“E’ tutta demagogia finalizzata a raccogliere una manciata di voti”. Il Partito democratico attacca a testa bassa il centrodestra dopo le dichiarazioni di Etelwardo Sigismondi e Antonio Tavani (Fratelli d’Italia), che nei giorni scorsi hanno espresso chiaramente la loro posizione sul Parco della Costa teatina, l’area verde che abbraccerà tutto il litorale della provincia di Chieti, da Francavilla al Mare a San Salvo: il Parco non si deve fare. Un progetto in cantiere ormai da otto anni. Era il mese di marzo del 2005, quando sulla linea ferroviaria che costeggiava il mare transitava l’ultimo treno, un regionale partito da Pescara centrale e diretto a Termoli.
Da quel momento, il Parco è rimasto sono sulla carta. E negli ultimi due anni i sogni degli ambientalisti si sono infranti contro la dura realtà delle beghe politiche, che hanno allungato i tempi. La Regione Abruzzo non ha ancora stabilito un perimetro che metta d’accordo i Comuni costieri e lo stesso governo regionale, sostenuto da un centrodestra in cui da tempo si sono fatti strada lo scetticismo e la tentazione ad abbandonare l’idea di realizzare concretamente la grande riserva.
Secondo il Pd, il Parco cosentirebbe di “integrare la costa e preservare l’area da qui al prossimo secolo. Davvero crediamo di poter fare promozione turistica pubblicizzando singolarmente Vasto, Cupello, Monteodorisio? Nel mercato globale serve un marchio, che può essere solo quello del Parco della Costa teatina”, afferma Agostino Monteferrante, segretario dei Democratici di San Salvo. “Solo in questo modo possiamo attrarre investimenti internazionali perché, sia chiaro, in questa situazione di crisi e con lo Stato che non ha un centesimo da spendere, il Parco non lo finanzierà nessuno. Per questo, bisogna attrarre investimenti privati”.
“Se l’amministrazione comunale di Vasto non avesse posto un vincolo ambientale sulle aree dell’ex tracciato ferroviario, ora la costa sarebbe soggetta a cementificazione, visto anche il condono edilizio tombale proposto da Berlusconi”, mette in guardia Giuseppe Forte, consigliere provinciale del Pd, che punta il dito contro la Giunta regionale: “L’assessore Mauro Febbo è andato allo scontro con il Ministero dell’Ambiente. Sigismondi e Tavani, che propongono di non fare il Parco, sono i figliocci di Febbo”. E allora, visto che il centrodestra abruzzese ha avuto una rappresentanza in Parlamento nella maggioranza che ha sostenuto Berlusconi, “perché Di Stefano e soci non hanno messo in atto i loro propositi? Questa è pura demagogia per raccogliere qualche voto alle prossime elezioni. La Regione, intanto, invia una lettera in cui si sollecitano i Comuni ad approvare entro il 20 febbraio le delibere riguardanti il Parco della Costa teatina. Noi lo abbiamo già fatto e vogliamo che sia Vasto la sede dell’Ente Parco. La verità – sostiene Forte – è che stanno cercando di dividere le coalizioni che amministrano i Comuni costieri. Il tutto per scopi elettorali”.
Di “diversificare l’offerta turistica” attraverso la Costa teatina parla Armando Cirillo, responsabile turismo del Pd, mentre il capogruppo in Consiglio provinciale, Camillo D’Amico, precisa: “Non è vero che, col Parco, i sindaci perdono il controllo del territorio. Istituire l’area protetta non significa conservare, ma valorizzare la riviera”.
Foto – Parco della Costa teatina, il Pd: “La destra abbandona il progetto per un pugno di voti”
Partito democratico all’attacco sul Parco della Costa teatina: “Il centrodestra vuole abbandonare il progetto? E’ solo demagogia. Un tentativo di raccattare una manciata di voti”.