Tre anni e 6 mesi. E’ la condanna che la Corte d’assise d’appello dell’Aquila ha inflitto ai due imputati dell’omicidio di Cosimo Cava, il 41enne guardiano notturno di Erchie (Brindisi) assassinato a calci e pugni al culmine di una rissa scoppiata fuori da un casolare di campagna non lontano dalla zona industriale di San Salvo.
Dopo la sentenza di primo grado, il caso era rimasto irrisolto. La Corte d’assise di Lanciano aveva, infatti, assolto i due imputati sansalvesi: Alberto Zimarino, 36 anni, commerciante, e Marco Fabrizio, 44, artigiano. La pubblica accusa ha presentato appello e la famiglia dell’uomo si è costituita parte civile per poter chiedere, in caso di condanna degli accusati, il risarcimento dei danni.
La morte – I fatti risalgono alla notte del 27 gennaio 2007. In quella masseria si festeggia l’uccisione del maiale. Un banchetto che finisce male. Il tono della voce che si alza, la discussione che si accende. Dalle parole si passa alle vie di fatto. Volano pugni e calci. Nella colluttazione Cava viene colpito con violenza. Una botta in faccia lo uccide. Quando arrivano sul posto, i carabinieri trovano il cadavere steso sulla stradina interpoderale.
Il processo di secondo grado – La Corte d’assise d’appello, riformando la sentenza di primo grado, ha condannato entrambi gli imputati a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Secondo i giudici aquilani, sono responsabili di rissa aggravata dall’omicidio.
“Non solo colpevoli”, sostiene l’avvocato Nicola Artese, che insieme alla sua collega Emanuela De Nicolis difende Fabrizio. “Sto preparando ricorso in Cassazione”, annuncia l’avvocato a ZonaLocale.it. Zimarino è difeso da Giovanni e Antonino Cerella.