Se l’ennesimo tira e molla fosse arrivato tra qualche settimana, nel 2013 che si avvicina, si sarebbe parlato di crisi del settimo anno. In realtà, di battute d’arresto, strappi, ricuciture e conclavi fatti di tante parole e poco costrutto il centrosinistra di Vasto ne ha vissuti a decine negli ultimi 6 anni e 5 mesi. La nuova spaccatura è netta: da una parte il Psi, che avanza tre richieste, ma vuole sostanzialmente un assessorato per sé, sulla sponda opposta gli altri cinque partiti della coalizione che, come prevedibile, fanno le barricate di fronte all’idea di perdere un assessore (l’unico, per 4 forze politiche su 5) e respingono al mittente la lettera che i socialisti avevano consegnato al sindaco, Luciano Lapenna, a fine settembre.
Frasi sibilline – Né la sibillina conferenza stampa del primo cittadino contribuisce a chiarire la situazione e a tracciare la rotta verso il prossimo futuro. Si naviga a vista in mezzo alla nebbia. Come nelle regate di Coppa America, si gira attorno alla boa e poi si torna indietro.
Lapenna tira un colpo al cerchio: “All’interno di questa maggioranza chiedo il rispetto del voto popolare”. E uno alla botte: “Ai socialisti non ho mai chiuso la porta”. Tutto questo “non è per dire: non si fa nulla, ma è per spiegare che tutte le forze di maggioranza sono contrarie al cambiamento della Giunta, allora non è possibile un atto di forza da parte del sindaco”.
Il sindaco chiede “il rispetto del voto popolare”, altrimenti “in caso contrario, con la stessa onestà tornerò a chiedere agli elettori la fiducia”. Frase, quest’ultima, che nella conferenza stampa affollata di politici, i giornalisti ascoltano, registrano e annotano. Parole che, in qualche successivo colloquio riservato, Lapenna sostiene di non aver mai pronunciato. Tornare a chiedere la fiducia agli elettori, da che mondo è mondo, significa ricandidarsi. Per un sindaco che dovesse cadere perché sfiduciato dai partiti nella prima metà del suo mandato, la soluzione più logica sarebbe ricandidarsi alla carica di sindaco. A meno che, come ormai si vocifera da mesi, non voglia tentare il salto verso il Parlamento. Ambizione mai smentita ufficialmente, almeno fino ad ora. Tutto dipenderà da due cose: la nuova legge elettorale, ancora da scrivere, e le sorti dell’amministrazione. Ma la strada verso Roma è una delle exit strategy che si incrociano in questo centrosinistra vastese perennemente alla ricerca di se stesso.
Exit strategy – Strategia d’uscita può essere il grande salto verso le aule parlamentari, o quello a metà strada verso L’Aquila. Parlamento e Consiglio regionale: se si votasse ora, nel Vastese fioccherebbero le candidature. Soprattutto nel Pd. Spesso autocandidature.
Exit strategy è anche quella che il centrosinistra cerca per uscire dall’imbuto in cui, come al solito, si è incastrato da solo. Evitare che i tre consiglieri socialisti votino insieme all’opposizione mandando in crisi maggioranza e Giunta. Scongiurare il ritorno alle urne e andare avanti. Questo l’obiettivo immediato dei partiti della coalizione che ha vinto le elezioni 2011.
Il vertice di lunedì sera nella sede del Pd, in piazza del Popolo, è stato il primo tentativo di ricucitura tra il pentapartito vastese e il Psi. Confronto a 6: Nicola Della Gatta (Pd), Sante Cianci (Sel), Elio Baccalà (Idv), Luigi Marcello (Giustizia sociale), Fabio Smargiassi (Rifondazione comunista) e Luigi Rampa (Psi).
All’uscita dalla riunione nessuno parla. Il segretario dei socialisti, Luigi Rampa, rilascia a ZonaLocale.it qualche breve dichiarazione, ma di fatto non dice nulla: “Ho riassunto quello che è accaduto, ma non potevo prendere nessun impegno. Riunirò il direttivo, ne discuteremo e poi diffonderemo un comunicato sulle decisioni prese”. Una stilettata al sindaco: “A lui non devo replicare. Io non vivo di politica”. Poche parole per lasciar intendere che una proposta alternativa c’è stata.
E l’unica alternativa possibile è questa: la Giunta rimane la stessa, nessun assessore esce e, di conseguenza, nessun assessore entra. Al Psi verrebbe conferita una delega: un consigliere socialista (Luigi Masciulli) si occuperebbe di un settore importante dell’amministrazione (probabilmente il turismo) senza diventare assessore, ma con la carica di consigliere delegato. Non sarebbe la prima volta. Consiglieri delegati furono nominati dai tre predecessori di Lapenna, cioè Antonio Prospero, Giuseppe Tagliente e Filippo Pietrocola.
Ora tocca al Partito socialista rispondere. Questa la exit strategy. Nessuno la conferma ufficialmente, ma neanche la smentisce. Soprattutto perché vige la consegna del silenzio.
Il silenzio – E’ l’unico punto su cui tutti i partiti della maggioranza sono sempre d’accordo. Quando si tratta di problemi seri, che mettono a rischio la tenuta della coalizione di governo della città, non se ne parla pubblicamente. Ma ormai si tengono le bocche cucite su tutto. Anche sui dehors.
La parola d’ordine di ogni riunione è: “Nessuno parli coi giornalisti”. Traduzione: nessuno informi l’opinione pubblica su ciò che stiamo facendo. Come se le sorti di un’amministrazione comunale non riguardassero tutti, ma solo la ristretta cerchia degli Eletti.
La comunicazione viene sminuita a semplice propaganda elettorale. E’ necessaria solo quando mancano poche settimane alle elezioni, poi scompare per un quinquennio. Il popolo serve solo quando deve eleggere. Quando deve mettere la croce sulla scheda. Magari dopo una campagna elettorale in cui sui manifesti viene stampata a caratteri enormi la parola Trasparenza.