“Quello di questa notte è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo”. Si è levata la protesta degli operatori della piccola pesca di Vasto e San Salvo, dopo l’ennesima incursione di imbarcazioni che praticano la pesca a strascico “al volo” (con due barche in parallelo) nel tratto antistante il golfo vastese. “Stanno distruggendo il nostro mare -spiega Ettore Primiceri– oltre che le nostre attrezzature. E’ da troppo tempo che questa situazione va avanti”. Per questo in mattinata gli operatori si sono recati presso l’Ufficio Circondariale Marittimo di Punta Penna, per chiedere l’intervento del Comandante Giuliano D’Urso.
“E’ solo il primo passo -ha spiegato Primiceri-. Ora chiederemo un incontro urgente al sindaco di Vasto Lapenna e la stessa cosa faranno i nostri colleghi di San Salvo con il sindaco Magnacca. Chiediamo anche alle associazioni ambientaliste di mobilitarsi. Non possiamo più permettere che questi pirati del mare vengano a distruggere i nostri fondali, causando la rovina della fauna marittima”.
Negli uffici di Punta Penna i pescatori hanno spiegato gli uomini del Circomare la situazione. “A seguito delle innumerevoli denunce sporte dal personale appartenente alla categoria della piccola pesca professionale, ubicate nel tratto tra Vasto Marina e San Salvo, in merito alla problematica relativa alla pesca a strascico effettuata sottocosta e quindi in zona non consentita, si rappresenta che negli ultimi anni, probabilmente anche a causa dell’avvento delle reti di tipo americano, si è notata una forte diminuzione delle risorsa ittica. L’attività sottocosta, oltre ad arrecare un danno diretto per quanto concerne la perdita dell’attrezzatura, ne reca uno indiretto, ma ben più grave, per la mancanza di quantitativi sufficienti di pescato. Le unità a strascico deturpano l’ambiente marino, l’habitat, per cui è innegabilmente in atto un vero disastro ambientale, che causa di conseguenza danni alla riproduzione delle specie ittiche. Cercheremo di fare il possibile per arginare il fenomeno, coinvolgendo gli organi preposti e le associazioni ambientalista, fermo restando che l’indubbia risoluzione della problematica è l’apposizione delle barriere antistrascico.”.