Armando Aganippe, perché ha deciso di mettere in vendita il suo bar di piazza Diomede?
“Fino a Pasqua rimarremo aperti solo di mattina. Intanto, ho messo in vendita l’attività. Uno dei motivi è che noi commercianti siamo impotenti di fronte a parole, soltanto parole dell’amministrazione comunale di Vasto. Nonostante le sollecitazioni di Confcommercio, Confesercenti e consorzio Vasto in Centro, non abbiamo avuto nessuna risposta alla richiesta di poter installare i dehors fuori dai nostri bar. Esiste anche una delibera approvata all’unanimità dal Consiglio comunale di Vasto, la numero 86 del 29 novembre 2012, che fino ad ora è stata completamente disattesa. Ci troviamo di fronte a un muro di gomma, eppure abbiamo dato massima disponibilità ad attenerci a qualsiasi regola il Comune avesse stabilito e, soprattutto, a impegnarci a tenere i gazebo solo durante l’inverno, smontandoli a primavera, nel massimo rispetto delle bellezze architettoniche e paesaggistiche del centro di Vasto”.
Perché chiedete i dehors con tanta insistenza?
“La sopravvivenza di molte piccole attività è legata a queste strutture, che sono utili per far quadrare i conti nei mesi freddi. Le difficoltà sono tante. Per questo, dal primo gennaio di quest’anno e fino a Pasqua, io sono costretto a tenere aperto il bar solo nelle ore mattutine. Ho dovuto licenziare anche una persona, cosa che avrei potuto evitare, se mi fosse stata data la possibilità di avere una piccola superficie coperta in cui sistemare i tavolini. Invece, a Vasto l’amministrazione comunale opera una disparità di trattamento, visto che la possibilità di installare dehors è stata data fino a qualche mese fa ad alcuni, ma non agli altri richiedenti. Perché il Comune fa due pesi e due misure? E perché questi tempi biblici per decidere su una questione che non è certo la più spinosa da affrontare? Forse fa più comodo lasciare le cose come stanno? Un problema banale sta diventando una questione insormontabile. L’80% delle attività del centro vorrebbe avere un gazebo, ma anche altri esercenti fuori dalla città antica. Il tempo passa. L’inverno non solo è arrivato, ma sta per passare e per noi la situazione si fa critica”.
Ma lei è sicuro che bastino i dehors per lavorare di più e rilanciare i locali?
“Questo fa parte del rischio che ogni imprenditore o commerciante si assume quando decide di portare avanti un’iniziativa. Ma chi decide di sostenere un costo lo fa perché intravede anche dei risvolti positivi per il proprio lavoro. I dehors possono creare punti di aggregazione e socializzazione. Solo così si può risollevare il borgo antico dalla lenta e inesorabile decadenza verso cui è avviato”.
Per creare punti di ritrovo non bastano i dehors, non crede? Serve anche intrattenimento.
“Innanzitutto, bisogna chiarire che i dehors non sono sale da ballo e nessuno ha intenzione di trasformarli in sale da ballo. Ad esempio, il mio target è quello di una clientela cui piace musica d’ambiente. Si dia a noi esercenti la possibilità di realizzare piccole strutture per metterci i tavolini e consentire ai clienti di passare un po’ di tempo, godendo anche nei mesi invernali degli scorci caratteristici della Vasto antica, cosa diversa dal bere un caffè in un locale angusto. Cosa aspetta l’amministrazione a darci questa possibilità? Oppure saremo costretti a clamorose manifestazioni di protesta”.