Da Vasto a Verona seguendo la passione per la musica antica. E’ il percorso di Michele Cinquina, musicista vastese, chitarrista, liutista e tiorbista. Strumenti forse poco conosciuti al grande pubblico, ma molto interessanti e suggestivi. Lo scorso 29 dicembre Michele Cinquina si è esibito con la sua formazione, la Ghirlanda Sacra, nella Cattedrale di San Giuseppe. Era la prima volta nella sua città natale. “E’ stato molto emozionante. Spero sia solo la prima di tante occasioni”. La sua passione nasce da lontano. “Mia madre mi racconta che quando ero piccolo mi addormentavo con le canzoni che sentivo in chiesa e che lei poi mi cantava. Diciamo che sono stato educato sin da subito alla musica sacra. Poi ho avuto la fortuna di frequentare con i miei la famiglia Di Medio. Uno dei loro figli, Nicola, è un grande appassionato di musica barocca e mi fece ascoltare le prime opere musicali”.
La conoscenza della tiorba, strumento che oggi predilige, avviene quasi per caso. “Avevo ricevuto in regalo un registratore e passavo il tempo ad ascoltare programmi in radio e registrarli. Un giorno stavo ascoltando Radio 3 mentre trasmettevano la Sonata rappresentativa di Biber. E’ una sonata bellissima che imita i suoni della natura. Tra un brano e l’altro lo speaker disse aspettiamo che tiorbista accordi il suo strumento, ed io sentii questo suono. Subito andai a cercare sull’enciclopedia cosa fosse una tiorba. La voce mi rimandò al liuto. Così alla prima occasione chiesi a Nicola Di Medio di farmi sentire il liuto. Lui iniziò a tirare fuori cd, dischi e iniziò a indottrinarmi”.
La passione per la musica si tramuta in studio. “Le prime nozioni musicali le ho ricevute da padre Luigi Stivaletta, di Stella Maris. Poi i miei genitori videro che avevo la volontà di studiare e mi mandarono da Roberto Laccetti per studiare bene chitarra e iniziare un percorso”. Dopo la maturità arriva il momento di prendere delle decisioni. “Ad Ancona mi iscrissi ad ingegneria, per far contenti i miei genitori che volevano facessi qualcosa di serio e al Conservatorio, ma di nascosto. E’ durata 3 mesi facendo le due cose insieme. Mi sono chiesto cosa volessi fare. Ingegneria non mi dava niente dal punto di vista emotivo, non ero a mio agio e così ho abbandonato tutto dopo l’esame di algebra lineare. Mi sono iscritto alla facoltà di Lettere, nel corso di Laurea di management degli spettacoli musicali. Facendo la professione di musicista non puoi non conoscerne le basi culturali e anche sapere come funziona questo mondo. Il corso di studi mi ha aiutato tantissimo a chiarirmi le idee e allargare gli orizzonti dal punto di vista sia artistico che organizzativo.
Ho avuto professori che mi hanno comunicato arte, su tutti Vincenzo Caporaletti, con cui mi sono laureato. Con lui ho affrontato la tesi di laurea sulle prassi improvvisative sulla tiorba. E’ uno strumento meraviglioso, che ha due secoli di storia. Lo stile barocco è basato sull’improvvisazione e l’estemporizzazione, attraverso l’uso del basso continuo per l’accompagnamento. Riguardo le toccate c’era proprio lo stile chiamato fantastico. Tu hai davanti la partitura ma puoi interpretarla emotivamente. Diciamo che si avvicina più al jazz che alla musica classica tradizionale“.
Terminati gli studi universitari e al Conservatorio arriva il trasferimento a Verona, dopo l’incontro con un altro personaggio importante per la formazione artistica del musicista vastese. “E’ stato Caporaletti a suggerirmi di rivolgermi a Franco Pavan. Lo conoscevo già attraverso i suoi dischi. E si è rivelato una persona straordinaria oltre che un musicista e musicologo incredibile”. Trasferimento nel nord Italia che comporta tante difficoltà. “I miei genitori ovviamente non erano d’accordo. La professione del musicista è sempre vista come una cosa poco remunerativa. Ma se ti dai da fare, credi in quello che vuoi, studi, alla fine l’obiettivo prefissato lo raggiungi. Però bisogna porsi una meta. E io questa meta me la sono sempre posta. Ora sto vivendo i sogni che avevo quando ero bambino. E questo mi emoziona molto”.
Oggi Michele Cinquina insegna chitarra classica in un educandato statale di Verona. “Ho 17 bambini stupendi. Mi appassiona molto insegnare. Dobbiamo lasciare agli altri la nostra eredità. Insegno loro che la musica ti permette di aprirti all’altro, perchè hai una capacità di ascolto che altre arti non hanno. Se ascolti bene la musica ascolti te stesso, quello che vuoi comunicare, quello che l’altro vuole comunicare, crei attenzione, empatia”.
E poi c’è l’attività concertistica. “Oggi sono impegnato in due formazioni. La Ghirlanda Sacra e il Duo Rovene. Purtroppo in Italia ci sono pochi spazi. In generale ci sono pochi investimenti nella cultura, specie nella musica. Noi abbiamo una ricchezza straordinaria a livello di patrimonio culturale, ma ci stiamo fossilizzando su tante altre cose. La ricchezza che ci contraddistingue è quella artistica. Lo stesso Verdi diceva tornate all’antico e sarà un successo. La nostra cultura millenaria è una ricchezza internazionale. Investire sulla cultura vuol dire creare lavoro. Aprire le biblioteche, permettere agli studenti italiani di studiare vuol dire investire. Questo lo fanno all’estero. Dall’America vengono a studiare in Italia con borse di studio. Per noi è sempre tutto molto difficile”.
Difficoltà che di certo non fermano il percorso del giovane tiorbista. “In questi giorni ho collaborato con gli amici degli Hexperos, per il loro disco. E poi, oltre all’attività concertistica, sto lavorando ad una revisione critica di un’importante opera musicale scritta da un musicista barocco abruzzese. Bisogna continuare a lavorare sperando che la cultura e la sensibilità verso la musica aumentino sempre più”.
E, per concludere, Michele ha regalato ai lettori di ZonaLocale.it una brano suonato con la sua tiorba, strumento davvero molto particolare e affascinante.