Dopo le dichiarazioni rilasciate a ZonaLocale.it da Marco Gallo, del Movimento 5 Stelle, arriva la replica di Davide “D’Alessandro, capopgruppo in Consiglio comunale di Fli. Fli era rimasto fuori dal Consiglio comunale. Poi, dalla sera alla mattina, è nato il gruppo consiliare perché Del Prete e D’Alessandro hanno cambiato casacca. Ma credo che molti cittadini, se prima di recarsi alle urne avessero saputo di questo passaggio, non li avrebbero votati. Proprio mentre Beppe Grillo ‘cazzeggiava’ la povera Salsi, consigliere comunale di Bologna, colpevole di essere andata a Ballarò, Marco Gallo, candidato l’anno scorso a sindaco di Vasto dal M5S (e purtroppo non eletto, né lui né chi si candidò per lui, nonostante uno stratosferico comizio del guru genovese), rilasciava interviste e disquisiva di politica, di candidature, di passaggi di casacca con ZonaLocale.
Ora, io non so se anche a lui toccherà di essere ‘cazzeggiato’ dal Capo e non ho nessuna voglia di (ri)spiegargli che sono e resto, con Del Prete, il fondatore di Alleanza per Vasto; che non ho mai avuto tessere di partito; che Fli, Alleanza per Vasto e Api si misero insieme con un unico programma e un unico candidato a sindaco; che continuiamo ad auspicare l’unione di tutte le liste moderate, Udc in primis, per semplificare il quadro della politica italiana e paesana e per arginare i fenomeni di populismo acuto, che potranno anche condurre qualche ragazzo in Parlamento, ma non daranno soluzioni ai gravi problemi italiani; che i cambi di casacca sono quelli da un partito all’altro, non collegati tra loro e magari il primo di minoranza, il secondo di maggioranza, in modo da non fare i fessi e da guadagnarci qualcosa. Gli auguro soltanto di essere tra i prossimi eletti alle più alte cariche istituzionali. Passare dal Vaffa-day al Transatlantico, senza neppure essere stati eletti consigliere comunale a Vasto, non è roba di tutti i giorni, ma in Italia può succedere. Dalla sera alla mattina. Auguri”.
In precedenza il consigliere comunale aveva inviato un altro comunicato relativo proprio al Movimento 5 Stelle. Di seguito riportiamo il testo.
“Spero che adesso sia chiaro: il M5S di Beppe Grillo non è un Movimento anti-politico. Chi si candida a rappresentare gli elettori all’interno delle Istituzioni (o dei Palazzi, come brutalmente venivano chiamati dal comico genovese), che venga eletto o meno, non appartiene al variegato mondo dell’antipolitica. Anzi, è totus-politicus, anche se un po’ finge di vergognarsene e promette di mantenerne un piede fuori e uno dentro, rischiando la classica “scacchiatura”. È antipolitico il Sindaco di Parma? Tiene un piede dentro e uno fuori il Comune? Nell’isola bedda, anzi beddissima, il 52,6% degli aventi diritto al voto ha preferito non votare, iscrivendosi al vero partito dell’antipolitica. Solo chi non vota, chi diserta, è antipolitico. Possiamo dire, senza timore di smentita, che l’antipolitica non ha scelto Grillo, non ha seguito Grillo. Se l’avesse seguito, competitore di Crocetta o di Musumeci, non sarebbe stata antipolitica. Chiaro? Dunque, Grillo, homo totus politicus, è benvenuto tra noi. Dentro il Palazzo. Che non è il regno di tutti i mali, ma un Ufficio dove si amministra la Cosa Pubblica. Dentro il Palazzo non si può fare il Vaffa-day. Dentro il Palazzo si fanno interrogazioni, si partecipa a noiosissime Commissioni, si inciucia, si tendono e si ricevono trappole, si propone e ci si oppone. Poi, si torna davanti all’elettore per il verdetto. Promosso o bocciato. Tutto qui. Mentre fuori c’è sempre chi si agita, chi fa teatro, chi organizza manifestazioni e Vaffa-day, chi arringa le folle dei delusi, sperando un giorno di salire a Palazzo. I più bravi, quelli più dotati, soprattutto dal punto di vista comunicativo (tele-radio-web), quelli che possiedono doti artistiche, istrioniche, sciamaniche e carismatiche, rischiano persino di diventare Premier, di guidare nientemeno che il Paese, da Palazzo Chigi; quelli un po’ più seri di solito sono destinati al Colle, un altro Palazzo dove dovrebbe risiedere un arbitro che in Italia, ogni tanto, è anche costretto a scendere in campo. A uno di nome Silvio è riuscito di arrivare fino al primo Palazzo. A uno di nome Beppe, chissà. Insomma, niente di nuovo dentro i Palazzi e sotto il sole. E neppure sotto le Stelle”.