Lettere anonime, gente che si attacca al campanello di casa a tutte le ore. Da quel 14 agosto, giorno dell’assassinio di Albina Paganelli, la vita dei familiari di Vito Pagano non è la stessa. Il 28enne è in carcere da 50 giorni. Ieri i suoi avvocati, Clementina De Virgiliis e Fiorenzo Cieri, hanno visionato i risultati delle analisi del Ris. Sui reperti esaminati dai carabinieri del reparto investigazioni scientifiche di Roma ci impronte e materiale biologico compatibili col Dna di Pagano, “ma anche altre impronte”, precisa De Virgiliis. “Faremo visionare la relazione da un genetista di nostra fiducia”.
Per la famiglia di Pagano, genitori e sorella, la vita non è facile in queste settimane. L’avvocato annuncia che “stiamo per presentare una denuncia presso la Procura di Vasto per delle lettere anonime recapitate al loro domicilio”. Su una c’è scritto: Avete fatto gli struzzi tanto tempo. Siete complici. Falliti.
E intanto si avvicina il 18 ottobre, giorno in cui il Gip del Tribunale di Vasto, Stefania Izzi, ha stabilito che si svolgerà l’incidente probatorio. Serviranno probabilmente due udienze: la prima per nominare ufficialmente i periti di parte e il consulente tecnico d’ufficio, la seconda per accertare se Pagano era capace di intendere e di volere quando è entrato nella casa della vittima, se è una persona pericolosa “e se – dice la De Virgiliis – il regime carcerario è compatibile con le sue condizioni di salute”.