Oggi per la Chiesa si ricorda la memoria di Santa Barbara, patrona dei Vigili del Fuoco e della Marina Militare. Due sono gli appuntamenti previsti in città in questa occasione. Questa mattina, alle 11, presso la Chiesa di San Paolo apostolo, vi sarà la Santa Messa organizzata dal Distaccamento dei Vigili del Fuoco e dall’Ufficio Cirdondariale Marittimo, guidati rispettivamente da Nicola Bozzelli e Giuliano D’Urso.
Nel pomeriggio sarà l’A.N.M.I. (Associazione nazionale marinai d’Italia) a prendere parte alla messa celebrata nella chiesa di Sant’Antonio di Padova. “A seguire -spiega il presidente Mario Pollutri- ci sarà la fiaccolata fino al monumento ai Caduti del mare, in via Adriatica, seguito dalla consegna dei riconoscimenti associativi presso la sede di piazza del Popolo”.
La storia. Nacque nel III secolo d.C. in Asia Minore, in quella che è l’attuale Ä°zmit, porto della Turchia, a quei tempi Nicomedia, per poi trasferirsi a Scandriglia, in provincia di Rieti. La leggenda vuole che suo padre Dioscuro, di religione pagana, l’avesse rinchiusa in una torre per proteggerla dai suoi pretendenti. Inoltre, per evitare che utilizzasse le terme pubbliche, egli gliene fece costruire di private. Barbara, vedendo che nel progetto vi erano solamente due finestre, ordinò ai costruttori di aggiungerne una terza, con l’intenzione di richiamare il concetto di Trinità. Quando il padre vide la modifica alla costruzione intuì che la figlia poteva esser diventata cristiana.
La madre di Barbara aveva già abbracciato segretamente la religione cristiana, finendo col rivelare il suo segreto alla figlia. Questa, dopo aver sentito alcune delle preghiere, percepì Gesù all’interno del suo cuore e diventò così cristiana; coinvolse nella sua nuova passione anche la sua amica Giuliana, convincendola a convertirsi e a pregare insieme a lei.
Il padre decise allora di denunciare sua figlia al magistrato romano che, in quei tempi di persecuzione, la condannò alla decapitazione prescrivendo che la sentenza venisse eseguita proprio dal genitore dopo due giorni di feroci torture. Queste iniziarono con una flagellazione con verghe, che secondo la leggenda si tramutarono in piume di pavone e per questo motivo spesso nella sua iconografia la santa è raffigurata tenendo in mano delle lunghe piume, quindi venne torturata col fuoco ed ebbe le mammelle tagliate e quindi decapitata. Era il 4 dicembre dell’anno 306. Secondo la leggenda, Dioscuro procedette all’esecuzione, ma subito dopo venne ucciso da un fulmine, interpretato come punizione divina per il suo gesto. Con lei soffrì lo stesso martirio anche Giuliana.