“E’ ora che la politica torni a decidere autonomamente, è ora che torni il primato della politica su quello tecnico/burocratico dei funzionari e degli esperti che, nell’adempimento delle loro funzioni hanno rivelato, in questo come in altri casi, piuttosto inadeguatezza e approssimazione”. Alessandro Cianci, coordinatore provinciale di Sel, riporta l’attenzione sulla possibile realizzazione di un impianto di coltivazione di gas naturale nel Comune di Bomba da parte della società americana Forest Oil.
“La proposta dell’azienda americana – ricorda Cianci-, dopo un’analisi attenta e circostanziata, aveva ottenuto la netta e motivata opposizione dei cittadini dei comuni della Val di Sangro, riunitisi nel comitato di Gestione Partecipata del Territorio, e la ferma contrarietà dei rappresentanti istituzionali del territorio (la provincia di Chieti e 19 comuni del Sangro-Aventino).
Lo scorso aprile anche il Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale aveva dato parere contrario al progetto ma con una relazione eccessivamente succinta che non teneva in considerazione le numerose osservazioni tecniche (raccolte in un documento di circa 100 pagine) prodotte dai membri del comitato. A seguito di tale relazione la Forest Oil ha avuto gioco facile nel demolire la decisione del comitato regionale e, allo stato attuale, si rischia che l’ultima parola passi direttamente al Ministero dello Sviluppo Economico, negando in tal modo alle nostre comunità la possibilità di scegliere quale futuro dare al proprio territorio”.
Il coordinatore e tutto il partito esprimono una ferma opposizione al progetto. “Sinistra Ecologia e Libertà opererà in tutte le sedi opportune per dare voce alle comunità della Val di Sangro e per contrastare l’ennesimo tentativo di depauperamento del nostro patrimonio ambientale. Il progetto s’inscrive del resto in un più ampio piano di sviluppo del nostro territorio in senso decisamente minerario al quale va, secondo noi, contrapposto un progetto alternativo di sviluppo che risponda a criteri di ecocompatibilità e di sostenibilità ambientale e che rafforzi piuttosto la vocazione turistica dell’Abruzzo da tutti magnificata a parole ma nei fatti continuamente negata”, conclude Cianci.