quando si operava con l’esempio, l’impegno e l’abnegazione e non solo a parole o con affermazioni astratte. Sono fiero di averti avuto come maestro.
Ho avuto fortuna ed ho cercato di trasmettere i tuoi comportamenti e questi principi a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni , anche nei momenti di incomprensione o di frizione: non so se ci sono, fino ad oggi, riuscito .
Hai sempre ripetuto che se non è possibile lavorare con onestà ed amore, ma solo con riluttanza, allora è meglio lasciare l’attività e sedere sulla porta di una chiesa e accettare l’elemosina da chi lavora con gioia.
Perché, come ha sempre detto anche mio padre, se si impasta il pane con indifferenza, si farà inevitabilmente un pane amaro e che non nutre.
Perché, se si spreme l’uva con astio o con rancore, questi sentimenti distilleranno aceto nel vino.
E perché quando un uomo lavora diventa come un flauto che attraverso il proprio impegno e le proprie ragioni, trasforma in musica il mormorio della vita.
Chi vorrebbe essere una canna muta, quando tutte le altre cantano insieme?
Nessuno credo.
Hai sempre cercato di aprire la mente ed i sentimenti di quella fantastica Giunta Municipale del quinquennio 1978 –1983 , quando abbiamo lanciato in orbita la nostra bella Vasto, senza temere di trovare chiusure o pregiudizi preconcetti nel nostro territorio. Ognuno di noi operava per riuscirci insieme agli altri , anche dell’opposizione : tutti ,certamente, avremmo voluto fare di più o di meglio , ma abbiamo fatto il massimo di quanto era nelle nostre possibilità.
E quando ti sei caricato della rappresentanza del comprensorio vastese nel Consiglio Regionale d’Abruzzo,dove – a differenza di oggi – il nome della Città del Vasto era indice di efficienza, di affermazioni e di successo, territorio emulato in ritardo da molti , invidiato da tutti.
Ricordo che quando vedevi qualcuno silenzioso hai avuto rispetto per le sue preoccupazioni e che quando vedevi qualcuno insoddisfatto o alterato , hai capito le sue difficoltà e non gli hai mai fatto mancare il tuo prezioso supporto , il tuo consiglio sempre adeguato, disinteressato e competente .
Sono certo, perché senza parlare, nell’amicizia, tutti pensieri, tutti i desideri,tutte le aspettative, nascono e sono condivisi con una gioia priva di clamori.
I tuoi spesso prestigiosi incarichi di amministratore e tutti i tuoi mandati sono sempre stati onorati. Sacrificando la tua famiglia per l’interesse generale. E mai per ricompensa o per denaro.
E la intera popolazione vastese – nella parrocchia, nella amministrazione, nella politica – te ne sarà sempre riconoscente.
Non attristiamoci,dunque, come pure in certi momenti vorremmo, quando ci si divide da un amico .
L’orologio del tempo non è possibile fermarlo o farlo tornare indietro .
Tanto sappiamo bene che le cose che amiamo di più nei nostri amici che ci lasciano, saranno più evidenti durante la loro assenza, come la montagna a chi sale, che è più nitida dal piano.
Tutti noi avremmo voluto fare del tempo che passa, una corrente sulle cui rive sedersi a guardarla fluire, senza esserne toccati .
Ma tutti sappiamo che ieri e domani non sono che il ricordo di ciò che è stato ed il sogno di ciò che sarà.
Ed io – come tanti altri a Vasto – conservo e conserverò per sempre il bellissimo passato, con il ricordo indelebile degli anni che abbiamo trascorso insieme e delle cose che abbiamo fatto o che mi hai insegnato a fare.
Grazie.
Edmondo Laudazi