Lunedì festeggerà i 35 anni, ma di smettere non se ne parla, Giuseppe Soria, punta a raggiungere importanti obiettivi, in primis la promozione in Eccellenza con la Vastese, per poi continuare a dedicarsi ad un’altra sua grande passione: il beach soccer. Vice campione del mondo con la Nazionale italiana nel 2008, al termine della finale persa contro il Brasile a Marsiglia, oggi l’attaccante vastese è il capitano degli azzurri con cui ha totalizzato 77 presenze e 63 gol.
Quando è iniziata questa carriera parallela al calcio?
Nel 2003/2004 a Vasto Marina con la Lemme Beach Soccer, insieme a me c’erano anche Nicola Bellandrini e Massimo Vecchiotti. Mi hanno chiamato per fare qualche partita e provare, mi sono subito reso conto che le mie caratteristiche si adattavano perfettamente a quello sport e che sulla sabbia emergevano maggiormente le mie qualità.
Così tanto che la convocazione in Nazionale non è tardata ad arrivare.
Nel 2005 il commissario tecnico Massimo Agostini mi ha convocato e mi ha anche definito il suo erede, questo ovviamente mi ha fatto molto piacere. Ho debuttato durante le qualificazioni per l’Europeo che poi abbiamo disputato a Portimao, in Portogallo.
Da allora ti sei tolto tante soddisfazioni.
Sì, ma tieni presente che negli anni del professionismo potevo giocare solo le qualificazioni, quindi sono stato costretto a saltare tante partite, le regole sono queste. Oltre alla finale a Marsiglia non dimentico il Mondiale in Italia a Ravenna e le qualificazioni mondiali della scorsa estate in Russia durante le quali sono diventato il capitano. Il nuovo ct Massimiliano Esposito mi ha dato la fascia, ho sentito la sua fiducia, nonostante ci fossero 4/5 giocatori che avevano più presenze di me, è stato un grande onore. Prima di lui c’era mister Magrini, per tre anni, anche lui mi ha sempre convocato. Il beach soccer mi ha fatto conoscere gente che ha avuto e ha a che fare con il calcio vero, ad alti livelli. Inoltre mi ha permesso di viaggiare molto e vedere posti nuovi, ho giocato ovunque.
Che differenze ci sono con il calcio tradizionale?
E’ tutta forza fisica, è una buona pre-preparazione che ti permette di avere una grande forza esplosiva, se fatta bene può portare vantaggi nel resto delle stagione. Quello che mi piace è che nel beach soccer il gesto tecnico bello, che può essere la rovesciata o il tunnel, è applaudito da tutti, anche dagli avversari, il divertimento è alla base, c’è un’atmosfera unica e tanta musica, è proprio un altro modo di intendere lo sport. Mi ha dato tanto, è davvero bello e mi diverto moltissimo, è adatto alle famiglie, si sta tutti insieme, in stupende località di mare e di vacanza, quando vado a giocare porto spesso con me mia moglie e i miei figli, si divertono tanto anche loro.
Qual è il giocatore che ti ha messo più in difficoltà?
Buru, il difensore capitano del Brasile, quando mi ha marcato lui ho fatto fatica, abbiamo anche giocato insieme qui a Vasto con la Lemme.
Quali sono i tuoi prossimi impegni?
Ho firmato per San Benedetto, non posso giocare il SuperEight, ma posso partecipare solo alle partite e agli stage della Nazionale, uno si terrà tra la fine di aprile e gli inizi di maggio. Ci sono anche le finali della Coppa dei Campioni a San Benedetto del Tronto e poi con l’Italia le qualificazioni agli Europei. Inoltre sono anche un rappresentante di tutta la Nazionale e per questo mi capita di incontrare Abete, Tavecchio, Macalli, ho rapporti settimanali con le istituzioni e gestisco tanti ragazzi che possono rivolgersi a me per le loro esigenze.
Il tuo futuro fuori dal campo sembra essere orientato verso il beach soccer.
Certamente, lì ho raggiunto quello che nel calcio è irraggiungibile, mi confronto con gente di Serie A e ho un bel ruolo anche come dirigente. Nel calcio è più difficile, tutti vogliono entrare nei posti che contano, anche senza competenze, ci sono troppi personaggi che ruotano intorno al movimento e spesso ci riescono. Nel beach soccer invece c’è maggiore meritocrazia, tutti quelli che ci lavorano hanno esperienza.
Non possiamo non parlare di Vastese con te che di questa squadra sei ormai una bandiera, si tratta della tua terza esperienza in biancorosso.
Sì, gli anni più belli sono stati quelli della D con la conquista dello Scudetto e della Serie C, in assoluto i migliori della mia carriera. Un grande gruppo e un grande allenatore, Pino Di Meo, che mi ha dato tanta fiducia.
Questa stagione come sta andando?
Per come si era deciso di partire doveva essere diverso, ma ci sono stati tanti cambiamenti, ora ci siamo rimessi in carreggiata e speriamo di proseguire così, noi ci stiamo mettendo il massimo impegno per vincere il campionato, i veri tifosi, quelli che vedono sempre le partite lo sanno e sanno anche che non è una passeggiata, le altre squadre quando giocano contro la Vastese ci vogliono distruggere, fanno di tutto per vincere, quando segnano contro di noi esultano come matti.
Quali errori sono stati fatti?
Non puntare sui giovani, si poteva puntare su alcuni ragazzi prima e non abbiamo un settore giovanile. Comunque questo gruppo è splendido, io, Mario Luongo e Michele Radunanza siamo i più anziani, i ragazzi sono tutti educatissimi, tra loro c’è qualcuno che può andare avanti, vedo bene Cialdini, è un ottimo portiere, anche La Guardia ha qualità, però deve essere aiutato a crescere, così come Mattia Di Santo, senza dimenticare De Curtis e Pantalone. Tutti devono essere seguiti per diventare giocatori e non perdersi, soprattutto quando non saranno più fuoriquota.
Il futuro della Vastese quale sarà?
Si deve partire da queste certezze, dare fiducia agli attuali e aggiungere giocatori che ci possano fare comodo per fare il salto di qualità scegliendo fuoriquota validi perché l’Eccellenza è un campionato molto duro e la piazza vuole vincere sempre, ci vuole gente preparata.
Dopo tanti anni di carriera e tanti gol vuoi ringraziare qualcuno?
Mia moglie Claudia, ma non lo dico tanto per dire, la stabilità che mi ha dato è stata fondamentale per la mia carriera. Lei è la numero uno, perché mi fa stare bene, senza eccessi, né esaltare troppo dopo le vittorie né abbattermi dopo le sconfitte, mi ha sempre dato grandissimo equilibrio e sostegno, non è un caso che stiamo insieme da una vita. A volte torni a casa e sei ancora arrabbiato per la partita, poi vedi lei e i figli, giochi con loro e ti passa tutto. Vanessa ha 4 anni e Nicolas 5, lui ha delle qualità, già me lo hanno chiesto delle squadre, è presto, ma si vede che gli piace il calcio, a casa ho dovuto portare i birilli perché si vuole allenare, vedremo.
Foto – Giuseppe Soria e il beach soccer
Le immagini dell’attaccante vastese capitano della Nazionale di beach soccer.