Marco Biagianti, 28 anni centrocampista, oggi è il capitano del Catania nel quale gioca in Serie A dal gennaio del 2007 e con cui ha totalizzato 124 presenze e tre gol. Il debutto nella massima serie è datato 7 aprile 2007, prima di questa esperienza, dal 2005, Biagianti ha militato nella Pro Vasto in C2, per una stagione e mezza. Arrivato in città quando aveva 21 anni, ha collezionato 44 presenze e una rete, segnata contro il Chieti all’Angelini, davanti al suo ex pubblico. Cresciuto per 10 anni nel vivaio della Fiorentina è stato convocato in nazionale da Marcello Lippi nel maggio del 2009, senza però scendere in campo. Nella Pro Vasto all’inizio era poco impiegato, poi ha convinto Danilo Pierini ed è diventato inamovibile. A cercarlo all’epoca erano in tanti, ma Pietro Lo Monaco ha avuto la meglio e lo ha portato in Sicilia.
Ricordi come sei arrivato a Vasto?
Dopo la scadenza del mio contratto con la Fiorentina rimasi senza squadra, andai una settimana in prova alla Pro Vercelli in C2, durante il ritiro mi chiamarono prima il direttore sportivo Maurizio Natali e poi un osservatore, mi dissero di venire a Vasto perchè stavano allestendo la squadra e non ci pensai due volte. Voglio ringraziare il direttore che mi ha preso nel momento più brutto della mia carriera, quando ero in prova a Vercelli e i tre allenatori Anzivino, Pierini e Puccica che mi hanno dato fiducia e mi hanno fatto sentire importante, solo in questo modo un giocatore riesce a dare il meglio.
Qual è stata l’impressione che hai avuto?
Non è stata delle più positive, eravamo una quindicina e gli schemi li facevamo con i massaggiatori, però mi sono fidato del mister e del direttore sportivo e poi con il passare del tempo le cose sono migliorate e sono arrivati anche altri.
Come ti sei trovato in squadra e in città?
Conoscevo già la zona avendo giocato a Chieti l’anno precedente, mi ero trovato bene abitando a Pescara, quindi ero convinto di trovarmi bene anche a Vasto ed è andata così. E’ stato un anno e mezzo bellissimo, ho ancora ricordi intensi, legati sia alla città, dove ho vissuto con serenità, sia al gruppo, la maggior parte erano ragazzi giovani, ma con tanta voglia di arrivare. La zona più bella è Vasto Marina, dove abitavamo insieme ad altri compagni e vivere lì in primavera è stato molto bello. Questa città la porterò sempre dentro di me, ci sono cose che vanno oltre una partita, per me è stata un’emozione forte vedere tantissime persone tifare per noi, ma soprattutto uno striscione con scritto ‘Pro Vasto sei nell’anima’, è stata la vittoria più bella.
Con la cucina locale invece com’è andata?
Mangiavo benissimo, andavamo spesso in un ristorante a Vasto, mentre dopo l’allenamento facevamo tappa fissa in pasticceria, era diventato un appuntamento quasi scaramantico tutti i giovedì.
Hai ancora contatti con qualche compagno di squadra dell’epoca?
Mi sento tutt’ora con tanti ragazzi, era un gruppo davvero fantastico e unito, si vedeva da tante cose e lo dimostra anche il fatto che ho ancora rapporti con loro. In particolare con Riccardo Cazzola, anche lui in serie A all’Atalanta, giocarci contro è stato molto bello. Anche con Antonio Picci, che ora è al Brescia, così come con Alessio Maccagnan e altri. Fino a poco tempo fa mi sono sentito anche con amici e tifosi, mi hanno lasciato tutti un bellissimo ricordo.
Poi è arrivato il Catania, dovevi andare al Manfredonia in C1, da una domenica all’altra sei passato dall’Aragona a San Siro.
E’ successo tutto in un giorno, stavo per firmare con il Manfredonia, volevo provare a salire di categoria, ma mi chiamò il mio procuratore e mi disse di aspettare che forse mi voleva il Catania. Sono stati momenti di grande tensione, passati ad aspettare una telefonata, avevo paura che la trattativa saltasse, poi alla fine è andata bene, anche perché non è facile passare dalla C2 alla serie A. Ammetto di essere andato via felice, anche se con un pizzico di tristezza perché lasciavo una città che mi ha voluto bene e tanti amici, ma anche questa è la vita di un calciatore.
Da quel momento tante soddisfazioni, la convocazione in nazionale e la fascia di capitano.
Adesso sono tanti anni che sono qui, amo Catania, mi trovo benissimo e devo sempre ringraziare i dirigenti che mi hanno dato la possibilità di realizzare e vivere i miei sogni. Con il lavoro e i sacrifici qualche soddisfazione me la sono tolta. La convocazione in nazionale è stato un bel momento, così come la fascia di capitano che porto al braccio e che mi rende sempre orgoglioso. L’obiettivo è di riuscire a giocare con continuità visti i problemi fisici di questi ultimi due anni che mi hanno fermato un po’. La voglia è rimasta sempre quella di quando sono arrivato dalla C2. Non dimenticherò mai il 27 maggio, giorno dell’esordio da titolare in una partita importante per la salvezza.
Hai seguito le vicende calcistiche della nostra città, dal fallimento alla rinascita?
Seguivo la squadra sia sul giornale che tramite amici su Facebook, vederla sparire è stato veramente brutto anche per me, immagino per la città.
Sei mai tornato o tornerai a Vasto?
L’ultima volta che sono tornato è stato per vedere lo spareggio a Sulmona se non sbaglio, quest’anno verrò a giocare con il Catania a Pescara. Un giorno mi piacerebbe tornare ancora.
Cosa vuoi dire ai vastesi?
I tifosi ci hanno seguito sempre con calore e questa piazza merita tanto, mando un grande saluto a tutta la gente di Vasto.
E alla Vastese?
Con il tempo e il lavoro duro sono sicuro che Vasto tornerà nei palcoscenici che merita. Faccio un grande in bocca al lupo alla nuova società e a tutti i giocatori. Sempre forza Vastese!